sabato 20 settembre 2025

Notturno Concertante - Distressed Colours (Rock Progressivo Italiano) 2025

                   Notturno Concertante - Distressed Colorus

                                  Rock Progressivo Italiano 

                                                   2025

Notturno Concertante - Distressed Colours

I Notturno Concertante, con il loro ottavo album, "Distressed Colours", non solo segnano il debutto della sua nuova formazione, ma lanciano anche un messaggio potente attraverso una cornice sonora ricca e articolata. Grazie alla partecipazione di musicisti di calibro internazionale, quest'opera promette di trasportare l'ascoltatore in un viaggio vibrante e appassionante che abbraccia culture e stili diversi, spingendo il confine della musica oltre l'ordinario.

Con oltre due decenni di esperienza alle spalle, i Notturno Concertante ci regalano un nuovo capitolo della loro storia musicale con Distressed Colours. Questo album non è solo una continuazione del loro percorso artistico, ma rappresenta un'evoluzione significativa del trio, arricchito da talentuosi musicisti ospiti che portano freschezza e varietà al progetto. L'album, che esplora un affascinante mix di generi, invita tutti gli amanti della musica a scoprire le sinfonie che riflettono non solo la tradizione musicale napoletana, ma anche le complessità delle esperienze umane.

Questo nuovo album dei Notturno Concertante, "Distressed Colours", è una testimonianza del potere della musica di raccontare storie di speranza e lotta. Con un cast stellare di artisti che arricchiscono l'esperienza d'ascolto, questo lavoro strumentale promette di avvolgere gli ascoltatori in un abbraccio sonoro che spazia dall'elettronica alla musica classica. Mentre le chitarre classiche e i sintetizzatori si intrecciano in armonia, l'artwork che accompagna l'album cattura il dramma e l'emozione, preparando il terreno per un'esperienza musicale senza pari.

"Distressed Colours" è l'ottavo album dei Notturno Concertante e segna il debutto della nuova formazione del trio, composta dai fondatori Lucio Lazzaruolo e Raffaele Villanova, affiancati dal batterista Francesco Margherita, già presente nel precedente lavoro, "Let Them Say", del 2020. In questo progetto, si uniscono anche vari ospiti, tra cui il clarinettista albanese Defrim Mala, il tastierista americano Jack Julian, la violinista russa Nadia Khomoutova, il sassofonista greco Spiros Nikas e il flautista Gianluca Milanese, noto per le sue collaborazioni con artisti del calibro di Riccardo Muti, Alirio Diaz, Richard Sinclair, Phil Miller, Franco Battiato, Lucio Dalla e Joe Zawinul. Inoltre, il celebre Cristiano Roversi (Moongarden, Submarine Silence, John Wetton) partecipa al progetto suonando basso e stick e curando il mastering finale dell'album.

Dopo il successo ottenuto sia a livello nazionale sia internazionale con "Let Them Say", il nuovo album strumentale dei 'Notturno C' esplora una vasta gamma di influenze, mantenendo un costante equilibrio grazie a un tessuto musicale omogeneo. Con 14 brani che spaziano dalla musica etnica all'elettronica, dal rock alla musica classica, si presenta come un incrocio di generi che rispecchia la miglior tradizione della band campana. Durante le registrazioni, sono state utilizzate due chitarre classiche, realizzate da un noto liutaio italiano, suonate in modo creativo e accompagnate da un drumming eclettico e energico. La fusione di strumenti acustici con synth e pianoforte crea un sound nitido e potente. Nonostante si tratti di un album strumentale, i Notturno Concertante hanno optato per un approccio più diretto e meno riflessivo, curando con attenzione l'intreccio dei vari suoni per realizzare un prodotto equilibrato e originale.

L'artwork, concepito da Raffaele Villanova, riflette i "colori angosciati" della title-track, rappresentando un gruppo di migranti in cerca di speranza ma con un futuro incerto.

In conclusione, "Distressed Colours" rappresenta un'evoluzione significativa per i Notturno Concertante, evidenziando la capacità della band di fondere vari generi musicali in un'armonia unica. Con la nuova formazione e l'ausilio di talentuosi musicisti ospiti, l'album non solo afferma il loro posto nella scena musicale, ma offre anche un'esperienza sonora che invita l'ascoltatore a riflettere sulla complessità della vita.

In sintesi, l'opera pone al centro un lavoro meticolosamente cesellato, dove ogni brano diventa una narrazione unica, esplorando temi di speranza e incertezza. Il risultato finale è un album strumentale che va oltre il semplice intrattenimento, catturando emozioni profonde e immergendo l’ascoltatore in un viaggio sonoro che rimarrà impresso nella memoria.

Per concludere, la scelta del titolo "Distressed Colours" riflette perfettamente le tematiche striscianti dell'album, rendendo omaggio alle sfide affrontate da molti. Con un sound potente e chiaro, e un artwork evocativo che accompagna il progetto, i Notturno Concertante riescono a trasmettere un messaggio profondo di resistenza e bellezza, consolidando la propria identità musicale e il proprio impegno sociale.

Fonte: BTF ( https://btf.it/en/categoria-prodotto/italian-prog-en/ )

Official Video

Il Miracolo di San Gennaro: Il Perpetuarsi di una Bufala

                                               Il Miracolo di San Gennaro

                                      Una Bufala Chimica

La Bufala del Miracolo di San Gennaro

Il Miracolo di San Gennaro: Un Caso di Bufala Chimica

Il “miracolo di San Gennaro” ha da tempo catturato l’immaginazione di molte persone, con la narrazione che il sangue del santo si solidifichi e poi ritorni liquido in maniera quasi miracolosa. Tuttavia, una spiegazione basata su reazioni chimiche semplici e ben note mette in luce una realtà ben diversa: un fenomeno che utilizza un gel tissotropico e che, da un punto di vista scientifico, rientra chiaramente nella categoria delle bufale. In questo articolo analizziamo in maniera accessibile il meccanismo alla base di questo “miracolo”, esaminando la composizione chimica del gel tissotropico e individuando chi trae vantaggio dalla diffusione della bufala.

Chimica

Per comprendere il fenomeno, è utile analizzare la composizione chimica del gel tissotropico, il quale è formato essenzialmente da tre ingredienti: cloruro ferrico, carbonato di calcio e sale da cucina (cloruro di sodio).

Partendo dal cloruro ferrico, questo composto è noto per le sue proprietà ossidanti e per la sua capacità di interagire con altri componenti in soluzioni e gel. In un ambiente controllato, il cloruro ferrico può contribuire a creare una struttura correlata al cambiamento di consistenza, passando da uno stato più fluido a uno più solido.

Il carbonato di calcio è un composto molto comune, presente ad esempio nelle rocce calcaree e nelle conchiglie. Nel gel, il carbonato di calcio agisce come agente strutturante, fornendo quella componente solida che può dare l’apparenza di un “coagulo” o di una solidificazione. La presenza di particelle di carbonato di calcio, mescolate con il cloruro ferrico, permette la formazione di un reticolo fisico che può sembrare, ai non addetti ai lavori, un fenomeno quasi “miracoloso”.

Infine, il sale da cucina, ovvero il cloruro di sodio, viene utilizzato per regolare l’equilibrio tra solubilità e precipitazione dei componenti. Il sale da cucina, agendo come elettrolita, favorisce la dispersione dei composti nella soluzione e la successiva formazione del gel. L’interazione di questi ingredienti porta alla creazione di un sistema che cambia consistenza in risposta a determinati stimoli fisici, come variazioni di temperatura o agitazione.

In sintesi, il processo di “solidificazione” e “scioglimento” del sangue di San Gennaro non è frutto di un intervento soprannaturale, ma di ben definite reazioni chimiche e fisiche, facilmente replicabili in laboratorio. Questo tipo di preparazione è stato anche definito “bufala chimica”, ovvero una bufala che si basa su fenomeni scientifici manipolati per produrre un effetto impressionante ma ingannevole.

Beneficiari

Chi trae vantaggio dalla diffusione di una bufala come quella del "miracolo di San Gennaro"? Innanzitutto, è importante notare che tale fenomeno attira l’attenzione di diverse categorie di persone e istituzioni, sia a livello economico che culturale.

Le istituzioni religiose e gli organizzatori di eventi legati alla tradizione possono sfruttare queste narrazioni per rafforzare il senso di appartenenza e la partecipazione della comunità. Anche se da un punto di vista scientifico l’effetto è spiegabile, la tradizione e la fede continuano a rappresentare un forte elemento motivazionale per molti fedeli.

Inoltre, il fenomeno può essere utilizzato da operatori del settore turistico per attrarre visitatori e incrementare il flusso di persone verso luoghi storici o di interesse religioso. La prospettiva di assistere a un “miracolo” suscita interesse e curiosità, contribuendo a generare ricavi economici attraverso il turismo.

Anche alcuni commercianti e produttori, che forniscono materiali per la preparazione del gel tissotropico, possono beneficiare indirettamente dalla popolarità di questo fenomeno. La richiesta di ingredienti e la spettacolarizzazione del procedimento offrono opportunità di profitto, soprattutto in contesti dove la narrazione di un miracolo attira grandi folle.

Infine, le piattaforme mediatiche, sia tradizionali che digitali, svolgono un ruolo importante: la diffusione di storie sensazionalistiche attira clic e visualizzazioni, apportando vantaggi pubblicitari e contribuendo alla viralizzazione della bufala. In questo modo, il fenomeno si trasforma in una fonte di reddito per gli operatori del settore dell'informazione, rendendo la bufala chimica un circolo che si autoalimenta.

Conseguenze

La diffusione della bufala del “miracolo di San Gennaro” comporta diverse conseguenze sociali ed economiche. Dal punto di vista sociale, l’accettazione e propagazione di una narrazione non scientifica può condurre ad una perdita di fiducia nei confronti della ricerca e dell’approccio scientifico. Quando un fenomeno spiegabile attraverso semplici reazioni chimiche viene presentato come un miracolo, si rischia di confondere il pubblico, con conseguenze che vanno al di là della mera curiosità.

Un altro aspetto importante riguarda il fenomeno della disinformazione. La diffusione incontrollata di informazioni parzialmente vere o manipolate mina la credibilità delle fonti informative e può portare a una polarizzazione del dibattito pubblico. Questo è particolarmente rilevante in un’epoca in cui la comunicazione digitale permette la rapida propagazione di contenuti, senza un adeguato controllo sulla loro veridicità.

Dal punto di vista economico, l’utilizzo della narrazione miracolosa per attrarre turisti o per promuovere vendite di prodotti specifici può portare a un fenomeno di sfruttamento commerciale. Tale strategia, seppur efficace nel breve termine, rischia di compromettere l’integrità sia dei prodotti che dell’identità culturale legata alle tradizioni religiose. In altre parole, l’interesse economico può trasformare una manifestazione culturale in un’opportunità di profitto commerciale, con il rischio di snaturare il significato originario della tradizione.

Inoltre, il perpetuarsi di bufale come quella del "miracolo di San Gennaro" può indurre a sottovalutare il valore della scienza e della ricerca. Un pubblico mal informato o troppo incline a credere al sensazionalismo potrebbe rinunciare ad approfondire questioni scientifiche, affidandosi invece a spiegazioni semplicistiche e non verificate. Questo porta a un impoverimento del dibattito pubblico e a un rallentamento nell’accettazione di conoscenze basate su studi e sperimentazioni.

Conclusione

In conclusione, il caso del “miracolo di San Gennaro” rappresenta un esempio emblematico di come fenomeni spiegabili attraverso la chimica possano essere travisati e trasformati in narrazioni miracolose. L’utilizzo di ingredienti come il cloruro ferrico, il carbonato di calcio e il sale da cucina per creare un gel tissotropico è un procedimento ben documentato e replicabile, sul quale si basa ciò che viene definito "bufala chimica".

I beneficiari di questa narrazione, che vanno dalle istituzioni religiose ai settori turistico e mediatico, sfruttano la capacità di questa bufala di attrarre interesse e generare profitti, ma le conseguenze sono molteplici. Dal rischio di diffusione di disinformazione alla commercializzazione eccessiva delle tradizioni, il fenomeno evidenzia l’importanza di un approccio critico e informato nei confronti delle narrazioni che sembrano andare contro la logica scientifica.

È fondamentale che il pubblico comprenda che il presunto miracolo non ha fondamento soprannaturale, ma dipende da semplici reazioni fisiche e chimiche. Solo attraverso la diffusione di informazioni accurate e di una corretta interpretazione dei fatti sarà possibile contrastare le bufale e promuovere una cultura basata sul rigore scientifico e sulla verifica dei dati.

In questo contesto, il “miracolo di San Gennaro”, il gel tissotropico e la cosiddetta bufala chimica offrono un utile spunto di riflessione: la necessità di distinguere tra tradizione e credulità, da un lato, e conoscenza scientifica dall’altro. Per comprendere la vera natura dei fenomeni, è importante approfondire le cause che li determinano, utilizzando il sapere scientifico come strumento per decostruire miti e bufale.

Invitiamo i lettori a condividere questo testo per sensibilizzare sulla falsità delle bufale e sull'importanza di promuovere una visione informata e critica dei fatti. Conoscere la composizione del gel tissotropico e sapere chi beneficia di queste narrazioni è un primo passo per valorizzare la diversità di opinioni e per mantenere un dialogo basato su fatti verificati e trasparenti.

Nino A.

giovedì 18 settembre 2025

Flame Dream - Out in The Dark 1981 (Progressive Rock) Svizzera 2025 Re-Master

                           Flame Dream - Out In The Dark

                                               Re-Master

                                                                      2025

Flame Dream - Out In The Dark

                                      Un Viaggio nel Tempo e nella Musica

Giunge finalmente il re-master dell'album "Out in the Dark" del 1981, della band svizzera Flame Dream, offrendo ai fan un'esperienza sonora senza precedenti, e presentando in CD con un booklet di 20 pagine. Questo rilascio rappresenta  un omaggio al passato, ma anche un ponte verso il futuro. Se accostato all'uscita del loro nuovissimo e interessantissimo album "Silent Transition" del 2024, scopri come i FLAME DREAM, con il loro stile unico che mescola progressive rock e influenze jazz-prog fusion, continuano a sorprendere e a ispirare generazioni di ascoltatori.

Alla scoperta di sonorità uniche e di una storia affascinante, l'album rimasterizzato "Out In The Dark" dei FLAME DREAM è una pietra miliare che rivive nel mondo della musica moderna. La band svizzera, nota per il suo mix di influenze progressive rock, jazz-fusion e sonorità innovative, torna con un prodotto di alta qualità, disponibile per la prima volta su CD. In questo articolo, esploreremo non solo le radici musicali dei FLAME DREAM, ma anche la loro evoluzione, culminata lo scorso anno nel nuovo album "Silent Transition".

Con il lancio del re-master in CD di "Out In The Dark", i FLAME DREAM riaprono un capitolo importante della loro storica carriera. Questo nuovo rilascio si unisce al crescente interesse intorno al loro ultimo progetto, "Silent Transition", uscito nel 2024, e invita i fan a un viaggio attraverso decenni di innovazione musicale. L'eccezionale fusione di melodie incisive e arrangiamenti sofisticati ha reso la band svizzera un punto di riferimento nel panorama del progressive rock. Scopriamone insieme le radici e i successi, per capire perché i FLAME DREAM continuano a essere una fonte d'ispirazione per tanti!

Recensione di "Out in the Dark" dei Flame Dream

Nel vasto panorama del prog rock europeo, pochi album hanno saputo catturare l’essenza delle trasformazioni musicali degli anni '80 come “Out in the Dark” dei Flame Dream. Quest'album, pubblicato nel 1981, rappresenta una tappa fondamentale del tardo progressive rock  e offre uno spaccato unico nella storia del prog rock europeo. In questa recensione, esploreremo in modo dettagliato gli aspetti musicali, contestuali e tecnici dell’album, analizzando i punti di forza compositivi e la qualità sonora che hanno segnato questo lavoro.

Contesto Storico e Origini della Band

Il 1981 fu un anno particolarmente significativo per il mondo della musica. Le rivoluzioni tecnologiche e i cambiamenti socio-politici che caratterizzavano l’Europa influenzarono profondamente anche il panorama musicale, portando alla nascita e alla trasformazione di numerosi generi, tra cui il punk rock e la new wave. Fu in questo difficile contesto che i Flame Dream, con una visione innovativa e audace, pubblicarono "Out in the Dark". L'album si inserisce in quella che molti critici oggi definiscono l'epoca d'oro del tardo prog rock, dove sperimentazione e raffinatezza tecnica si intrecciano in modo sorprendente.

La scena musicale europea, come sappiamo, era stata caratterizzata nei '70, da un fermento creativo senza precedenti, con band come Genesis, Yes e King Crimson che avevano già tracciato una rotta innovativa nel prog rock. Tuttavia, i Flame Dream riuscirono a distinguersi grazie a un approccio autentico e personale, fondendo elementi classici del genere con spunti sperimentali e sonorità tipiche del panorama musicale locale. L’album "Out in the Dark" diventa così un manifesto di eleganza e audacia, in cui la tradizione prog si unisce a una visione contemporanea della musica.

Analisi della Composizione e Struttura dell'Album

"Out in the Dark" si presenta come un viaggio sonoro articolato in diverse tracce, ognuna delle quali esprime una parte dell’identità della band. Fin dalle prime note, la cura per i dettagli compositivi emerge chiaramente: ogni brano è costruito su linee melodiche complesse e arrangiamenti ricchi di sfumature, che dimostrano una ricerca incessante verso l’innovazione.

La struttura dell’album è caratterizzata da una perfetta fusione tra musica strumentale e passaggi vocali, sebbene quest’ultimi rimangano in secondo piano per mettere in evidenza le capacità tecniche dei musicisti. I temi principali si alternano tra momenti di grande intensità dinamica e passaggi più intimi e riflessivi. Questa alternanza crea un bilanciamento emozionale che tiene alta l’attenzione dell’ascoltatore, offrendo al contempo una varietà di atmosfere e stati d’animo.

I brani di "Out in the Dark" sono un vero e proprio caleidoscopio di influenze: si percepiscono i richiami del rock progressivo tradizionale, ma anche sperimentazioni armoniche e l’utilizzo di strumenti elettronici che già, in quegli anni, aprivano nuovi spazi creativi nel prog. In quest'ottica, il lavoro dei Flame Dream risulta non solo un tributo alle radici del genere, ma anche un'anticipazione delle tendenze che avrebbero caratterizzato il prog rock a livello europeo negli anni successivi.

I Punti di Forza Compositivi dell'Album

I Flame Dream hanno saputo fondere in "Out in the Dark" vari elementi distintivi che rappresentano i punti di forza della loro arte. La capacità di sperimentazione si unisce a una solida base tecnica, dando vita a composizioni che, pur mantenendo una struttura complessa, risultano sempre coerenti e ben congegnate.

Un punto notevole è la varietà melodica che attraversa l’intero album. Ogni brano sembra raccontare una storia, con passaggi che spaziano dall’epico al meditativo, dal dinamico al lento e contemplativo. Questa varietà non solo riflette le influenze del prog rock classico, ma anticipa anche le tendenze musicali degli anni '80, in cui la ricerca di sonorità nuove e coinvolgenti divenne il marchio distintivo del genere.

L’utilizzo di arrangiamenti stratificati e progressioni armoniche complesse è un'altra caratteristica fondamentale. I Flame Dream hanno dimostrato grande maestria nell’integrare diversi timbri e texture sonore, riuscendo a creare atmosfere evocative che trascendono il tempo. Questi elementi, combinati a passaggi solisti virtuosistici e a un uso sapiente degli effetti sonori, costituiscono l’essenza del prog rock e rendono "Out in the Dark" un album di grande rilevanza.

Le Tendenze Prog Rock in Europa all’Epoca dell'Uscita

Negli anni '80, il panorama prog rock europeo era in fermento. Le band sperimentavano nuove tecnologie e tecniche di registrazione, spingendosi oltre i confini della musica tradizionale. In questo scenario, "Out in the Dark" si inserisce come un’opera che, pur rimanendo fedele alle radici del genere, abbraccia la modernità con un approccio innovativo.

Le tendenze del prog rock  in quel periodo vedevano una crescente attenzione verso l’inclusione di elementi elettronici e l’innovazione nelle strutture compositive. I Flame Dream hanno saputo interpretare queste tendenze in maniera unica, integrando in maniera armoniosa l’uso dei sintetizzatori e delle tastiere con l’espressività delle chitarre elettriche e del basso. Questo mix di tradizione e sperimentazione ha reso "Out in the Dark" un album estremamente attuale e in linea con le novità europee.

Inoltre, il clima politico e sociale dell’epoca, segnato da cambiamenti e tensioni, ha influenzato il tono e la profondità emotiva dell’album. La musica diventa così un veicolo per esprimere inquietudine, speranza e la ricerca di una nuova identità culturale, temi che risuonavano fortemente tra i giovani e i fan del genere in tutta Europa.

Sintesi Finale e Invito ai Lettori

In sintesi, "Out in the Dark" dei Flame Dream rappresenta uno dei capolavori del prog rock degli anni '80. L'album si distingue per la sua articolata strutturazione, la qualità sonora impeccabile e la capacità di fondere sapientemente tradizione e innovazione. La critica può attestare come questo lavoro sia un'istantanea dell'evoluzione musicale del tardo prog rock, capace di attrarre non solo gli appassionati del genere, ma anche ascoltatori curiosi di scoprire le sfumature di un'epoca così ricca di fermenti creativi.

"Out in the Dark" è molto più di un semplice album: è un viaggio nel tempo e nello spazio, un invito ad esplorare le profondità dell'espressione musicale che ha definito una generazione. Grazie alla sua ricchezza melodica e alla raffinatezza dei suoi arrangiamenti, questo disco è destinato a rimanere un punto di riferimento per tutti gli amanti del prog rock.

Invito tutti i lettori del mio blog ad approfondire ulteriormente questo genere affascinante e a seguire i prossimi articoli, in cui continueremo a esplorare i nuovi e vecchi capolavori del prog rock europeo. Restate sintonizzati per altri approfondimenti e analisi critiche che vi porteranno alla scoperta di altre gemme nascoste e di quei gruppi che, come i Flame Dream, hanno saputo scrivere pagine indelebili nella storia della musica.

Qualità Sonora del Re-Master in CD

Uno degli aspetti più rilevanti di "Out in the Dark" risiede certamente nella qualità sonora e nel mixaggio.

L’uscita del CD in re-master "Out in the Dark" è stata accolta con grande entusiasmo dalla critica e dai fan. I Flame Dream hanno voluto omaggiare la loro storia, proponendo una versione che rispetta l’essenza dell’originale ma che, al tempo stesso, si avvale delle più moderne tecniche di produzione e mastering. Questo processo ha permesso di portare alla luce ogni sfumatura, ogni dettaglio degli arrangiamenti caratteristici del gruppo, mantenendo intatta l’atmosfera magica tipica del tardo progressive rock anni '80.

Dal punto di vista della produzione, il re-master si distingue per un’attenzione quasi ossessiva alla qualità audio. I tecnici del mastering hanno lavorato per rimuovere imperfezioni, bilanciare livelli e migliorare la chiarezza delle tracce. Questo lavoro di precisazione risulta particolarmente apprezzabile se si considera l’evoluzione tecnologica degli ultimi decenni. Il risultato è un CD che, pur mantenendo un approccio fedele all’originale, riesce a sorprendere per la vivacità dei suoni e la profondità delle dinamiche. La cura applicata al restauro audio dimostra come il valore di un archivio sonoro non debba mai essere sottovalutato, ma anzi valorizzato attraverso interventi tecnici mirati.

Valutazione Artistica e Tecnica

Per chi ama il progressive rock, l’esperienza offerta da "Out in the Dark" va oltre il semplice ascolto: diventa un vero e proprio viaggio alla scoperta di un passato che ha segnato la storia della musica. Il re-master non solo affina la qualità sonora, ma riesce a rendere più evidenti gli arrangiamenti elaborati e la dinamica intensa delle performance dei Flame Dream. La scelta di mantenere intatta la struttura originale, arricchita da dettagli e migliorie tecniche, permette di cogliere un nuovo spirito e un rinnovato vigore nel lavoro musicale del gruppo.

Uno degli aspetti più interessanti riguarda l’equilibrio tra tradizione e modernità. I Flame Dream sono riusciti a conservare quel fascino intramontabile del rock progressivo degli anni '70/'80, aggiungendo però un tocco contemporaneo che si traduce in una maggiore limpidezza e profondità dei suoni. Il processo di re-master ha esaltato in modo notevole le dinamiche degli arrangiamenti, creando contrasti che sottolineano sia la potenza dei momenti intensi che la delicatezza delle parti più liriche. Il risultato è una resa sonora che parla direttamente agli appassionati, trasmettendo energia e passione in ogni traccia.

Il mastering in CD si è rivelato dunque un elemento chiave per ripristinare e valorizzare il valore artistico del disco. Il restauro audio, infatti, non è solo un intervento tecnico, ma un’arte che permette di “rivedere” il passato con occhi nuovi, offrendo una prospettiva fresca senza rinunciare all’autenticità dell’opera originale. Questo messaggio centrale – l’importanza del restauro audio – si rivela particolarmente significativo in un’epoca in cui la qualità del suono viene spesso compromessa da processi di digitalizzazione standardizzati.

Conclusioni

In definitiva, il CD in re-master "Out in the Dark" dei Flame Dream si configura come un’opera di grande impatto sia dal punto di vista artistico che tecnico. Il lavoro di re-master ha saputo esaltare il meglio del disco originale, sottolineando arrangiamenti complessi e dinamiche ricche, elementi che hanno sempre contraddistinto il gruppo. Questa rilavorazione non solo rende omaggio alla storia dei Flame Dream, ma ne apre anche nuove frontiere, rendendo il loro lavoro accessibile e apprezzabile anche alle nuove generazioni di appassionati di progressive rock.

Il nostro invito finale, rivolto a tutti gli estimatori del genere e agli appassionati di musica attenta ai dettagli, è quello di non lasciarsi sfuggire questa rara occasione. "Out in the Dark" rappresenta un eccellente esempio di come il restauro audio possa valorizzare opere che hanno segnato un’epoca, riscoprendo emozioni e suggestioni che meritano di essere ascoltate nella loro piena intensità. Se siete alla ricerca di un’esperienza sonora che unisca tradizione e modernità, questo CD re-master è sicuramente un acquisto da non perdere.

Concludendo, "Out in the Dark" dei Flame Dream è molto più di una semplice ristampa: è un vero e proprio omaggio alla storia del progressive rock, realizzato con passione e meticolosità tecnica. Grazie a questo intervento di mastering, il disco riscopre il suo potenziale artistico, coinvolgendo e sorprendendo ad ogni ascolto. Non resta che lasciarsi trasportare dalle sonorità e dalla magia che solo la musica sa donare.

In conclusione, il rilascio rimasterizzato dell'album "Out In The Dark" dei FLAME DREAM rappresenta un affascinante viaggio nella musica e nella storia della band. Non solo celebrano il loro passato glorioso, ma si proiettano anche verso un futuro. La loro capacità di fondere generi diversi ha ispirato numerosi artisti e continuerà a farlo, rendendo evidente perché i FLAME DREAM restino un simbolo fondamentale nel panorama musicale contemporaneo.

In sintesi, l'album "Out In The Dark" non è solo una rimasterizzazione, ma un vero e proprio tributo all'evoluzione artistica dei FLAME DREAM. La combinazione di progressive rock e jazz-fusion offre un'esperienza unica che affascina i fan di ogni generazione.

Per chiudere, il ritorno dei FLAME DREAM con "Out In The Dark" segna un momento significativo non solo per la band, ma anche per il panorama musicale. Questo rilascio, insieme all'uscita nel 2024 del nuovo album "Silent Transition", invita gli ascoltatori a riflettere sull'eredità di una band che continua a spingere i confini creativi. Con ogni nota, i FLAME DREAM ricordano che la musica è un viaggio senza fine, capace di unire le generazioni attraverso il potere del suono.

Tracks list:

                                                                                                                                                                    1) Full Moon                (5:22)                                                                                                                  

2) Nocturnal Flight       (5:33)                                                                                                                    3) Out In The Dark       (9:29)                                                                                                                    4) Wintertime Nights    (4:04)                                                                                                                    5) Strange Meeting       (16:34)                                                                                                                     a) Strange Meeting Part. 1                                                                                                                         b) Kaleidoscope                                                                                                                                           c) Strange Meeting Part. 2

Line-up

                                                                                                                                                                  Pit  Furrer - batteria, percussioni

Roland Ruchstuhl - pianoforte, organo, tastiere, sequencer, vocoder

Peter Wolf - voce, flauto, sassofoni, percussioni

Urs Hochuli - basso, pedali per basso, voce

With:

Dale Hauskins - chitarra elettrica


Grazie per aver letto questa recensione dettagliata. Non dimenticate di iscrivervi al blog per rimanere aggiornati sulle ultime novità e per condividere le vostre impressioni su "Out in the Dark" e sul mondo affascinante del progressive rock.


mercoledì 17 settembre 2025

The New Grove Project - Epiqurium 2025 (Symphonic Prog) Svezia

                         The New Grove Project - Epiqurium

                                         Symphonic Prog

                                                  Svezia

The New Grove Project - Epiqurium


Quando la passione per la musica incontra la creatività di artisti di spicco, nascono progetti innovativi come "Epiqurium". Quest'album, che unisce i talenti di Per Sundbom e Robert Webb, rappresenta un viaggio affascinante attraverso melodie avvolgenti e arrangiamenti sinfonici. Registrato presso gli unici studi Garden Shed in Grecia, ogni traccia riflette l'impegno e la visione artistica di un team di musicisti straordinari. Continuate a leggere per scoprire cosa rende "Epiqurium" un'uscita imperdibile per gli amanti della musica e del progressive rock in particolare.

"Epiqurium" non è semplicemente un album, ma una manifestazione di collaborazione musicale che trascende i confini tradizionali. La fusione di stili e idee tra Per Sundbom e Robert Webb ha dato vita a un lavoro audace e innovativo, registrato in uno degli studi più all'avanguardia in Grecia. Questo progetto non solo arricchisce il repertorio dei The New Grove Project, ma offre anche un'esperienza sonora che invita a una profonda introspezione. Venite a scoprire i dettagli di questo entusiasmante viaggio musicale e cosa lo rende unico nel suo genere.

Questo album nasce dalla sinergia creativa tra Per Sundbom e Robert Webb, il quale ha anche curato le composizioni e gli arrangiamenti aggiuntivi. La registrazione è stata effettuata negli studi Garden Shed in Grecia, con la produzione affidata a Robert Webb, Per Sundbom e Ingemar Hjertqvist. La copertina è stata realizzata da Dan Pettersson/DP Bild, utilizzando immagini di Per Sundbom.  A differenza delle opere precedenti dei The New Grove Project, la musica di Epiqurium si presenta in una forma decisamente più progressiva e sinfonica. Il 2 settembre 2025, sono stati rivelati i crediti per i talentuosi musicisti che hanno contribuito all'album: - Robert Webb (ex England): Tastiere, Sintesi Orchestrale e Webbotron - André Schornoz: Basso - Timo Vuoppola (Fouette): Chitarre - Mattias Olsson (ex Änglagård): Batteria e Percussioni.

In conclusione, l'album 'Epiqurium' rappresenta un'autentica evoluzione nel panorama musicale, portando una freschezza e una complessità sinfonica che supera i lavori precedenti dei The New Grove Project. La combinazione di composizioni innovative da parte di Per Sundbom e arrangiamenti esperti di Robert Webb crea un'atmosfera unica che invita gli ascoltatori a esplorare nuovi territori sonori. Con la partecipazione di musicisti di talento come André Schornoz e Timo Vuoppola, l'album si distingue come una vera opera d'arte da non perdere.

In definitiva, l'opera di Per Sundbom in 'Epiqurium' non solo rivisita la musica originale, ma la reinterpreta con un respiro nuovo e audace, rispecchiando la crescita e l'evoluzione degli artisti coinvolti. La produzione di Robert Webb, unita a una strumentazione ricca e multifascettata, si traduce in un'esperienza d'ascolto che affascina e sorprende ad ogni traccia. Non resta che ascoltare e lasciarsi trasportare dalle sonorità inedite proposte da questo straordinario progetto musicale.

In sintesi, l'album 'Epiqurium' è testimonianza dell'incredibile talento e della creatività del team di musicisti coinvolti, catapultando gli ascoltatori in un viaggio sonoro senza precedenti. Con una produzione esperta e una direzione artistica ispirata, questo lavoro si pone come una pietra miliare nella discografia di Per Sundbom e dei The New Grove Project. Invitiamo tutti ad ascoltare e apprezzare la bellezza della musica proposta, disponibile su persundbom.bandcamp.com, dove l'arte e l'innovazione si incontrano in un'esperienza musicale straordinaria.



martedì 16 settembre 2025

Discipline - Breadcrumbs (Symphonic Prog) US 2025

                                  Discipline - Breadcrumbs

                                                    (US)


Discipline - Breadcrumbs

Negli ultimi anni, il panorama del progressive rock ha visto numerosi cambiamenti e innovazioni, ma poche band sono riuscite a mantenere una coerenza stilistica e al contempo sperimentare sonorità innovative come i Discipline. Con il loro ultimo album, "BREADCRUMBS", pubblicato nel 2025, il gruppo statunitense si propone di offrire un prodotto che unisce tradizione e modernità. In questa recensione di  BREADCRUMBS dei  Discipline, scopriremo insieme come l'album si inserisce nel contesto storico della band e dell'intero scenario rock progressivo contemporaneo.

I Discipline, noti per il loro mix energico di riff incisivi e testi introspettivi, si confermano ancora una volta capaci di sorprendere il pubblico. L'album "BREADCRUMBS" si presenta come un punto di svolta che ribadisce le radici della band, pur offrendo elementi nuovi e audaci che testimoniano la crescita artistica e la maturazione musicale.

Analisi Tracce

"BREADCRUMBS" non è soltanto una raccolta di brani, ma un percorso narrativo che si snoda attraverso emozioni, riflessioni e dinamiche sonore. Di seguito, analizziamo alcuni dei brani chiave presenti nell'album.

"Breadcrumbs"

"Breadcrumbs", brano di apertura, risulta essere una traccia fondamentale per capire il nuovo orizzonte sonoro dei Discipline. L’arrangiamento si caratterizza con una combinazione di chitarre distorte, tastiere e linee di basso pulsanti, creando un’atmosfera intensa e quasi cinematografica. I testi, pur lasciando intravedere un messaggio di ricerca e di esplorazione interiore, non forniscono esplicitamente il significato nascosto, invitando l’ascoltatore a interpretare liberamente il proprio cammino.

"Keep the Change"

Un altro brano di rilievo è "Keep the Change", secondo brano dell'album, dove si assiste a una fusione raffinata di sonorità rock classiche e sperimentazioni modernistiche. Gli arrangiamenti in questo pezzo evidenziano un uso sapiente dell’effetto eco, che amplifica il senso di distanza e introspezione. La chitarra acustica , accompagnata da un cantato a tratti malinconico, contribuisce a creare un ambiente quasi etereo, mentre il testo invita ad una riflessione sul passato e sulle cicatrici lasciate dalle esperienze vissute.

"Aria"

"Aria", ultimo brano dell'album, emerge come una traccia fortemente energica e carica di tensione drammatica. In questo brano, l’uso dinamico dei ritmi e dei cambi di tonalità dimostra il continuo impegno dei Discipline nell’evoluzione del proprio sound. I testi, pur mantenendo un approccio criptico, parlano di confini e limiti, sia personali che sociali, offrendo spunti di riflessione profonda senza rivelare dettagli eccessivamente espliciti. La capacità di condensare temi esistenziali in un ritmo incalzante rende questo pezzo uno degli highlights dell’album.

È interessante notare come "BREADCRUMBS" si collochi in continuità con la precedente discografia dei Discipline, pur introducendo nuove sfumature. Le sonorità sperimentali e i testi carichi di metafore si bilanciano con un ritorno ai riff aggressivi e alle strutture classiche che hanno segnato gli esordi della band, creando un ponte tra passato e futuro.

Giudizio

Dal punto di vista della qualità musicale, "BREADCRUMBS" rappresenta un perfetto connubio tra tradizione prog e innovazione. La produzione si distingue per la cura dei dettagli, dove ogni strumento trova il proprio spazio e contribuisce a un insieme coeso e avvincente. La scelta degli arrangiamenti e la profondità dei testi testimoniano l’impegno dei Discipline nel non accontentarsi mai della mediocrità, proponendo invece un prodotto che sfida l’ascoltatore a ritrovarsi in ogni nota.

Nonostante qualche tratto sperimentale che potrebbe risultare un po’ denso per il pubblico meno abituato, il risultato finale è un album che riesce a trasmettere emozioni autentiche e a stimolare una riflessione interna. La capacità dei Discipline di reinventarsi continuamente, senza tradire le proprie radici, è uno degli elementi che rendono questa produzione particolarmente interessante nel contesto del progressive rock del 2025.

L’album si distingue non solo per la qualità dei singoli pezzi ma anche per la coerenza complessiva della narrazione sonora. L’equilibrio tra momenti di intensa energia e passaggi più meditativi crea un’esperienza d’ascolto completa, capace di coinvolgere il pubblico sia per la parte emotiva che per quella tecnica.

Conclusione

"BREADCRUMBS" è un album che riesce a offrire allo stesso tempo innovazione e continuità, segnando un ulteriore passo evolutivo nella carriera dei Discipline. Questa mia recensione dell'ultimo lavoro dei Discipline "BREADCRUMBS" Discipline sottolinea come i brani analizzati, abbiano contribuito a rendere l'album un vero e proprio punto di riferimento nel panorama progressive rock odierno.

In conclusione, l’album "BREADCRUMBS" si conferma come un prodotto maturo e ben congegnato, in grado di soddisfare sia i fan storici che i nuovi ascoltatori, offrendo una miscela ricca di spunti emozionali e riflessivi. L’abilità dei Discipline nel fondere stile e contenuto rende questo lavoro un’aggiunta preziosa alla loro discografia e un indispensabile appuntamento per gli appassionati di progressive rock.

                                                                         Breadcrumbs


lunedì 15 settembre 2025

Android - Wordless Scriptum 2024 (Symphonic Prog) Ungheria

                               Android - Wordless Scriptum

Android - Wordless Scriptum

L'anno 2024, il rock progressivo si arricchisce di una proposta audace e innovativa grazie all'uscita dell'album "WORDLESS SCRIPTUM" della band ungherese Android. Questo disco si inserisce in un contesto di nuove uscite progressive del 2024, caratterizzandosi per la sua capacità di fondere tradizione e sperimentazione in un mix sonoro complesso e ricco di sfumature.

Fin dai primi solchi del disco, "WORDLESS SCRIPTUM" colpisce per la sua forte impronta progressive, che si manifesta attraverso arrangiamenti articolati e passaggi dinamici capaci di trasportare l'ascoltatore in un viaggio emozionale e intellettuale. La band Android, con quest'opera, riesce a innovare pur restando fedele alla tradizione del rock progressivo, suggerendo una visione attenta e consapevole dei mutamenti della scena musicale contemporanea. La cura per i dettagli, l'equilibrio tra tecnica virtuosa e intensità emotiva, nonché la capacità di creare atmosfere distintive, rappresentano alcuni dei tratti distintivi che contraddistinguono questo album.

Tra le tracce di "WORDLESS SCRIPTUM", spiccano in particolare tre brani che meritano un'analisi approfondita. Il primo, "War and Peace", si caratterizza per l'intreccio di melodie sofisticate e sezioni strumentali ricche di variazioni ritmiche. Questo brano si distingue per la sua potenza espressiva che cattura subito l'attenzione. La complessità degli arrangiamenti e l'uso sapiente di strumenti elettrici e sintetizzatori creano un paesaggio sonoro multilivello, in grado di trasportare l’ascoltatore in un labirinto emozionale. La linea di basso pulsante e la presenza di assoli chitarristici ben strutturati contribuiscono a sottolineare l’eclettismo della band, dimostrando come gli Android sappiano fondere tecnicismi e atmosfere in modo armonioso e coinvolgente.

Il secondo brano, "Incomplete Farewell", rappresenta una pausa riflessiva all'interno dell'album. Questa traccia si distingue per l’approccio più etereo e atmosferico, in cui le lunghe sezioni sinfoniche e l'uso di effetti spaziali conferiscono una dimensione quasi cosmica all'opera. L'interazione tra tastiere e assoli di chitarra elettrica crea un ambiente sonoro che evoca immagini di galassie lontane e paesaggi celestiali. La struttura del pezzo, pur mantenendo una complessità progressiva, riesce a trasmettere una sensazione di pace e contemplazione, invitando l'ascoltatore a immergersi in riflessioni profonde sul senso dell'esistenza e sulle infinite possibilità dell'immaginario musicale.

Il terzo brano, "Metamorphosis Part. 1/2/3", chiude il trittico rappresentativo dell'album con una carica emotiva che unisce momenti di intensa riflessione a esplosioni di energia. In questo pezzo, la band Android sperimenta con connotazioni più oscure e introspettive, giocando sulla polarità tra silenzio e suono. La progressiva evoluzione della composizione, scandita da dinamiche inaspettate e cambi di tonalità improvvisi, dimostra la versatilità della band e la sua padronanza tecnica nel creare tensione e poi risolverla in climi di grande pathos. Questo brano funge da perfetto contrappunto agli altri due, offrendo un momento culminante di sintesi emotiva e tecnica, in grado di risuonare profondamente con l’ascoltatore esperto.

Dal punto di vista critico, "WORDLESS SCRIPTUM" si rivela un disco di alta qualità, capace di innovare senza snaturare le radici del rock progressivo. Le capacità interpretative e compositive della band emergono con forza, evidenziando una solida competenza tecnica e una sensibilità artistica rara. La produzione del disco, curata nei minimi dettagli, consente a ogni singolo elemento di esprimersi appieno: dalle linee melodiche intricate alle dinamiche ritmiche, ogni traccia è concepita per offrire un’esperienza immersiva e coinvolgente. Sebbene alcuni momenti possano risultare troppo sperimentali per i puristi del genere, la maggiore parte dell'album riesce a unire innovazione e rispetto per le tradizioni progressive, proponendo un equilibrio perfetto tra complessità e accessibilità.

In sintesi, "WORDLESS SCRIPTUM" della band Android è un’opera che si pone come una delle uscite progressive più interessanti del 2024. Attraverso le sue tracce più rappresentative, l'album si afferma come un viaggio musicale ricco di sfumature ed emozioni, capace di parlare a chiunque ami il rock progressivo per la sua capacità di emozionare e sorprendere. Il valore artistico dell’album risiede non solo nella sua tecnica impeccabile, ma anche nella capacità di trasmettere significati profondi attraverso un linguaggio strumentale e altamente evocativo.

Invitiamo tutti gli appassionati e i lettori di questo blog a immergersi in questa esperienza sonora e a lasciarsi trasportare dall’universo musicale della band Android. Seguire la band sui social potrà offrire ulteriori spunti e aggiornamenti su future attività, approfondimenti e nuove uscite nel panorama del rock progressivo.

                                                                Metamorphosis Part. 1/2/3


domenica 14 settembre 2025

The Cosmic Couriers - La Danza della Mente, Anni '70 (Germania) CD 18

                              The Cosmic Couriers

                                        La Danza della Mente

                                                 Krautrock

Con questo 18° volume giungo al termine di questo viaggio straordinario: La pubblicazione della mia personale compilation composta esattamente da 18 CD dedicati alla musica cosmica tedesca. Attraverso questo progetto ho voluto rivisitare l'epoca degli anni settanta in Germania per l'importanza storica di questo genere musicale.
La passione per la ricerca e la cura nel selezionare ogni traccia mi hanno portato a scoprire retroscena inediti e momenti decisivi della scena musicale tedesca. Un cammino fatto di sfide e gratificazioni che mi hanno arricchito professionalmente e personalmente.
La ricerca e la successiva scelta dei brani sono stati un vero banco di prova, in cui ogni scoperta mi ha avvicinato sempre di più al cuore pulsante della cosmic music tedesca
La mia esperienza nel lavorare su questo progetto è stata entusiasmante: un viaggio immersivo nella cultura musicale degli anni '70 , fatto di incontri e nuove scoperte nonostante abbia, io, vissuto con intensità musicale quegli anni.
Con la pubblicazione, nel mio blog, di questa compilation, il mio impegno per far rivivere la storia della cosmic music trova il suo compimento. Oggi celebro non solo la conclusione di un progetto, ma anche il trionfo di un'epoca che a saputo raccontare storie attraverso la musica.
Sono convinto che l'eredità di queste band e artisti continua ad ispirare e a stimolare gli appassionati di musica, e spero che questo lavoro possa contribuire a mantenere viva quella preziosa fiamma culturale.
Vi invito a condividere questo post e i precedenti sui social e a diffondere la passione per la cosmic music e tutto il progressive rock con tutti i suoi sottogeneri. 
Insieme possiamo fare in modo che la storia musicale degli anni '70, la cosmic music tedesca e il progressive rock con tutti gli ìi suoi suoi sottogeneri, continuino a vivere.

CD 18

CD 18

Tracks list:

1) Kraftwerk - Elektrisches Roulette

Il brano "Elektrisches Routette" dei Kraftwerk è un perfetto esempio della fusione tra elettronica e ritmo ipnotico. La traccia gioca sapientemente con sequenze di suoni sintetizzati, creando un effetto avvolgente. I ritmi pulsanti e i modulatori tonali offrono un'atmosfera futuristica. Le transizioni tra le diverse sezioni sono fluide, mantenendo l'ascoltatore costantemente coinvolto. La struttura si basa su un ripetersi di motivi melodici che evolvono lentamente, tipici dello loro stile distintivo. Questo approccio rende il brano un manifesto della tecnologia musicale degli anni '70.



2) Vinegar - Sawnill

"Sawmill" dei Vinegar presenta un mix audace di ritmi complessi e melodie surreali. Il brano inizia con una base ritmica pulsante che induce stati di trance. Melodie spezzate si intrecciano in un dialogo tra diversi strumenti. Ogni strumento contribuisce all'atmosfera complessiva, creando un effetto di stratificazione sonora. I cambi di tempo e le dinamiche rendono l'ascolto avvincente. La progressione armonica è imprevedibile, mantenendo l'attenzione dell'ascoltatore.


                               Full Album (Sawmill è il II° brano dell'album dal minuto 12:25)

3) Michael Rother - Flammende Herzen

Nel brano "Flammende Herzen", Michael Rother esplora sonorità eteree e melodie sognanti. La chitarra elettrica crea riff incantevoli che si sovrappongono a una base di synth atmosferici. L'uso di effetti di delay e riverbero amplifica la sensazione di vastità. La struttura musicale si muove attraverso sezioni fluide, senza un vero climax, il che crea una sensazione di continua evoluzione. I suoni generati conferiscono al brano un carattere quasi cinematografico, trasportando l'ascoltatore in un viaggio emotivo. La semplicità melodica diventa un complesso arazzo sonoro.


4) Michael Hoenig - Hanging Garden Transfer

"Hanging Garden Transfer" di Michael Hoenig è un esempio di audace sperimentazione melodica. La composizione si sviluppa attraverso toni misteriosi e textures intricate. Strati di suoni elettronici si intrecciano creando una dimensione spaziale. La melodia si evolve lentamente, lasciando che ogni nota risuoni prima di passare alla successiva. I momenti di silenzio sono utilizzati per accentuare i suoni predominanti, amplificando l'effetto atmosferico. Questa profondità sonora rende il brano una vera esperienza immersiva.


5) Can - Thief

Il brano "Thief" dei Can è caratterizzato da una frenesia ritmica e sonorità oscure. La sezione ritmica è incalzante, mentre la tastiera e le chitarre creano una tensione palpabile. La struttura è non convenzionale, con sezioni che si sovrappongono e si alternano senza preavviso. Il canto, quasi parlato, si fonde con gli strumenti in maniera opposta agli standard pop. Le variazioni dinamiche aggiungono profondità e un senso di urgenza. Questo brano esemplifica il perfezionismo della band nell'intrecciare improvvisazione e struttura.


6) German Oak - Raid Over Dusseldorf

Gli German Oak, con "Road Over Dusseldorf", portano l'ascoltatore in un viaggio sonoro evocativo. L'atmosfera è densa e carica di tensione, riflettendo sperimentazioni musicali audaci. L'uso di strumenti acustici ed elettronici crea un mix singolare di suoni naturali e artificiali. La composizione si snoda attraverso passaggi lenti e meditativi, interrotti da esplosioni sonore. I cambiamenti di tonalità sono graduali, quasi impercettibili, ma efficaci nel mantenere il coinvolgimento dell'ascoltatore. La capacità di evocare immagini visive attraverso la musica è il punto forte di questo pezzo.



7) Conrad Schnizler - Jupiter

"Jupiter" di Conrad Schnizler rappresenta un'innovazione audace nel panorama musicale tedesco. L'artista utilizza una varietà di suoni sintetici, creando paesaggi sonori complessi e stratificati. La struttura del brano è sperimentale, oscillando tra momenti di calma e intensi picchi sonori. Le tecniche di modulazione utilizzate promuovono un'esperienza d'ascolto unica. La sensazione di scoperta e meraviglia è palpabile, rendendo il brano un'esperienza avvincente. "Jupitrer" si distingue come un capolavoro di creatività e avanguardia.



sabato 13 settembre 2025

Aufklaurung - Nell' Idea di un Tempo che (Rock Progressivo Italiano) 2025

               Aufklaurung - Nell'Idea di un Tempo che

Aufklaurung - Nell'Idea di un Tempo che

La storia della musica è costellata di band che, nel loro percorso, hanno saputo mescolare influenze, tradizioni e innovazioni. Tra queste, Gli Aufklärung si stagliano come una gemma brillante nel panorama del new-prog italiano. Nati nel 1990, hanno attraversato un viaggio emozionante ricco di sperimentazioni e, nonostante le sfide, sono stati capaci di produrre opere iconiche che hanno segnato un'epoca. In questo articolo, scopriremo le tappe fondamentali della loro carriera, dall’acclamato album di debutto a un’audace rinascita alla luce della pandemia, un percorso che non solo racconta la loro musica, ma anche la resilienza di un’artista.

Nel mondo della musica, alcune storie risuonano con una forza particolare, e quella dei Degli Aufklärung è senza dubbio tra queste. Fondati a Brindisi e diventati un simbolo del new-prog negli anni '90, la band ha saputo mischiare il passato con un presente vibrante, esplorando nuove sonorità e approcci creativi. Questo articolo vi guiderà attraverso le fasi di evoluzione musicale della band, dai loro esordi con “De la Tempesta l’Oscuro Piacere” fino all’innovativo progetto del 2025, un’odissea musicale che promette di affascinare ogni amante del progressive rock.

Gli Aufklärung sono un emozionante gruppo new-prog originario di Brindisi, nato nel 1990 dalla fusione di due band locali. Nel corso dei primi anni, il gruppo ha attraversato fasi di sperimentazione e cambi di formazione, ma tra il 1992 e il 1993 si è dedicato intensamente alla sala prove, producendo cinque brani iconici. Questi brani hanno costituito la loro prima demo, realizzata nell'aprile del 1994, e sono stati successivamente inclusi nel loro primo album. Dal 29 marzo al 16 aprile 1994, il gruppo ha registrato il disco “De la Tempesta l’Oscuro Piacere” presso lo studio del compianto Sergio Taglioni a Cascina (PI). L’uscita dell'album ha segnato un momento cruciale nella loro carriera: ha riscosso un ottimo successo di vendite, ricevendo recensioni entusiastiche a livello mondiale; ancora oggi è considerato un album di riferimento per il new-prog italiano degli anni '90, un vero e proprio tesoro sonoro.

Tra il 1997 e il 1998, gli Aufklärung ripresero la scrittura di nuovi pezzi, realizzando una demo mai pubblicata che, sebbene rimasta inedita, conteneva alcune idee riutilizzate nel nuovo album del 2025. Con l'arrivo del 2020 e in piena pandemia da COVID, Michele Martello e Marco Mancarella decisero di rifondare il gruppo, dando vita a un approccio innovativo. Questo nuovo metodo di lavoro è stato sviluppato e testato nel tempo, attingendo a vecchie idee musicali, ma con un twist sorprendente. I brani che compongono “Nell’idea di un tempo che” preservano parte degli stilemi distintivi dei vecchi Aufklärung, ma si arricchiscono di un mix compositivo differente, grazie all'apporto di nuove “menti pensanti” che amplificano la creatività rispetto ai brani di “De la Tempesta l’Oscuro Piacere”. In questo disco, Michele e Marco sono riusciti a esprimere appieno il loro potenziale musicale e compositivo, portando a un'evoluzione significativa del loro sound. Una differenza notevole, evidente fin dal primo ascolto, è rappresentata dall'uso del cantato in italiano, una scelta audace e fortemente voluta che segna l'inizio di una nuova era per il gruppo.

Questo fondamentale passo avanti è stato reso possibile grazie all'ingresso di Michele De Luca nel gruppo, un'avventura che ha portato a una rinascita creativa. Con la sua visionaria influenza, l'ensemble ha potuto esplorare e lavorare su quattro brani/suite, i quali, pur essendo già ricchi di potenzialità, necessitavano di un cantato capace di esaltarne ogni sfumatura. I quattro brani di “Nell’idea di un tempo che” si intrecciano per formare una sorta di concept album, intraprendendo un profondo viaggio attraverso i molteplici stati d’animo dell’essere umano, pur ancorandosi saldamente nella memoria del passato. Michele Martello e Marco Mancarella, membri fondatori e unici superstiti della formazione che registrò l'album del 1995, fungono non solo da “cerniera” tra il vecchio e il nuovo corso della band, ma anche da custodi di una tradizione che ha trovato nuova linfa grazie alle preziose idee di Dante Di Giorgio e Michele De Luca. L’auspicio è non solo di replicare i successi del primo album, ma di conquistare anche soddisfazioni live nei contesti che il prog italiano merita, per riportare in auge l’essenza di un genere musicale che sa emozionare e coinvolgere come pochi altri.

In conclusione, la storia degli Aufklärung è un perfetto esempio di resilienza e innovazione nel panorama musicale italiano. Dalla loro formazione nel 1990 e il debutto con "De la Tempesta l’Oscuro Piacere", il gruppo ha saputo evolversi, affrontare sfide e rinnovarsi, nonché mantenere viva la fiamma del prog italiano. L’uscita del nuovo album "Nell’idea di un tempo che" segna un'importante tappa nel loro percorso, non solo per il cambiamento stilistico, ma per il ritorno alle radici con una nuova produzione musicale che promette di emozionare nuovamente i fan di vecchia data e attrarre nuove generazioni.

Nel rifondare il gruppo durante una crisi globale, Michele Martello e Marco Mancarella dimostrano come la musica possa fungere da collante e rinascita. L’album attuale presenta non solo l’elevata qualità compositiva degli artisti coinvolti, ma rappresenta anche un profondo viaggio attraverso le emozioni umane, arricchito dalla scelta di utilizzare il cantato in italiano. Questo segno di ripartenza è un richiamo all'interesse e alla passione che il prog italiano ha sempre suscitato nel pubblico.

In sintesi, gli Aufklärung non sono semplicemente tornati, ma hanno saputo rinnovarsi, trovando un nuovo equilibrio tra il loro passato e le nuove avanguardie musicali. Con la speranza di rivivere i trionfi di un tempo e di portare la loro arte nei luoghi meritati, il gruppo lancia una sfida alla scena musicale contemporanea, promettendo un futuro ricco di creatività e successi. L’invito ai fan è di unirsi a loro in questo viaggio, per celebrare insieme la bellezza della musica e la continuità della tradizione prog.


                                Nell'attesa godiamoci il loro primo album pubblicato negli anni '90

venerdì 12 settembre 2025

Società Malata - Una Riflessione sulla Violenza e l' Ipocrisia del Nostro Tempo

                                         Società Malata

   Una Riflessione sulla Violenza e l’Ipocrisia del Nostro Tempo

( Oltre alle regolari divagazioni di ogni giorno 9 del mese, è necessario pubblicare occasionalmente altri contenuti che si discostano dal tema principale di questo blog, ovvero il Rock Progressivo. Questi articoli speciali servono ad esplorare argomenti specifici e a far luce su eventi di rilievo, con l'intento di stimolare la sensibilità collettiva. Spero di non annoiarvi, anzi, mi preme rendervi partecipi di temi che possano suscitare il vostro interesse )

Società Malata

Società Malata: 

La rabbia e l’incredulità ci pervadono ogni volta che osserviamo il paradosso della nostra epoca: una società che condanna con forza il male, eppure promuove quotidianamente immagini e spettacoli che celebrano la violenza in tutte le sue forme. Viviamo in un’epoca in cui l’annoso contrasto tra la condanna dei crimini più efferati – omicidi, femminicidi, genocidi – e l’appetibile intrattenimento che ne trae profitto, diventa il simbolo di una realtà profondamente malata e contraddittoria.

Basta pensare alle notizie quotidiane che ci presentano una cronaca costante di violenze estreme. Ogni giorno, i media ci portano al cuore di tragici episodi, mostrando volti segnati dal dolore e dalla disperazione. La nostra cultura, tuttavia, sembra aver smesso di interrogarsi sul valore della vita umana, accontentandosi di una rappresentazione spettacolarizzata della sofferenza. In un certo senso, siamo tutti stronzi e compiacenti testimoni di una violenza che viene denunciata a parole e, nello stesso tempo, consumata in maniera tranquilla davanti a uno schermo.

Negli ultimi anni, innumerevoli casi di omicidi e atti di violenza hanno scosso il nostro senso comune. Non raramente, notizie di femminicidio echeggiano nell’aria, accompagnate da un senso di impotenza e indignazione. Queste tragedie non sono soltanto dati statistici, ma rappresentano la sconcertante evidenza di una società che non riesce a proteggere le sue componenti più vulnerabili. Eppure, accanto alla condanna di tali atti, assistiamo a una strana ossessione per il macabro, evidente in film e spettacoli che banalizzano il dramma umano trasformandolo in intrattenimento.

Questa contraddizione è profondamente radicata: da una parte, si tratta di un’istanza morale, un appello alla civiltà per fermare l’inarrestabile progresso della violenza; dall’altra, la stessa violenza viene sfruttata per ottenere profitto, diffondendosi sul grande schermo e nelle pagine dei media come se fosse un semplice prodotto da consumare. In questo modo, la società dimostra una duplice moralità, in cui la condanna giustificata viene sminuita dalla sua stessa commercializzazione, creando una spirale in cui la “natura animale” dell’uomo viene cinicamente valorizzata come spettacolo.

Riflettendo su questa dinamica, ci rendiamo conto che la nostra società è, in realtà, malata. I simboli della nostra cultura – il cinema, la televisione, la letteratura – si trovano coinvolti in un paradosso inquietante: pur denunciando e condannando la violenza, esse ne fanno un elemento centrale delle narrazioni che vengono proposte al pubblico. La crisi morale diventa, così, il motore di una cultura del consumo, dove la sofferenza diventa spettacolo e il dolore un prodotto da vendere.

Basta osservare come ormai il concetto di genocidio, termine che dovrebbe evocare una riflessione profonda sulla storia dei massacri e delle oppressioni, venga talvolta trattato come un argomento di discussione scontata, quasi scolastico. La banalizzazione del genocidio, così come di altre forme estreme di violenza, rischia di spiccare la linea tra l’attimo di indignazione e il consumo freddo dell’immagine, trasformando eventi storici di dolore e distruzione in meri spunti per storie di fantasia.

L’ipocrisia si manifesta in ogni aspetto della nostra quotidianità. Non sorprende, dunque, che la nostra visione della realtà sia stata alterata. Si assiste, ogni giorno, a una "bontà" facciata che nasconde un lato oscuro, quasi animale, dell’uomo. È la “natura animale” che emerge nei momenti di crisi, manifestandosi in quei comportamenti crudeli e spietati che spesso vengono minimizzati o addirittura giustificati dai media. Lo spettacolo della violenza diventa così un elemento imprescindibile della nostra cultura, un richiamo irresistibile che ci obbliga a confrontarci con la nostra stessa esistenza.

I media hanno un ruolo ambivalente: essi denunciano le atrocità, ma allo stesso tempo offrono una piattaforma dove quest’orrore viene consumato e riverberato. Cinema, serie televisive, documentari e persino pubblicità sfruttano l'estetica del macabro per attirare l’attenzione di un pubblico sempre più appagato da immagini forti ed evocative. Tale fenomeno non può che essere definito una forma di profitto basato su un paradosso morale: la condanna verbale della violenza si trasforma in una monetizzazione della stessa.

È difficile non provare una profonda amarezza di fronte a questo scenario. L’umanità ci risulta sempre più divisa tra il bisogno di essere morigerati, carboidrati culturali che ci portano a fare un bilancio costante sui nostri valori, e l'impulso a trarre profitto da un dolore che dovrebbe essere inibito e condannato. I palcoscenici della violenza, che dovrebbero essere relegati alla storia, vengono nuovamente riaperti in una narrazione che oscilla tra la denuncia e il sensazionalismo.

È paradossale constatare come la società, definita sempre più come “malata”, si nutra di questa doppia dinamica. Da una parte, l’apparente bisogno di condannare e reprimere ogni forma di violenza; dall’altra, il desiderio di abbracciare quella “natura animale” che, in qualche modo, si rivela come intrinseca all’essere umano, un tratto che, sebbene nascosto sotto il velo della civiltà, emerge in maniera inesorabile nelle sue sfumature più crude.

In questo quadro, il femminicidio emerge come uno degli aspetti più terribili e cruenti di questa realtà disumanizzante. Le vittime di femminicidio non sono semplicemente numeri, ma rappresentano il volto di una società che, nonostante le promesse di protezione e di giustizia, è incapace di salvarsi da se stessa. Una società che si nutre di contraddizioni, condannando il male mentre se ne impara il “gusto” dal contesto spettacolare e dalla sua incessante rappresentazione. E mentre si parla della lotta contro l’oppressione e la violenza, i media sembrano festeggiare la violenza, vendendone ogni versione al pubblico assetato di emozioni forti.

Abbiamo assistito, negli ultimi decenni, alla trasformazione di un dialogo morale, inizialmente orientato alla costruzione di una società giusta e solidale, in una narrazione in cui la violenza diventa protagonista assoluta. Le immagini dei massacri, dei genocidi e degli atti efferati si sono trasformate in icone della cultura contemporanea, relegate a spunti per film e serie TV che si presentano come narrazioni di finzione, ma che in realtà mantengono viva una verità troppo scomoda per essere ignorata: la nostra incapacità di fare i conti con la crudele realtà.

Ogni volta che ci confrontiamo con notizie di genocidio o episodi di violenza incontrollata, ci chiediamo se la società non sia disposta a mettere in discussione se stessa. Queste domande non sono vane: cosa siamo disposti a tollerare se non un crescente abbandono dei valori umani fondamentali? Qual è il prezzo da pagare per una cultura che, pur criticando apertamente atti indicibili, li monetizza in modi sempre più sofisticati?

La risposta, per quanto dolorosa, risiede proprio in questa duplicità morale e culturale. La nostra società, pur proclamando a gran voce il rifiuto della violenza, continua a nutrire e diffondere un immaginario che la celebra. È come se il crimine e la sofferenza diventassero parte integrante di un ciclo economico e culturale che non si ferma, nonostante le urla di protesta e le richieste di un cambiamento radicale.

Esistono numerosi esempi di come questa condizione si manifesti concretamente. La produzione di film che spettacolarizzano sparatorie, omicidi e atti di violenza, la diffusione di video online che immortalano momenti di crudeltà quasi clamorosi, e la crescente popolarità di realtà televisive che enfatizzano la brutalità umana, rappresentano solo alcune delle facce di una medaglia tanto amara quanto ineludibile. In ogni angolo di questo panorama culturale si percepisce il segnale di una mente collettiva che, pur criticando ciò che vede, non può fare a meno di travolgersi nel teatrale spettacolo dell’orrore quotidiano.

L’esperienza dei media digitali ha ulteriormente esacerbato questa contraddizione: in un’epoca in cui l’informazione viaggia a una velocità inaudita, il pubblico viene costantemente esposto a immagini e contenuti che, pur venendo presentati con la retorica della denuncia, ne esaltano le qualità voyeuristiche. La violenza, come un veleno lento e inarrestabile, si insinua nelle menti e nei cuori, alimentando un senso di disperazione e di impotenza che rende ancora più difficile mobilitarsi contro una realtà ormai radicata.

Di fronte a tutto ciò, siamo costretti a porci delle domande fondamentali: in che modo una società può conscientemente promuovere la violenza anche mentre ne condanna l’esistenza? E come si giustifica l’enorme disparità tra il discorso ufficiale sulla tutela della vita e l’effettiva pratica di monetizzazione del dolore? La risposta si trova nel profondo della nostra natura e nella nostra incapacità di riconoscere il nostro lato più oscuro. La “natura animale” dell’uomo, quella parte primordiale e incontaminata dalle regole della civiltà, emerge in tutta la sua crudezza in momenti di crisi, rendendo evidente che dietro al velo dell’umanità si cela un istinto brutale e inarrestabile.

Questa ambivalenza morale ha conseguenze devastanti non solo a livello individuale, ma anche sul piano collettivo. La tragedia dei femminicidi, per esempio, diventa un simbolo di un sistema fallace, incapace di proteggere la vita delle donne nonostante proclamazioni di odio verso tali atti. Ogni episodio rappresenta una ferita aperta nella coscienza collettiva, un segnale che ci ricorda quanto profondamente siamo divisi tra le nostre ideologie e le nostre pratiche quotidiane. Allo stesso modo, ogni notizia di genocidio non è solo un evento storico da ricordare, ma un monito sulla fragile convivenza civile e sul rischio che una società, anche se ben intenzionata, possa cedere alle pulsioni più primitive.

È giunto il momento, dunque, di riconoscere questa contraddizione e di fermarci a riflettere sul significato più profondo di tali dinamiche. La violenza, che viene denunciata con veemenza, è altrettanto insidiosa da farla diventare una fonte di guadagno e di intrattenimento. Il risultato è un circolo vizioso che alimenta un’avidità culturale nei confronti del macabro, contribuendo a una spirale in cui l’umano e l’animale si fondono in una visione distorta della realtà.

La riflessione che emerge da tutto ciò è inevitabile: è necessario un cambiamento radicale nel nostro approccio alla violenza e alla rappresentazione dei suoi effetti. La società deve imparare a non separare il discorso morale dalla pratica quotidiana, a non accettare in modo passivo un duplice standard che, da un lato, condanna e dall’altro consuma. Solo attraverso un'autentica presa di coscienza potremo sperare in un futuro in cui dialoghi sinceri e riforme profonde sostituiscano la crudele ipocrisia del profitto derivato dalla sofferenza.

Dobbiamo, pertanto, trasformare il nostro sguardo: non basta più essere spettatori distaccati dei nostri media, ma è necessario diventare protagonisti di un cambiamento che riconosca la dignità di ogni vita umana e che rifiuti categoricamente di celebrare quella “natura animale” che ci spinge verso l’autodistruzione. La vera sfida consiste nel coniugare la condanna della violenza con pratiche etiche che non ne facciano un oggetto di consumo, ma che promuovano valori di rispetto, solidarietà e giustizia.

In conclusione, la nostra società appare come una realtà profondamente contraddittoria: da una parte, si leva la voce contro omicidi, femminicidi e genocidi, e dall’altra, il profitto e l’intrattenimento si nutrono delle stesse immagini e storie che dovrebbero provocare la nostra indignazione. È ora di rendersi conto che questa dialettica di denuncia e consumo non può che condurre a una perpetuazione di quella malattia culturale che ormai si è infiltrata in ogni aspetto della vita quotidiana.

La responsabilità di invertire questa tendenza non ricade soltanto sulle istituzioni, ma su ciascuno di noi. Occorre una presa di coscienza collettiva capace di guardare oltre l’illusione del bene costrittivo e di riconoscere che, se continuiamo a glorificare una “natura animale” piena di crudeltà, l’ipocrisia diventerà la norma anziché l’eccezione. Perché solo così potremo davvero sperare di sanare una società malata, che troppo spesso confonde la giustizia con il profitto e la denuncia con il consumismo.

Invito i lettori a condividere questo pensiero e ad approfondire il dibattito. Se anche tu credi che sia giunto il momento di cambiare rotta e di interrogarsi seriamente sul confine tra condanna morale e consumo culturale, condividi questo articolo per allargare il confronto e stimolare una riflessione collettiva che possa, auspicabilmente, portare a un futuro meno dominato dalla violenza e dall’ipocrisia.

Nino A.