mercoledì 17 settembre 2025

The New Grove Project - Epiqurium 2025 (Symphonic Prog) Svezia

                         The New Grove Project - Epiqurium

                                         Symphonic Prog

                                                  Svezia

The New Grove Project - Epiqurium


Quando la passione per la musica incontra la creatività di artisti di spicco, nascono progetti innovativi come "Epiqurium". Quest'album, che unisce i talenti di Per Sundbom e Robert Webb, rappresenta un viaggio affascinante attraverso melodie avvolgenti e arrangiamenti sinfonici. Registrato presso gli unici studi Garden Shed in Grecia, ogni traccia riflette l'impegno e la visione artistica di un team di musicisti straordinari. Continuate a leggere per scoprire cosa rende "Epiqurium" un'uscita imperdibile per gli amanti della musica e del progressive rock in particolare.

"Epiqurium" non è semplicemente un album, ma una manifestazione di collaborazione musicale che trascende i confini tradizionali. La fusione di stili e idee tra Per Sundbom e Robert Webb ha dato vita a un lavoro audace e innovativo, registrato in uno degli studi più all'avanguardia in Grecia. Questo progetto non solo arricchisce il repertorio dei The New Grove Project, ma offre anche un'esperienza sonora che invita a una profonda introspezione. Venite a scoprire i dettagli di questo entusiasmante viaggio musicale e cosa lo rende unico nel suo genere.

Questo album nasce dalla sinergia creativa tra Per Sundbom e Robert Webb, il quale ha anche curato le composizioni e gli arrangiamenti aggiuntivi. La registrazione è stata effettuata negli studi Garden Shed in Grecia, con la produzione affidata a Robert Webb, Per Sundbom e Ingemar Hjertqvist. La copertina è stata realizzata da Dan Pettersson/DP Bild, utilizzando immagini di Per Sundbom.  A differenza delle opere precedenti dei The New Grove Project, la musica di Epiqurium si presenta in una forma decisamente più progressiva e sinfonica. Il 2 settembre 2025, sono stati rivelati i crediti per i talentuosi musicisti che hanno contribuito all'album: - Robert Webb (ex England): Tastiere, Sintesi Orchestrale e Webbotron - André Schornoz: Basso - Timo Vuoppola (Fouette): Chitarre - Mattias Olsson (ex Änglagård): Batteria e Percussioni.

In conclusione, l'album 'Epiqurium' rappresenta un'autentica evoluzione nel panorama musicale, portando una freschezza e una complessità sinfonica che supera i lavori precedenti dei The New Grove Project. La combinazione di composizioni innovative da parte di Per Sundbom e arrangiamenti esperti di Robert Webb crea un'atmosfera unica che invita gli ascoltatori a esplorare nuovi territori sonori. Con la partecipazione di musicisti di talento come André Schornoz e Timo Vuoppola, l'album si distingue come una vera opera d'arte da non perdere.

In definitiva, l'opera di Per Sundbom in 'Epiqurium' non solo rivisita la musica originale, ma la reinterpreta con un respiro nuovo e audace, rispecchiando la crescita e l'evoluzione degli artisti coinvolti. La produzione di Robert Webb, unita a una strumentazione ricca e multifascettata, si traduce in un'esperienza d'ascolto che affascina e sorprende ad ogni traccia. Non resta che ascoltare e lasciarsi trasportare dalle sonorità inedite proposte da questo straordinario progetto musicale.

In sintesi, l'album 'Epiqurium' è testimonianza dell'incredibile talento e della creatività del team di musicisti coinvolti, catapultando gli ascoltatori in un viaggio sonoro senza precedenti. Con una produzione esperta e una direzione artistica ispirata, questo lavoro si pone come una pietra miliare nella discografia di Per Sundbom e dei The New Grove Project. Invitiamo tutti ad ascoltare e apprezzare la bellezza della musica proposta, disponibile su persundbom.bandcamp.com, dove l'arte e l'innovazione si incontrano in un'esperienza musicale straordinaria.



martedì 16 settembre 2025

Discipline - Breadcrumbs (Symphonic Prog) US 2025

                                  Discipline - Breadcrumbs

                                                    (US)


Discipline - Breadcrumbs

Negli ultimi anni, il panorama del progressive rock ha visto numerosi cambiamenti e innovazioni, ma poche band sono riuscite a mantenere una coerenza stilistica e al contempo sperimentare sonorità innovative come i Discipline. Con il loro ultimo album, "BREADCRUMBS", pubblicato nel 2025, il gruppo statunitense si propone di offrire un prodotto che unisce tradizione e modernità. In questa recensione di  BREADCRUMBS dei  Discipline, scopriremo insieme come l'album si inserisce nel contesto storico della band e dell'intero scenario rock progressivo contemporaneo.

I Discipline, noti per il loro mix energico di riff incisivi e testi introspettivi, si confermano ancora una volta capaci di sorprendere il pubblico. L'album "BREADCRUMBS" si presenta come un punto di svolta che ribadisce le radici della band, pur offrendo elementi nuovi e audaci che testimoniano la crescita artistica e la maturazione musicale.

Analisi Tracce

"BREADCRUMBS" non è soltanto una raccolta di brani, ma un percorso narrativo che si snoda attraverso emozioni, riflessioni e dinamiche sonore. Di seguito, analizziamo alcuni dei brani chiave presenti nell'album.

"Breadcrumbs"

"Breadcrumbs", brano di apertura, risulta essere una traccia fondamentale per capire il nuovo orizzonte sonoro dei Discipline. L’arrangiamento si caratterizza con una combinazione di chitarre distorte, tastiere e linee di basso pulsanti, creando un’atmosfera intensa e quasi cinematografica. I testi, pur lasciando intravedere un messaggio di ricerca e di esplorazione interiore, non forniscono esplicitamente il significato nascosto, invitando l’ascoltatore a interpretare liberamente il proprio cammino.

"Keep the Change"

Un altro brano di rilievo è "Keep the Change", secondo brano dell'album, dove si assiste a una fusione raffinata di sonorità rock classiche e sperimentazioni modernistiche. Gli arrangiamenti in questo pezzo evidenziano un uso sapiente dell’effetto eco, che amplifica il senso di distanza e introspezione. La chitarra acustica , accompagnata da un cantato a tratti malinconico, contribuisce a creare un ambiente quasi etereo, mentre il testo invita ad una riflessione sul passato e sulle cicatrici lasciate dalle esperienze vissute.

"Aria"

"Aria", ultimo brano dell'album, emerge come una traccia fortemente energica e carica di tensione drammatica. In questo brano, l’uso dinamico dei ritmi e dei cambi di tonalità dimostra il continuo impegno dei Discipline nell’evoluzione del proprio sound. I testi, pur mantenendo un approccio criptico, parlano di confini e limiti, sia personali che sociali, offrendo spunti di riflessione profonda senza rivelare dettagli eccessivamente espliciti. La capacità di condensare temi esistenziali in un ritmo incalzante rende questo pezzo uno degli highlights dell’album.

È interessante notare come "BREADCRUMBS" si collochi in continuità con la precedente discografia dei Discipline, pur introducendo nuove sfumature. Le sonorità sperimentali e i testi carichi di metafore si bilanciano con un ritorno ai riff aggressivi e alle strutture classiche che hanno segnato gli esordi della band, creando un ponte tra passato e futuro.

Giudizio

Dal punto di vista della qualità musicale, "BREADCRUMBS" rappresenta un perfetto connubio tra tradizione prog e innovazione. La produzione si distingue per la cura dei dettagli, dove ogni strumento trova il proprio spazio e contribuisce a un insieme coeso e avvincente. La scelta degli arrangiamenti e la profondità dei testi testimoniano l’impegno dei Discipline nel non accontentarsi mai della mediocrità, proponendo invece un prodotto che sfida l’ascoltatore a ritrovarsi in ogni nota.

Nonostante qualche tratto sperimentale che potrebbe risultare un po’ denso per il pubblico meno abituato, il risultato finale è un album che riesce a trasmettere emozioni autentiche e a stimolare una riflessione interna. La capacità dei Discipline di reinventarsi continuamente, senza tradire le proprie radici, è uno degli elementi che rendono questa produzione particolarmente interessante nel contesto del progressive rock del 2025.

L’album si distingue non solo per la qualità dei singoli pezzi ma anche per la coerenza complessiva della narrazione sonora. L’equilibrio tra momenti di intensa energia e passaggi più meditativi crea un’esperienza d’ascolto completa, capace di coinvolgere il pubblico sia per la parte emotiva che per quella tecnica.

Conclusione

"BREADCRUMBS" è un album che riesce a offrire allo stesso tempo innovazione e continuità, segnando un ulteriore passo evolutivo nella carriera dei Discipline. Questa mia recensione dell'ultimo lavoro dei Discipline "BREADCRUMBS" Discipline sottolinea come i brani analizzati, abbiano contribuito a rendere l'album un vero e proprio punto di riferimento nel panorama progressive rock odierno.

In conclusione, l’album "BREADCRUMBS" si conferma come un prodotto maturo e ben congegnato, in grado di soddisfare sia i fan storici che i nuovi ascoltatori, offrendo una miscela ricca di spunti emozionali e riflessivi. L’abilità dei Discipline nel fondere stile e contenuto rende questo lavoro un’aggiunta preziosa alla loro discografia e un indispensabile appuntamento per gli appassionati di progressive rock.

                                                                         Breadcrumbs


lunedì 15 settembre 2025

Android - Wordless Scriptum 2024 (Symphonic Prog) Ungheria

                               Android - Wordless Scriptum

Android - Wordless Scriptum

L'anno 2024, il rock progressivo si arricchisce di una proposta audace e innovativa grazie all'uscita dell'album "WORDLESS SCRIPTUM" della band ungherese Android. Questo disco si inserisce in un contesto di nuove uscite progressive del 2024, caratterizzandosi per la sua capacità di fondere tradizione e sperimentazione in un mix sonoro complesso e ricco di sfumature.

Fin dai primi solchi del disco, "WORDLESS SCRIPTUM" colpisce per la sua forte impronta progressive, che si manifesta attraverso arrangiamenti articolati e passaggi dinamici capaci di trasportare l'ascoltatore in un viaggio emozionale e intellettuale. La band Android, con quest'opera, riesce a innovare pur restando fedele alla tradizione del rock progressivo, suggerendo una visione attenta e consapevole dei mutamenti della scena musicale contemporanea. La cura per i dettagli, l'equilibrio tra tecnica virtuosa e intensità emotiva, nonché la capacità di creare atmosfere distintive, rappresentano alcuni dei tratti distintivi che contraddistinguono questo album.

Tra le tracce di "WORDLESS SCRIPTUM", spiccano in particolare tre brani che meritano un'analisi approfondita. Il primo, "War and Peace", si caratterizza per l'intreccio di melodie sofisticate e sezioni strumentali ricche di variazioni ritmiche. Questo brano si distingue per la sua potenza espressiva che cattura subito l'attenzione. La complessità degli arrangiamenti e l'uso sapiente di strumenti elettrici e sintetizzatori creano un paesaggio sonoro multilivello, in grado di trasportare l’ascoltatore in un labirinto emozionale. La linea di basso pulsante e la presenza di assoli chitarristici ben strutturati contribuiscono a sottolineare l’eclettismo della band, dimostrando come gli Android sappiano fondere tecnicismi e atmosfere in modo armonioso e coinvolgente.

Il secondo brano, "Incomplete Farewell", rappresenta una pausa riflessiva all'interno dell'album. Questa traccia si distingue per l’approccio più etereo e atmosferico, in cui le lunghe sezioni sinfoniche e l'uso di effetti spaziali conferiscono una dimensione quasi cosmica all'opera. L'interazione tra tastiere e assoli di chitarra elettrica crea un ambiente sonoro che evoca immagini di galassie lontane e paesaggi celestiali. La struttura del pezzo, pur mantenendo una complessità progressiva, riesce a trasmettere una sensazione di pace e contemplazione, invitando l'ascoltatore a immergersi in riflessioni profonde sul senso dell'esistenza e sulle infinite possibilità dell'immaginario musicale.

Il terzo brano, "Metamorphosis Part. 1/2/3", chiude il trittico rappresentativo dell'album con una carica emotiva che unisce momenti di intensa riflessione a esplosioni di energia. In questo pezzo, la band Android sperimenta con connotazioni più oscure e introspettive, giocando sulla polarità tra silenzio e suono. La progressiva evoluzione della composizione, scandita da dinamiche inaspettate e cambi di tonalità improvvisi, dimostra la versatilità della band e la sua padronanza tecnica nel creare tensione e poi risolverla in climi di grande pathos. Questo brano funge da perfetto contrappunto agli altri due, offrendo un momento culminante di sintesi emotiva e tecnica, in grado di risuonare profondamente con l’ascoltatore esperto.

Dal punto di vista critico, "WORDLESS SCRIPTUM" si rivela un disco di alta qualità, capace di innovare senza snaturare le radici del rock progressivo. Le capacità interpretative e compositive della band emergono con forza, evidenziando una solida competenza tecnica e una sensibilità artistica rara. La produzione del disco, curata nei minimi dettagli, consente a ogni singolo elemento di esprimersi appieno: dalle linee melodiche intricate alle dinamiche ritmiche, ogni traccia è concepita per offrire un’esperienza immersiva e coinvolgente. Sebbene alcuni momenti possano risultare troppo sperimentali per i puristi del genere, la maggiore parte dell'album riesce a unire innovazione e rispetto per le tradizioni progressive, proponendo un equilibrio perfetto tra complessità e accessibilità.

In sintesi, "WORDLESS SCRIPTUM" della band Android è un’opera che si pone come una delle uscite progressive più interessanti del 2024. Attraverso le sue tracce più rappresentative, l'album si afferma come un viaggio musicale ricco di sfumature ed emozioni, capace di parlare a chiunque ami il rock progressivo per la sua capacità di emozionare e sorprendere. Il valore artistico dell’album risiede non solo nella sua tecnica impeccabile, ma anche nella capacità di trasmettere significati profondi attraverso un linguaggio strumentale e altamente evocativo.

Invitiamo tutti gli appassionati e i lettori di questo blog a immergersi in questa esperienza sonora e a lasciarsi trasportare dall’universo musicale della band Android. Seguire la band sui social potrà offrire ulteriori spunti e aggiornamenti su future attività, approfondimenti e nuove uscite nel panorama del rock progressivo.

                                                                Metamorphosis Part. 1/2/3


domenica 14 settembre 2025

The Cosmic Couriers - La Danza della Mente, Anni '70 (Germania) CD 18

                              The Cosmic Couriers

                                        La Danza della Mente

                                                 Krautrock

Con questo 18° volume giungo al termine di questo viaggio straordinario: La pubblicazione della mia personale compilation composta esattamente da 18 CD dedicati alla musica cosmica tedesca. Attraverso questo progetto ho voluto rivisitare l'epoca degli anni settanta in Germania per l'importanza storica di questo genere musicale.
La passione per la ricerca e la cura nel selezionare ogni traccia mi hanno portato a scoprire retroscena inediti e momenti decisivi della scena musicale tedesca. Un cammino fatto di sfide e gratificazioni che mi hanno arricchito professionalmente e personalmente.
La ricerca e la successiva scelta dei brani sono stati un vero banco di prova, in cui ogni scoperta mi ha avvicinato sempre di più al cuore pulsante della cosmic music tedesca
La mia esperienza nel lavorare su questo progetto è stata entusiasmante: un viaggio immersivo nella cultura musicale degli anni '70 , fatto di incontri e nuove scoperte nonostante abbia, io, vissuto con intensità musicale quegli anni.
Con la pubblicazione, nel mio blog, di questa compilation, il mio impegno per far rivivere la storia della cosmic music trova il suo compimento. Oggi celebro non solo la conclusione di un progetto, ma anche il trionfo di un'epoca che a saputo raccontare storie attraverso la musica.
Sono convinto che l'eredità di queste band e artisti continua ad ispirare e a stimolare gli appassionati di musica, e spero che questo lavoro possa contribuire a mantenere viva quella preziosa fiamma culturale.
Vi invito a condividere questo post e i precedenti sui social e a diffondere la passione per la cosmic music e tutto il progressive rock con tutti i suoi sottogeneri. 
Insieme possiamo fare in modo che la storia musicale degli anni '70, la cosmic music tedesca e il progressive rock con tutti gli ìi suoi suoi sottogeneri, continuino a vivere.

CD 18

CD 18

Tracks list:

1) Kraftwerk - Elektrisches Roulette

Il brano "Elektrisches Routette" dei Kraftwerk è un perfetto esempio della fusione tra elettronica e ritmo ipnotico. La traccia gioca sapientemente con sequenze di suoni sintetizzati, creando un effetto avvolgente. I ritmi pulsanti e i modulatori tonali offrono un'atmosfera futuristica. Le transizioni tra le diverse sezioni sono fluide, mantenendo l'ascoltatore costantemente coinvolto. La struttura si basa su un ripetersi di motivi melodici che evolvono lentamente, tipici dello loro stile distintivo. Questo approccio rende il brano un manifesto della tecnologia musicale degli anni '70.



2) Vinegar - Sawnill

"Sawmill" dei Vinegar presenta un mix audace di ritmi complessi e melodie surreali. Il brano inizia con una base ritmica pulsante che induce stati di trance. Melodie spezzate si intrecciano in un dialogo tra diversi strumenti. Ogni strumento contribuisce all'atmosfera complessiva, creando un effetto di stratificazione sonora. I cambi di tempo e le dinamiche rendono l'ascolto avvincente. La progressione armonica è imprevedibile, mantenendo l'attenzione dell'ascoltatore.


                               Full Album (Sawmill è il II° brano dell'album dal minuto 12:25)

3) Michael Rother - Flammende Herzen

Nel brano "Flammende Herzen", Michael Rother esplora sonorità eteree e melodie sognanti. La chitarra elettrica crea riff incantevoli che si sovrappongono a una base di synth atmosferici. L'uso di effetti di delay e riverbero amplifica la sensazione di vastità. La struttura musicale si muove attraverso sezioni fluide, senza un vero climax, il che crea una sensazione di continua evoluzione. I suoni generati conferiscono al brano un carattere quasi cinematografico, trasportando l'ascoltatore in un viaggio emotivo. La semplicità melodica diventa un complesso arazzo sonoro.


4) Michael Hoenig - Hanging Garden Transfer

"Hanging Garden Transfer" di Michael Hoenig è un esempio di audace sperimentazione melodica. La composizione si sviluppa attraverso toni misteriosi e textures intricate. Strati di suoni elettronici si intrecciano creando una dimensione spaziale. La melodia si evolve lentamente, lasciando che ogni nota risuoni prima di passare alla successiva. I momenti di silenzio sono utilizzati per accentuare i suoni predominanti, amplificando l'effetto atmosferico. Questa profondità sonora rende il brano una vera esperienza immersiva.


5) Can - Thief

Il brano "Thief" dei Can è caratterizzato da una frenesia ritmica e sonorità oscure. La sezione ritmica è incalzante, mentre la tastiera e le chitarre creano una tensione palpabile. La struttura è non convenzionale, con sezioni che si sovrappongono e si alternano senza preavviso. Il canto, quasi parlato, si fonde con gli strumenti in maniera opposta agli standard pop. Le variazioni dinamiche aggiungono profondità e un senso di urgenza. Questo brano esemplifica il perfezionismo della band nell'intrecciare improvvisazione e struttura.


6) German Oak - Raid Over Dusseldorf

Gli German Oak, con "Road Over Dusseldorf", portano l'ascoltatore in un viaggio sonoro evocativo. L'atmosfera è densa e carica di tensione, riflettendo sperimentazioni musicali audaci. L'uso di strumenti acustici ed elettronici crea un mix singolare di suoni naturali e artificiali. La composizione si snoda attraverso passaggi lenti e meditativi, interrotti da esplosioni sonore. I cambiamenti di tonalità sono graduali, quasi impercettibili, ma efficaci nel mantenere il coinvolgimento dell'ascoltatore. La capacità di evocare immagini visive attraverso la musica è il punto forte di questo pezzo.



7) Conrad Schnizler - Jupiter

"Jupiter" di Conrad Schnizler rappresenta un'innovazione audace nel panorama musicale tedesco. L'artista utilizza una varietà di suoni sintetici, creando paesaggi sonori complessi e stratificati. La struttura del brano è sperimentale, oscillando tra momenti di calma e intensi picchi sonori. Le tecniche di modulazione utilizzate promuovono un'esperienza d'ascolto unica. La sensazione di scoperta e meraviglia è palpabile, rendendo il brano un'esperienza avvincente. "Jupitrer" si distingue come un capolavoro di creatività e avanguardia.



sabato 13 settembre 2025

Aufklaurung - Nell' Idea di un Tempo che (Rock Progressivo Italiano) 2025

               Aufklaurung - Nell'Idea di un Tempo che

Aufklaurung - Nell'Idea di un Tempo che

La storia della musica è costellata di band che, nel loro percorso, hanno saputo mescolare influenze, tradizioni e innovazioni. Tra queste, Gli Aufklärung si stagliano come una gemma brillante nel panorama del new-prog italiano. Nati nel 1990, hanno attraversato un viaggio emozionante ricco di sperimentazioni e, nonostante le sfide, sono stati capaci di produrre opere iconiche che hanno segnato un'epoca. In questo articolo, scopriremo le tappe fondamentali della loro carriera, dall’acclamato album di debutto a un’audace rinascita alla luce della pandemia, un percorso che non solo racconta la loro musica, ma anche la resilienza di un’artista.

Nel mondo della musica, alcune storie risuonano con una forza particolare, e quella dei Degli Aufklärung è senza dubbio tra queste. Fondati a Brindisi e diventati un simbolo del new-prog negli anni '90, la band ha saputo mischiare il passato con un presente vibrante, esplorando nuove sonorità e approcci creativi. Questo articolo vi guiderà attraverso le fasi di evoluzione musicale della band, dai loro esordi con “De la Tempesta l’Oscuro Piacere” fino all’innovativo progetto del 2025, un’odissea musicale che promette di affascinare ogni amante del progressive rock.

Gli Aufklärung sono un emozionante gruppo new-prog originario di Brindisi, nato nel 1990 dalla fusione di due band locali. Nel corso dei primi anni, il gruppo ha attraversato fasi di sperimentazione e cambi di formazione, ma tra il 1992 e il 1993 si è dedicato intensamente alla sala prove, producendo cinque brani iconici. Questi brani hanno costituito la loro prima demo, realizzata nell'aprile del 1994, e sono stati successivamente inclusi nel loro primo album. Dal 29 marzo al 16 aprile 1994, il gruppo ha registrato il disco “De la Tempesta l’Oscuro Piacere” presso lo studio del compianto Sergio Taglioni a Cascina (PI). L’uscita dell'album ha segnato un momento cruciale nella loro carriera: ha riscosso un ottimo successo di vendite, ricevendo recensioni entusiastiche a livello mondiale; ancora oggi è considerato un album di riferimento per il new-prog italiano degli anni '90, un vero e proprio tesoro sonoro.

Tra il 1997 e il 1998, gli Aufklärung ripresero la scrittura di nuovi pezzi, realizzando una demo mai pubblicata che, sebbene rimasta inedita, conteneva alcune idee riutilizzate nel nuovo album del 2025. Con l'arrivo del 2020 e in piena pandemia da COVID, Michele Martello e Marco Mancarella decisero di rifondare il gruppo, dando vita a un approccio innovativo. Questo nuovo metodo di lavoro è stato sviluppato e testato nel tempo, attingendo a vecchie idee musicali, ma con un twist sorprendente. I brani che compongono “Nell’idea di un tempo che” preservano parte degli stilemi distintivi dei vecchi Aufklärung, ma si arricchiscono di un mix compositivo differente, grazie all'apporto di nuove “menti pensanti” che amplificano la creatività rispetto ai brani di “De la Tempesta l’Oscuro Piacere”. In questo disco, Michele e Marco sono riusciti a esprimere appieno il loro potenziale musicale e compositivo, portando a un'evoluzione significativa del loro sound. Una differenza notevole, evidente fin dal primo ascolto, è rappresentata dall'uso del cantato in italiano, una scelta audace e fortemente voluta che segna l'inizio di una nuova era per il gruppo.

Questo fondamentale passo avanti è stato reso possibile grazie all'ingresso di Michele De Luca nel gruppo, un'avventura che ha portato a una rinascita creativa. Con la sua visionaria influenza, l'ensemble ha potuto esplorare e lavorare su quattro brani/suite, i quali, pur essendo già ricchi di potenzialità, necessitavano di un cantato capace di esaltarne ogni sfumatura. I quattro brani di “Nell’idea di un tempo che” si intrecciano per formare una sorta di concept album, intraprendendo un profondo viaggio attraverso i molteplici stati d’animo dell’essere umano, pur ancorandosi saldamente nella memoria del passato. Michele Martello e Marco Mancarella, membri fondatori e unici superstiti della formazione che registrò l'album del 1995, fungono non solo da “cerniera” tra il vecchio e il nuovo corso della band, ma anche da custodi di una tradizione che ha trovato nuova linfa grazie alle preziose idee di Dante Di Giorgio e Michele De Luca. L’auspicio è non solo di replicare i successi del primo album, ma di conquistare anche soddisfazioni live nei contesti che il prog italiano merita, per riportare in auge l’essenza di un genere musicale che sa emozionare e coinvolgere come pochi altri.

In conclusione, la storia degli Aufklärung è un perfetto esempio di resilienza e innovazione nel panorama musicale italiano. Dalla loro formazione nel 1990 e il debutto con "De la Tempesta l’Oscuro Piacere", il gruppo ha saputo evolversi, affrontare sfide e rinnovarsi, nonché mantenere viva la fiamma del prog italiano. L’uscita del nuovo album "Nell’idea di un tempo che" segna un'importante tappa nel loro percorso, non solo per il cambiamento stilistico, ma per il ritorno alle radici con una nuova produzione musicale che promette di emozionare nuovamente i fan di vecchia data e attrarre nuove generazioni.

Nel rifondare il gruppo durante una crisi globale, Michele Martello e Marco Mancarella dimostrano come la musica possa fungere da collante e rinascita. L’album attuale presenta non solo l’elevata qualità compositiva degli artisti coinvolti, ma rappresenta anche un profondo viaggio attraverso le emozioni umane, arricchito dalla scelta di utilizzare il cantato in italiano. Questo segno di ripartenza è un richiamo all'interesse e alla passione che il prog italiano ha sempre suscitato nel pubblico.

In sintesi, gli Aufklärung non sono semplicemente tornati, ma hanno saputo rinnovarsi, trovando un nuovo equilibrio tra il loro passato e le nuove avanguardie musicali. Con la speranza di rivivere i trionfi di un tempo e di portare la loro arte nei luoghi meritati, il gruppo lancia una sfida alla scena musicale contemporanea, promettendo un futuro ricco di creatività e successi. L’invito ai fan è di unirsi a loro in questo viaggio, per celebrare insieme la bellezza della musica e la continuità della tradizione prog.


                                Nell'attesa godiamoci il loro primo album pubblicato negli anni '90

venerdì 12 settembre 2025

Società Malata - Una Riflessione sulla Violenza e l' Ipocrisia del Nostro Tempo

                                         Società Malata

   Una Riflessione sulla Violenza e l’Ipocrisia del Nostro Tempo

( Oltre alle regolari divagazioni di ogni giorno 9 del mese, è necessario pubblicare occasionalmente altri contenuti che si discostano dal tema principale di questo blog, ovvero il Rock Progressivo. Questi articoli speciali servono ad esplorare argomenti specifici e a far luce su eventi di rilievo, con l'intento di stimolare la sensibilità collettiva. Spero di non annoiarvi, anzi, mi preme rendervi partecipi di temi che possano suscitare il vostro interesse )

Società Malata

Società Malata: 

La rabbia e l’incredulità ci pervadono ogni volta che osserviamo il paradosso della nostra epoca: una società che condanna con forza il male, eppure promuove quotidianamente immagini e spettacoli che celebrano la violenza in tutte le sue forme. Viviamo in un’epoca in cui l’annoso contrasto tra la condanna dei crimini più efferati – omicidi, femminicidi, genocidi – e l’appetibile intrattenimento che ne trae profitto, diventa il simbolo di una realtà profondamente malata e contraddittoria.

Basta pensare alle notizie quotidiane che ci presentano una cronaca costante di violenze estreme. Ogni giorno, i media ci portano al cuore di tragici episodi, mostrando volti segnati dal dolore e dalla disperazione. La nostra cultura, tuttavia, sembra aver smesso di interrogarsi sul valore della vita umana, accontentandosi di una rappresentazione spettacolarizzata della sofferenza. In un certo senso, siamo tutti stronzi e compiacenti testimoni di una violenza che viene denunciata a parole e, nello stesso tempo, consumata in maniera tranquilla davanti a uno schermo.

Negli ultimi anni, innumerevoli casi di omicidi e atti di violenza hanno scosso il nostro senso comune. Non raramente, notizie di femminicidio echeggiano nell’aria, accompagnate da un senso di impotenza e indignazione. Queste tragedie non sono soltanto dati statistici, ma rappresentano la sconcertante evidenza di una società che non riesce a proteggere le sue componenti più vulnerabili. Eppure, accanto alla condanna di tali atti, assistiamo a una strana ossessione per il macabro, evidente in film e spettacoli che banalizzano il dramma umano trasformandolo in intrattenimento.

Questa contraddizione è profondamente radicata: da una parte, si tratta di un’istanza morale, un appello alla civiltà per fermare l’inarrestabile progresso della violenza; dall’altra, la stessa violenza viene sfruttata per ottenere profitto, diffondendosi sul grande schermo e nelle pagine dei media come se fosse un semplice prodotto da consumare. In questo modo, la società dimostra una duplice moralità, in cui la condanna giustificata viene sminuita dalla sua stessa commercializzazione, creando una spirale in cui la “natura animale” dell’uomo viene cinicamente valorizzata come spettacolo.

Riflettendo su questa dinamica, ci rendiamo conto che la nostra società è, in realtà, malata. I simboli della nostra cultura – il cinema, la televisione, la letteratura – si trovano coinvolti in un paradosso inquietante: pur denunciando e condannando la violenza, esse ne fanno un elemento centrale delle narrazioni che vengono proposte al pubblico. La crisi morale diventa, così, il motore di una cultura del consumo, dove la sofferenza diventa spettacolo e il dolore un prodotto da vendere.

Basta osservare come ormai il concetto di genocidio, termine che dovrebbe evocare una riflessione profonda sulla storia dei massacri e delle oppressioni, venga talvolta trattato come un argomento di discussione scontata, quasi scolastico. La banalizzazione del genocidio, così come di altre forme estreme di violenza, rischia di spiccare la linea tra l’attimo di indignazione e il consumo freddo dell’immagine, trasformando eventi storici di dolore e distruzione in meri spunti per storie di fantasia.

L’ipocrisia si manifesta in ogni aspetto della nostra quotidianità. Non sorprende, dunque, che la nostra visione della realtà sia stata alterata. Si assiste, ogni giorno, a una "bontà" facciata che nasconde un lato oscuro, quasi animale, dell’uomo. È la “natura animale” che emerge nei momenti di crisi, manifestandosi in quei comportamenti crudeli e spietati che spesso vengono minimizzati o addirittura giustificati dai media. Lo spettacolo della violenza diventa così un elemento imprescindibile della nostra cultura, un richiamo irresistibile che ci obbliga a confrontarci con la nostra stessa esistenza.

I media hanno un ruolo ambivalente: essi denunciano le atrocità, ma allo stesso tempo offrono una piattaforma dove quest’orrore viene consumato e riverberato. Cinema, serie televisive, documentari e persino pubblicità sfruttano l'estetica del macabro per attirare l’attenzione di un pubblico sempre più appagato da immagini forti ed evocative. Tale fenomeno non può che essere definito una forma di profitto basato su un paradosso morale: la condanna verbale della violenza si trasforma in una monetizzazione della stessa.

È difficile non provare una profonda amarezza di fronte a questo scenario. L’umanità ci risulta sempre più divisa tra il bisogno di essere morigerati, carboidrati culturali che ci portano a fare un bilancio costante sui nostri valori, e l'impulso a trarre profitto da un dolore che dovrebbe essere inibito e condannato. I palcoscenici della violenza, che dovrebbero essere relegati alla storia, vengono nuovamente riaperti in una narrazione che oscilla tra la denuncia e il sensazionalismo.

È paradossale constatare come la società, definita sempre più come “malata”, si nutra di questa doppia dinamica. Da una parte, l’apparente bisogno di condannare e reprimere ogni forma di violenza; dall’altra, il desiderio di abbracciare quella “natura animale” che, in qualche modo, si rivela come intrinseca all’essere umano, un tratto che, sebbene nascosto sotto il velo della civiltà, emerge in maniera inesorabile nelle sue sfumature più crude.

In questo quadro, il femminicidio emerge come uno degli aspetti più terribili e cruenti di questa realtà disumanizzante. Le vittime di femminicidio non sono semplicemente numeri, ma rappresentano il volto di una società che, nonostante le promesse di protezione e di giustizia, è incapace di salvarsi da se stessa. Una società che si nutre di contraddizioni, condannando il male mentre se ne impara il “gusto” dal contesto spettacolare e dalla sua incessante rappresentazione. E mentre si parla della lotta contro l’oppressione e la violenza, i media sembrano festeggiare la violenza, vendendone ogni versione al pubblico assetato di emozioni forti.

Abbiamo assistito, negli ultimi decenni, alla trasformazione di un dialogo morale, inizialmente orientato alla costruzione di una società giusta e solidale, in una narrazione in cui la violenza diventa protagonista assoluta. Le immagini dei massacri, dei genocidi e degli atti efferati si sono trasformate in icone della cultura contemporanea, relegate a spunti per film e serie TV che si presentano come narrazioni di finzione, ma che in realtà mantengono viva una verità troppo scomoda per essere ignorata: la nostra incapacità di fare i conti con la crudele realtà.

Ogni volta che ci confrontiamo con notizie di genocidio o episodi di violenza incontrollata, ci chiediamo se la società non sia disposta a mettere in discussione se stessa. Queste domande non sono vane: cosa siamo disposti a tollerare se non un crescente abbandono dei valori umani fondamentali? Qual è il prezzo da pagare per una cultura che, pur criticando apertamente atti indicibili, li monetizza in modi sempre più sofisticati?

La risposta, per quanto dolorosa, risiede proprio in questa duplicità morale e culturale. La nostra società, pur proclamando a gran voce il rifiuto della violenza, continua a nutrire e diffondere un immaginario che la celebra. È come se il crimine e la sofferenza diventassero parte integrante di un ciclo economico e culturale che non si ferma, nonostante le urla di protesta e le richieste di un cambiamento radicale.

Esistono numerosi esempi di come questa condizione si manifesti concretamente. La produzione di film che spettacolarizzano sparatorie, omicidi e atti di violenza, la diffusione di video online che immortalano momenti di crudeltà quasi clamorosi, e la crescente popolarità di realtà televisive che enfatizzano la brutalità umana, rappresentano solo alcune delle facce di una medaglia tanto amara quanto ineludibile. In ogni angolo di questo panorama culturale si percepisce il segnale di una mente collettiva che, pur criticando ciò che vede, non può fare a meno di travolgersi nel teatrale spettacolo dell’orrore quotidiano.

L’esperienza dei media digitali ha ulteriormente esacerbato questa contraddizione: in un’epoca in cui l’informazione viaggia a una velocità inaudita, il pubblico viene costantemente esposto a immagini e contenuti che, pur venendo presentati con la retorica della denuncia, ne esaltano le qualità voyeuristiche. La violenza, come un veleno lento e inarrestabile, si insinua nelle menti e nei cuori, alimentando un senso di disperazione e di impotenza che rende ancora più difficile mobilitarsi contro una realtà ormai radicata.

Di fronte a tutto ciò, siamo costretti a porci delle domande fondamentali: in che modo una società può conscientemente promuovere la violenza anche mentre ne condanna l’esistenza? E come si giustifica l’enorme disparità tra il discorso ufficiale sulla tutela della vita e l’effettiva pratica di monetizzazione del dolore? La risposta si trova nel profondo della nostra natura e nella nostra incapacità di riconoscere il nostro lato più oscuro. La “natura animale” dell’uomo, quella parte primordiale e incontaminata dalle regole della civiltà, emerge in tutta la sua crudezza in momenti di crisi, rendendo evidente che dietro al velo dell’umanità si cela un istinto brutale e inarrestabile.

Questa ambivalenza morale ha conseguenze devastanti non solo a livello individuale, ma anche sul piano collettivo. La tragedia dei femminicidi, per esempio, diventa un simbolo di un sistema fallace, incapace di proteggere la vita delle donne nonostante proclamazioni di odio verso tali atti. Ogni episodio rappresenta una ferita aperta nella coscienza collettiva, un segnale che ci ricorda quanto profondamente siamo divisi tra le nostre ideologie e le nostre pratiche quotidiane. Allo stesso modo, ogni notizia di genocidio non è solo un evento storico da ricordare, ma un monito sulla fragile convivenza civile e sul rischio che una società, anche se ben intenzionata, possa cedere alle pulsioni più primitive.

È giunto il momento, dunque, di riconoscere questa contraddizione e di fermarci a riflettere sul significato più profondo di tali dinamiche. La violenza, che viene denunciata con veemenza, è altrettanto insidiosa da farla diventare una fonte di guadagno e di intrattenimento. Il risultato è un circolo vizioso che alimenta un’avidità culturale nei confronti del macabro, contribuendo a una spirale in cui l’umano e l’animale si fondono in una visione distorta della realtà.

La riflessione che emerge da tutto ciò è inevitabile: è necessario un cambiamento radicale nel nostro approccio alla violenza e alla rappresentazione dei suoi effetti. La società deve imparare a non separare il discorso morale dalla pratica quotidiana, a non accettare in modo passivo un duplice standard che, da un lato, condanna e dall’altro consuma. Solo attraverso un'autentica presa di coscienza potremo sperare in un futuro in cui dialoghi sinceri e riforme profonde sostituiscano la crudele ipocrisia del profitto derivato dalla sofferenza.

Dobbiamo, pertanto, trasformare il nostro sguardo: non basta più essere spettatori distaccati dei nostri media, ma è necessario diventare protagonisti di un cambiamento che riconosca la dignità di ogni vita umana e che rifiuti categoricamente di celebrare quella “natura animale” che ci spinge verso l’autodistruzione. La vera sfida consiste nel coniugare la condanna della violenza con pratiche etiche che non ne facciano un oggetto di consumo, ma che promuovano valori di rispetto, solidarietà e giustizia.

In conclusione, la nostra società appare come una realtà profondamente contraddittoria: da una parte, si leva la voce contro omicidi, femminicidi e genocidi, e dall’altra, il profitto e l’intrattenimento si nutrono delle stesse immagini e storie che dovrebbero provocare la nostra indignazione. È ora di rendersi conto che questa dialettica di denuncia e consumo non può che condurre a una perpetuazione di quella malattia culturale che ormai si è infiltrata in ogni aspetto della vita quotidiana.

La responsabilità di invertire questa tendenza non ricade soltanto sulle istituzioni, ma su ciascuno di noi. Occorre una presa di coscienza collettiva capace di guardare oltre l’illusione del bene costrittivo e di riconoscere che, se continuiamo a glorificare una “natura animale” piena di crudeltà, l’ipocrisia diventerà la norma anziché l’eccezione. Perché solo così potremo davvero sperare di sanare una società malata, che troppo spesso confonde la giustizia con il profitto e la denuncia con il consumismo.

Invito i lettori a condividere questo pensiero e ad approfondire il dibattito. Se anche tu credi che sia giunto il momento di cambiare rotta e di interrogarsi seriamente sul confine tra condanna morale e consumo culturale, condividi questo articolo per allargare il confronto e stimolare una riflessione collettiva che possa, auspicabilmente, portare a un futuro meno dominato dalla violenza e dall’ipocrisia.

Nino A.

The Cosmic Couriers - La Danza della Mente, Anni '70 (Germania) CD 17

                           The Cosmic Couriers

                                    La Danza della Mente

                                              Krautrock

Il krautrock è un genere musicale cruciale, nato alla fine degli anni '60 in Germania, che ha segnato la scena musicale globale. Le opere selezionate per questo post offrono una varietà di stili e innovazioni. Iniziamo con una breve analisi di ciascun brano per comprendere come queste tracce abbiano dato un impronta significativa  al panorama musicale dei '70 e influenzato generi e artisti negli anni successivi.


CD 17

CD 17

Tracks list

1) Mythos - Encyclopedia Terra Part. 1

I Mythos, con "Encyclopedia Terra Part. 1"  ci offrono un viaggio sonoro unico, caratterizzato da melodie eteree e una miscela di suoni acustici ed elettronici. La struttura si articola in diversi movimenti, ognuno con un tema distintivo che si evolve dolcemente. L'uso di strumentazione classica mescolato a sintetizzatori moderni crea un'atmosfera di profondità e mistero. La composizione gioca con dinamiche sottili, creando tensione e rilascio attraverso cambi di intensità. La narrazione musicale invita l'ascoltatore a immergersi completamente nel paesaggio sonoro. Questo brano esemplifica perfettamente l'innovazione del krautrock.


2) Michael Bundt - Tropic Of Night Frost

"Tropic Of Night Frost" di Michael Bundt, si distingue per la sua combinazione di ritmi ipnotici e melodie futuristiche. La traccia è caratterizzata da una costruzione stratificata, dove ogni strato di suono aggiunge complessità e interesse. La sezione ritmica leggera e sintetica è costante, creando una base solida che permette agli elementi melodici di fluttuare liberamente. La presenza di strani effetti aggiunge un sapore esotico, mentre le textures sintetiche conducono l'ascoltatore in una dimensione alternativa. Ogni transizione è studiata con attenzione, mantenendo l'ascoltatore coinvolto fino all'ultimo minuto.


3) Can - Father Cannot Yell

"Father Cannot Yell" dei Can è un brano emblematico che incarna l'essenza del krautrock attraverso l'improvvisazione e la ripetizione. Gli elementi distintivi includono l'uso di groove ossessivi e un approccio ritmico che sfida le convenzioni. Le linee melodiche si intrecciano, creando un tessuto sonoro intricato, mentre le voci si mescolano con i suoni strumentali in modo quasi sublimale. La capacità dei Can di combinare il caos con la struttura è ciò che rende questo brano così coinvolgente. Ogni ascolto rivela nuove sfumature e dettagli, rendendolo un classico senza tempo.


4) Klaus Schulze - Satz Gewitter

Klaus Shulze porta l'innovazione sonora al suo apice con "Satz Gewitter", incorporando tecniche di registrazione pioneristiche. Il brano è un viaggio che sfida le nozioni tradizionali di tempo e spazio nella musica. La sua struttura è caratterizzata da un lungo passaggio del synth e altri sviluppi elettronici, con l'intento di creare un paesaggio sonoro meditativo. Le evoluzioni armoniche sono intriganti e convincono l'ascoltatore a esplorare le diverse dinamiche temporali. Questo pezzo è un testamento della creatività senza limiti di Schulze che ha spinto i confini della musica oltre ogni possibile aspettativa.


5) Haboob - Morning Prayer

"Morning Prayer" degli Haboob è un esempio di come l'atmosfera creata da un organo maestoso  possa coesistere armoniosamente con effetti naturali e sintetici. La traccia si apre con suoni ambientali che evocano un senso di calma e introspezione. Man mano che la musica progredisce, i suoni strumentali  si intensificano, aggiungendo una sensazione di urgenza e movimento. L'uso sapiente di strati e ripetizioni crea una trance ipnotica che cattura l'ascoltatore. Questa composizione è una meditazione sull'alba e sulla rinascita, in perfetto equilibrio fra serenità e dinamismo. La capacità degli Haboob di evocare emozioni attraverso il suono è straordinaria.



6) Ash Ra Tempel - Jenseits

"Jenseits" degli Ash Ra Tempel è un brillante esempio di esperimenti sonori nel contesto del krautrock. Qui, l'uso di distorsioni e feedback crea un'atmosfera quasi psichedelica, trascinando l'ascoltatore i un viaggio attraverso paesaggi sonori complessi. La traccia si sviluppa progressivamente, con cambiamenti melodici che sfidano le aspettative. La fusione di tecniche tradizionali e avanguardistiche riflette la qualità innovativa del krautrock. Ogni ascolto rivela nuove scoperte e sorprese, rendendo questo brano un'esperienza unica e memorabile.



giovedì 11 settembre 2025

The Cosmic Couriers - La Danza della Mente, Anni '70 (Germania) CD 16

                                      The Cosmic Couriers 

                                      La Danza della Mente

                                               Krautrock

Il krautrock, un genere musicale emerso alla fine degli anni '60 in Germania, ha dato vita a opere innovative e sperimentali. In questo post, analizzeremo brano per brano la struttura musicale di alcune tracce emblematiche. La nostra attenzione si concentrerà su sei composizioni significative, scelte per il 16° volume della mia personale compilation, evidenziando con una breve descrizione, le loro caratteristiche uniche e il loro impatto nel panorama musicale.

CD 16

CD 16

Tracks list:

1) Ash Ra Tempel - Darkness Flowers Must Die

Gli Ash Ra Tempel, pionieri del krautrock, offrono con "Darkness Flowers Must Die" una miscela di sonorità psichedeliche e ambientali. La struttura del brano si sviluppa attraverso sequenze di chitarra elettrica sovrapposte e toni percussivi che sostengono un vocale aspro ed evocativo, creando un'atmosfera sognante. Elementi di improvvisazione caratterizzano il pezzo, con momenti di intensità crescente che trascinano l'ascoltatore in una dimensione onirica.


2) Galactic Explorers - Venus Rising

"Venus Rising" è un brano che celebra il fascino e il mistero del pianeta venere. I Galactic Explorers si sono ispirati alla bellezza e alle insidie di questo corpo celeste, creando una composizione che evoca sia meraviglia che introspezione. Il contesto del brano è radicato nella curiosità umana verso l'universo e le sue meraviglie, riflettendo una ricerca di significato e connessione. Musicalmente, "Venus Rising" combina elementi elettronici e acustici, creando un'atmosfera eterea e immersiva. La composizione si evolve attraverso melodie fluttuanti e ritmi pulsanti, trasportando l'ascoltatore in un viaggio sonoro. Le armonie strumentali lente, intrecciate abilmente, aggiungono profondità e complessità all'esperienza musicale complessiva. La struttura del brano è caratterizzata da un inizio lento e contemplativo, che culmina in un intreccio di suoni ed effetti. La transizione tra parti più tranquille e sezioni energiche è magistralmente eseguita, mantenendo viva l'attenzione degli ascoltatori. Ogni elemento sonoro, dalla percussione alle melodie, è scelto con cura per creare un tessuto sonoro ricco e coinvolgente.



3) Necronomicon - Requiem Der Natur

"Requiem Der Natur" dei Necronomicon, rappresenta un passo avanti nella fusione tra rock e avanguardie sonore. I timbri orchestrali si mescolano a linee di basso pesanti, creando un contrasto potente e intrigante. La struttura del brano è complessa, con cambi di tempo e atmosfera che si susseguono senza soluzione di continuità, mantenendo viva l'attenzione dell'ascoltatore.


4) Can - Deadlock

I Can, uno dei gruppi più influenti del krautrock, presentano "Deadlock" con una spiccata caratterizzazione ritmica. Il brano è costruito attorno a un groove ipnotico, supportato da chitarre distorte e un uso innovativo della voce. Le dissonanze e i cambi di umore contribuiscono a creare un senso di urgenza, rendendo "Deadlock" un'esperienza d'ascolto coinvolgente.


5) Ejwuusl Wessahqqan - Die Orangefarbene Wuste Sudwetlich Von Ignarh

"Die Orangefarbene Wuste Sudewetlich Von Ignarh" dei Ejwuusl Wessahqqan si distingue per il suo approccio sperimentale. Strutturalmente, il brano mescola elementi di musica etnica con suoni elettronici, creando una connotazione mistica, L'uso di strumenti acustici, unito a tessuti astratti, offre una visione unica e avvincente del paesaggio musicale avant-garde tedesco.


6) Popol Vuh - Einsjager & Siebenjager

"Einsjager & Siebenjager" dei Popol Vuh presenta elementi distintivi che ne fanno un capolavoro del genere. La composizione si fonda su melodie ispirate alla musica sacra, accompagnate da arrangiamenti orchestrali che evocano atmosfera e drammaticità. La struttura del brano è fluida, permettendo all'interpretazione vocale di risaltare nel contesto dell'arrangiamento ricco di sfumature.


mercoledì 10 settembre 2025

The Cosmic Couriers - La Danza della Mente, Anni '70 (Germania) CD 15

                          The Cosmic Couriers

                                   La Danza della Mente 

                                         Various Artists

IL krautrock è un genere musicale che ha radicalmente cambiato la scena musicale europea negli anni '70. Le band tedesche hanno creato un suono innovativo, combinando elementi di rock psichedelico, avant-garde e elettronica. In questo post esaminerò brano per brano le tracce selezionate per il 15° volume della mia personale compilation dedicata al genere, analizzando, pur con una breve descrizione, la loro struttura musicale e gli elementi distintivi. Ciò offre un'importante opportunità di comprendere l'evoluzione e l'influenza di questi artisti nel panorama musicale globale.

CD 15

CD 15

Tracks list:

1) Gila - Kollaps

"Kollaps" dei Gila è una composizione caratterizzata da un'atmosfera inquietante e ripetitiva. La struttura musicale è dominata da ritmi ipnotici e da una chitarra che si snoda attraverso le texture sonore, creando un senso di urgenza. L'uso di effetti sonori e improvvisazioni si intreccia con i temi musicali, generando un'esperienza immersiva. Questo brano rispecchia perfettamente il carattere sperimentale del krautrock.




2) Can - Sing Swan Song

"Sing Swan Song" dei Can è una traccia che si distingue per la sua fluidità e la capacità di evolversi continuamente. La band mescola ritmi jazzati con linee melodiche avvincenti, mentre la sezione ritmica mantiene il pezzo in movimento. La chitarra e le tastiere si intrecciano in una danza sonora, creando un paesaggio sonoro astrale. I cambi di tempo e le sezioni improvvisate sono caratteristiche fondamentali dello stile innovativo dei Can.



3) Cosmic Jokers - Galactic Supermarket 1

"Galactic Supermarket 1" si  presenta con un approccio strumentale, audace e psichedelico, con un mix di sintetizzatori e strumenti acustici. La traccia si sviluppa attraverso sezioni colme di energia e groove avvolgenti. Le variazioni tematiche sono sofisticate e riflettono il potere di improvvisazione del gruppo. Questo brano è un perfetto esempio dell'incrocio tra rock e avanguardia, tipico dei Cosmic Jokers. 


4) Alcatraz - Piss Off

"Piss Off" è un brano diretto e provocatorio, con una struttura musicale che sfida le convenzioni. La sezione ritmica è pulsante e sostiene melodie e testo audaci. Gli arrangiamenti complessi e le armonie vocali si intrecciano per dare vita a un pezzo che è sia incisivo che stimolante. Gli Alcatraz riescono a catturare l'essenza del krautrock, inondando l'ascoltatore di energia e emotività.


5) Os Mundi - Overture

La traccia "Overture" degli Os Mundi apre un'esperienza sonora ricca e atmosferica. L'uso di strumenti orchestrali e elettronici crea un arazzo sonoro che avvolge l'ascoltatore in una dimensione spaziale. Le dinamiche del pezzo variano dal delicato al potente, evidenziando la maestria compositiva della band. Tale equilibrio tra melodia e sperimentazione è un segno distintivo della loro proposta artistica.


6) Embryo - People From Out The Space

"People From Out The Space" è una traccia che coniuga jazz e rock in un contesto di estrema libertà espressiva. La sezione ritmica incalzante offre una base solida per l'improvvisazione delle melodie. Gli Embryo giocano con diverse influenze musicali, mostrando una versatilità e una profonda comprensione della musica contemporanea. Il brano è un viaggio che porta l'ascoltatore attraverso paesaggi sonori vari e coinvolgenti.


7) Sergius Golowin - Der Reigen

"Der Reigen" rappresenta una fusione di narrativa e musica, dove la voce di Sergius Golowin si intreccia con melodie eteree. La struttura è caratterizzata da un senso di circolarità, mentre le armonie vocali creano un'atmosfera incantevole. Gli strumenti contribuiscono a costruire un paesaggio sonoro che è al contempo onirico e tangibile. Questa traccia è un perfetto esempio dell'approccio innovativo di Glowin al krautrock.


8) Baba Yaga - Mokscha

"Mokscha" dei Baba Yaga, si distingue per il suo uso sperimentale di suoni e ritmi non convenzionali. La traccia orchestrale è carica di influenze culturali che si mescolano con elementi psichedelici. I Baba Yaga riescono a creare un'esperienza sonora unica, ricca di dettagli che generano svariate emozioni. Il pezzo rappresenta un viaggio attraverso ritmo e melodie che sfidano le sue radici musicali, rendendolo un'opera eccezionale nel panorama del krautrock.

                                                                      Mokscha Part.1

                                                                       Mokscha Part. 2