Piccola storia personale
Era l'estate del 1965 quando a soli 11 anni la mia esistenza prese una svolta inaspettata verso il mondo della musica. L'acquisto del mio primo disco "Mr. Tambourine Man" dei The Byrds segnò l'inizio di questa rivoluzione personale. Avvertii un'intima connessione con quelle note, capaci di trasportarmi lontano dal luogo in cui mi trovavo, un piccolo paese le cui radici affondavano in una tradizione culturale distante anni luce dalle nuove correnti musicali che stavano emergendo a livello globale.
The Byrds - Mr Tambourine Man
Quella solitudine culturale fu il mio compagno costante. Non c'erano amici o conoscenti con cui condividere 'seriamente' l'entusiasmo verso ciò che consideravo una vera e propria epifania artistica. La musica "pop", come veniva definita all'epoca, era per molti un concetto estraneo, se non addirittura alieno. Il mio unico tramite con quel mondo parallelo era una piccola radiolina a transistor, attraverso la quale navigavo tra onde lunghe e corte alla ricerca di una musica che parlasse la mia stessa lingua emotiva.
In quel periodo, la musica leggera italiana dominava le stazioni radio locali, un genere che, nonostante la sua indiscutibile 'qualità', non riusciva a rispecchiare le tempeste che infuriavano nel mio animo giovane. Ero alla ricerca di qualcosa che potesse rompere gli argini della tradizione, che potesse trasportarmi oltre i confini visibili del mio piccolo mondo. La radiolina divenne così la mia finestra sul mondo, un legame fragile ma prezioso con una realtà musicale che sentivo profondamente mia.
Le difficoltà finanziarie rappresentavano un ostacolo non indifferente nel mio cammino di esplorazione musicale. I miei genitori, per quanto benevoli, non potevano permettersi di indulgere troppo frequentemente in spese considerate superflue come l'acquisto di dischi. Così, fu necessario attendere con pazienza, risparmiando ogni singola lira che riuscivo a mettere da parte, per poter infine arricchire la mia collezione con un nuovo tesoro: "A Quick One" dei The Who, nel 1966.
The Who - Run Run Run (A Quick One)
Questi due dischi, così diversi tra loro ma entrambi rivoluzionari nel mio universo personale, segnarono l'inizio di una lunga e fruttuosa ricerca musicale. La scoperta di quel suono, quel battito nuovo e così radicalmente diverso dalla musica leggera italiana che riempiva le strade del mio paese, fu come una rivelazione. Mi resi conto che , nonostante l'isolamento culturale e le limitazioni economiche, la musica aveva il potere di unire, di parlare una lingua universale che superava ogni barriera.
Guardando indietro a quegli anni, è chiaro quanto la mia passione per la musica "pop" e quella radiolina a transistor abbiano segnato profondamente il corso della mia vita. Quella che iniziò come una scoperta casuale in un caldo pomeriggio d'estate si trasformò in una vocazione profonda, un viaggio attraverso le onde sonore che continua ancora oggi. L'estate del 1965 non fu soltanto l'inizio del mio percorso nel mondo della musica, ma il momento in cui trovai la mia vera voce.
La Sinfonia di una Vita: Un Viaggio nel Progressive Rock
Nel silenzio della mia stanza, circondato da una collezione sempre in crescita di vinili, rifletto sul cammino che mi ha portato a definire la colonna sonora della mia vita. Negli anni che seguirono la mia iniziale scoperta della musica, riuscii ad arricchire la mia collezione con inedite meraviglie in vinile. Era come se ogni nuova aggiunta fosse un tassello in più del vasto puzzle della mia identità musicale. Band come i Procol Harum "Shine on Brightly" (1968) , i Moody Blues "Days of Future Passed" (1967), I The Nice "Ars Longa Vita Brevis" (1968), i Vanilla Fudge "The Beat Goes On" (1968), i Deep Purple " The Book of Taliesyn" (1968) ed i Pink Floyd che muovevano i primi psichedelici passi con l'istrionico Syd Barret e gli album "The Piper at the gates of Dawn" (1967) e " A Saucerful of Secrets (1968), non erano semplici nomi scritti sulle copertine, ma veri e propri maestri che delineavano il percorso da seguire. La loro musica, che attingeva a piene mani dal folk, dal jazz, dalla musica popolare, classica e sinfonica, introduceva audaci sperimentazioni sonore che avrebbero segnato indelebilmente il mio gusto musicale.
Il vero punto di svolta, tuttavia, si verificò nel 1969, quando le mie orecchie incrociarono per la prima volta le melodie di "In The Court of the Crimson King" dei King Crimson. Non era semplicemente un album, ma un manifesto, una dichiarazione d'intenti che sfidava le convenzioni del rock per esplorare territori inesplorati. L'ascolto di quelle tracce fu una rivelazione; la complessità delle composizioni, l'intreccio tra strumentazioni classiche e modernità, il tutto impreziosito da testi che sfidavano l'immaginazione. Questo disco non ha solo dato il La a centinaia di capolavori, ma ha segnato la nascita e la consacrazione del Progressive Rock, un genere che avrebbe dato voce alle più svariate sperimentazioni artistiche.
La scoperta di quel capolavoro segnò un nuovo inizio del mio viaggio personale nella musica. Da quel momento, la mia esistenza si intrecciò indissolubilmente alle armonie del Progressive Rock, unico e poliedrico, capace di evocare paesaggi sonori di estrema bellezza e complessità. Quella che era iniziata come una semplice curiosità si trasformò ben presto in una passione sfrenata, un bisogno quasi fisico di esplorare l'infinito universo musicale aperto dai King Crimson e dai loro eredi. Ogni nuovo album, ogni concerto, ogni nota che riecheggiava nelle mie orecchie, era un mattoncino in più nella costruzione di quella che sarebbe diventata la mia vita nel 'pianeta della musica'. (Franco Mussida)
Osservando la mia collezione di vinili, non posso fare a meno di sorridere, pensando a come quei dischi, apparentemente semplici oggetti, rappresentino in realtà le varie tappe di un viaggio incredibile attraverso la musica. Un viaggio che ha arricchito la mia vita di armonie deliziose, evocando emozioni, ricostruendo ricordi e incitando sogni. E mentre il giradischi continua a suonare, mi immergo nuovamente nelle sinfonie che hanno segnato il mio percorso, conscio che la mia avventura nella musica, quell'esplorazione senza fine delle sue più sottili sfumature, è ben lungi dall'essere terminata.
Nino Anastasio
King Crimson - Epitaph (1969)