sabato 10 ottobre 2015

Le Contraddizioni dell'Unione Europea: Immigrazione, Politiche Inclusive e Utopie Green

                                      
Europa

                                         Le Contraddizioni dell'Unione Europea

                                  Immigrazione, Politiche Inclusive e Utopie Green

Introduzione

L’Unione Europea sta attraversando un periodo intenso di cambiamenti, sfide e contraddizioni. Nel contesto delle crescenti tensioni sociali, economiche e ambientali, le politiche comunitarie si sono trovate a dover conciliare obiettivi idealistici con realtà spesso ben diverse.

Nel presente articolo esploriamo criticamente tre temi fondamentali che hanno caratterizzato l'ultimo decennio: le politiche relative all’immigrazione, l’approccio verso politiche inclusive e le ambiziose utopie green. Attraverso un’analisi che integra una prospettiva critica e dati storici, si intende stimolare il lettore a una riflessione profonda sulle future scelte politiche dell’UE e sulle dinamiche interne che continuano a generarne contraddizioni.

L’obiettivo principale dell’articolo è delineare come, nel corso di questi anni, l’Unione Europea abbia tentato di coniugare ideali progressisti e politiche pragmatiche, spesso rivelandosi incapace di soddisfare pienamente le esigenze dei suoi cittadini a causa di tensioni interne e divergenze tra Paesi membri.

2010: L’inizio della crisi economica contagia molti Paesi membri, aumentando le pressioni sulle politiche sociali e migratorie. In questo contesto, l’UE inizia a rafforzare la cooperazione in materia di sicurezza e gestione delle frontiere.

2011-2012: Durante la crisi del debito greco e le difficoltà economiche nei Paesi del sud Europa, sorgono le prime tensioni interne riguardo alla solidarietà e all’accoglienza dei migranti.

2013: L’UE avvia diverse iniziative per rivedere le politiche di integrazione sociale e inclusione, cercando di porre rimedio alle disuguaglianze economiche e sociali emerse durante la crisi.

2014: Crescono i dibattiti sull’approccio comunitario all’immigrazione, con numerosi Paesi membri che si trovano a dover gestire flussi migratori crescenti, soprattutto per ragioni legate a conflitti interni ad altri Paesi.

2015: L’emergenza dei rifugiati, con la crisi siriana e altri conflitti, mette a dura prova le politiche migratorie comunitarie. Le divergenti risposte nazionali evidenziano le tensioni interne all’UE.

2016: Il processo di revisione delle politiche inclusive e ambientali culmina in un dibattito acceso sugli obiettivi europei. La strategia europea per l’ambiente viene messa alla prova dalla necessità di bilanciare crescita economica e sostenibilità.

Immigrazione: Il Ruolo e le Sfide dell’Unione Europea

Il tema dell’immigrazione ha occupato un posto centrale nel dibattito politico europeo in questi ultimi anni. Le crisi economiche e i conflitti nei paesi mediterranei e mediorientali hanno portato un incremento significativo dei flussi migratori verso l’Europa. Questa ondata migratoria ha evidenziato profonde contraddizioni nelle politiche dell’UE, in particolare tra il rispetto dei diritti umani e la necessità di tutelare le frontiere.

L’UE, che si proponeva come baluardo della solidarietà internazionale, si è trovata ad affrontare una realtà complicata, dove interessi nazionali e politiche comunitarie sembravano in contrasto. Ad esempio, il caso dell’Italia, da tempo punto di ingresso per i migranti nel Mediterraneo, ha messo in luce le difficoltà di una risposta unificata: da una parte vi era la necessità di accogliere coloro che fuggivano da guerre e persecuzioni, dall’altra l’imperativo di garantire la sicurezza nazionale e il controllo dei confini.

Un esempio concreto risale al 2015, quando l’Europa si è trovata alle prese con una delle crisi migratorie più complesse della sua storia. Il sistema di riaffermazione, basato sul principio del “soggiorno di prima accoglienza”, ha messo in evidenza il divario tra Paesi che hanno scelto di aprirsi maggiormente e altri che hanno preferito chiudersi. Questa situazione ha innescato un dibattito acceso: da un lato alcuni Paesi hanno evidenziato come l’accoglienza possa generare una ricchezza culturale e nuove opportunità di integrazione, mentre dall’altro si sottolineava il rischio di un “effetto domino” che minacciava la coesione sociale e l’equilibrio economico.

Storicamente, l’UE ha tentato di normalizzare il quadro con una serie di accordi e direttive, tra cui l’introduzione di misure di sicurezza rafforzate e la cooperazione con i Paesi di origine e transito. Questi provvedimenti, tuttavia, sono stati spesso criticati per essere troppo orientati alla deterrenza piuttosto che alla protezione dei diritti dei migranti.

In aggiunta ai problemi interni, il contesto internazionale ha ulteriormente complicato il quadro: la crisi siriana ha costretto l’UE a confrontarsi con flussi migratori provenienti da zone di conflitto, esponendo limiti nelle risposte delle istituzioni europee e creando squilibri tra gli Stati membri.

Politiche Inclusive: Un Approccio Contraddittorio

Le politiche inclusive rappresentano un altro aspetto critico dell’agenda europea in questi ultimi anni. Il fine dichiarato era quello di creare una società più equa e coesa, riducendo disparità economiche e sociali. Tuttavia, la traduzione di questi ideali in politiche effettive ha incontrato notevoli ostacoli, esacerbati da crisi economiche e pressioni politiche interne.

Dal 2010 in poi, l’UE ha promosso una serie di iniziative volte ad ampliare l’accesso ai diritti sociali, all’istruzione e al lavoro, in particolare attraverso i cosiddetti "piani d’azione sociali". Queste politiche miravano a creare un ambiente favorevole all’integrazione, soprattutto per le minoranze e per coloro che si trovavano in condizioni socio-economiche svantaggiate.

Un caso di studio interessante è rappresentato dalla Svezia, dove l’approccio inclusivo è stato accompagnato da una forte attenzione alla formazione professionale e all’integrazione dei migranti nel mercato del lavoro. In contrasto, paesi come la Francia e il Regno Unito hanno adottato misure più restrittive, evidenziando come, pur appartenendo allo stesso contesto europeo, le interpretazioni dell’inclusione potessero divergere notevolmente.

Durante questo periodo, alcuni episodi, come il dibattito sull’istituzione di un reddito minimo garantito o le riforme del sistema di welfare, hanno messo in luce le tensioni interne tra Paesi con tradizioni sociali molto diverse. Non mancano critiche in merito alla lentezza delle riforme, che spesso venivano compromesse da visioni politiche contrastanti e dalla mancanza di una strategia comune unitaria.

Inoltre, le politiche inclusive venivano talvolta strumentalizzate in un clima di crescente nazionalismo, dove la retorica politica si focalizzava più sulla salvaguardia dei "propri cittadini" che su una vera promozione dell’uguaglianza. Ciò ha portato a un paradosso in cui, nonostante gli sforzi dichiarati per l’inclusione, le disuguaglianze si sono accentuate, alimentando un clima di sfiducia nei confronti dell’UE e delle sue istituzioni.

Il contrasto fra l’obiettivo di un’inclusione universale e la realtà di politiche che, in alcuni casi, promuovevano esclusioni basate su orientamenti nazionalisti, ha rappresentato uno dei nodi irrisolti di questo periodo. La mancanza di una visione coerente e unitaria ha impedito all’UE di fornire risposte efficaci e condivise, lasciando spazio a critiche sia interne che esterne.

Utopie Green: Ideali e Contraddizioni Ambientali

Nel campo dell’ambiente, questo ultimo periodo, è stato segnato da una spiccata ambizione a livello europeo nella promozione delle politiche green. La strategia messe in atto e il crescente interesse per la sostenibilità hanno spinto l’UE a investire in ricerche e tecnologie innovative, con l’obiettivo di trasformare il vecchio modello economico in uno più ecologico e circolare. Tuttavia, questa transizione non è stata priva di contraddizioni.

Da un lato, l’UE ha lanciato iniziative a favore dello sviluppo sostenibile, promuovendo investimenti in energie rinnovabili, trasporti ecologici e tecnologie per la riduzione delle emissioni. Nel 2010, ad esempio, sono stati rafforzati gli standard normativi per la qualità dell’aria e della gestione dei rifiuti, mentre successivamente si è puntato a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili.

Dall’altro lato, le pressioni economiche e le esigenze di competitività a breve termine hanno spesso limitato l’effettiva implementazione di queste politiche. Alcuni Paesi membri, particolarmente colpiti dalla crisi economica, hanno dovuto fare i conti con priorità immediate che mettevano a rischio gli investimenti ambientali. Un esempio è rappresentato dai dibattiti interni in paesi come Spagna e Grecia, dove nonostante le ambizioni green, le risorse destinate alla transizione ecologica si sono rivelate insufficienti per superare le difficoltà economiche.

Le utopie green dell’UE si sono così trovate a scontrarsi con una dura realtà: la necessità di garantire la crescita economica e, allo stesso tempo, realizzare una transizione verso modelli più sostenibili. Questa dicotomia ha messo in luce una delle contraddizioni più significative tra ideali e prassi. La pressione internazionale e l’urgenza di contrastare i cambiamenti climatici hanno indotto l’UE a fissare obiettivi ambiziosi, ma l’inerzia burocratica e le divergenze interne ne hanno spesso frenato l’efficacia.

In questo contesto, variano le interpretazioni tra coloro che vedono nelle politiche green una concreta opportunità di rilancio europeo e coloro che, invece, evidenziano il rischio di un eccessivo onere burocratico e di investimenti economici a scapito delle necessità sociali immediate. Le critiche, ad esempio, sono state molteplici nei confronti di alcune direttive che, pur ambendo a instaurare una maggiore sostenibilità, sono state giudicate troppo vaghe o poco applicabili nella pratica quotidiana dei singoli Stati.

Analisi Critica e Riflessioni Finali

L’analisi delle politiche europee degli anni appena trascorsi mette in luce una serie di contraddizioni che hanno segnato l’evoluzione dell’Unione Europea, dalla gestione dell’immigrazione alle politiche inclusive e fino alle utopie green. Questi ambiti, pur rappresentando obiettivi nobili, hanno evidenziato limiti strutturali interni e divergenze che hanno compromesso la capacità dell’UE di attuare un modello veramente unificato e coerente a livello di politica sociale, economica e ambientale.

Per quanto riguarda le politiche migratorie, la mancanza di una risposta unitaria e il ricorso a misure di emergenza hanno evidenziato la difficoltà di bilanciare esigenze umanitarie e sicurezza nazionale. Restano interrogativi su come l’UE possa garantire una gestione equa e sostenibile dei flussi migratori, soprattutto in vista di future crisi.

Sul fronte delle politiche inclusive, nonostante gli sforzi volti a ridurre le disuguaglianze, il percorso è stato costellato da ostacoli legati a interessi nazionali divergenti e a una visione politica in apertura limitata. L’errore principale è stato quello di non riuscire a trasformare in realtà un modello globale di inclusione, lasciando spazio a un’implementazione frammentaria e spesso inefficace.

Le utopie green, d’altra parte, hanno rappresentato un ideale ambizioso, ma al contempo una sfida ardua in termini di concretezza e fattibilità. Il contrasto tra l’intento di rilanciare un’economia sostenibile e la necessità di mantenere competitività e stabilità economica ha fatto emergere un quadro di contraddizioni difficilmente conciliabili.

In definitiva, se da un lato le esperienze vissute hanno dimostrato che l’UE possiede la capacità di promuovere riforme innovative e investimenti in settori strategici, dall’altro le divisioni interne e le difficoltà di coordinamento internazionale hanno limitato il successo complessivo di tali iniziative. Le lezioni apprese in questo periodo rimangono indispensabili per costruire politiche future più coerenti e meno frammentate.

Stimolare una riflessione sulle politiche future dell’UE significa riconoscere che le risposte ai problemi attuali devono essere pensate in modo integrato: dalla gestione dell’immigrazione alle politiche sociali fino alle sfide ambientali, ogni decisione necessita di una visione in grado di conciliare l’ideale con la realtà. Solo così sarà possibile superare le contraddizioni che hanno caratterizzato questi ultimi anni e gettare le basi per un’Europa più unita e resiliente.

Conclusioni

Questo ultimo periodo ha rappresentato una fase di forti contraddizioni per l’Unione Europea, in cui le politiche su immigrazione, inclusione e ambiente si sono trovate a confrontarsi con sfide di portata internazionale e tensioni interne.

Le politiche inclusive, nonostante le buone intenzioni, hanno mostrato limiti nella loro attuazione, mentre le utopie green hanno evidenziato il divario tra visioni ecologiche progressiste e necessità economiche immediate. Quanto all’immigrazione, le risposte dell’UE sono state caratterizzate da una difficoltà strutturale a bilanciare solidarietà e controllo, creando un quadro di incertezza e conflitto di interessi.

Le esperienze e i casi studio analizzati — come la gestione delle emergenze migratorie in Italia e la diversificata implementazione delle politiche inclusive in paesi come la Svezia e la Francia — evidenziano la necessità di un approccio coordinato e integrato. Solo una strategia che sappia ascoltare le esigenze dei cittadini e stimolare un dialogo costruttivo tra i Paesi membri potrà orientare l’Unione Europea verso scelte politiche più efficaci e meno frammentate.

Guardando al futuro, è fondamentale che l’UE impari dagli errori del passato e sviluppi modelli di governance che siano in grado di integrare le diverse sfide in maniera armoniosa, senza cadere nelle trappole di politiche eccessivamente ideologiche o di approcci troppo disomogenei. Una riforma profonda e coraggiosa potrebbe infatti rappresentare un barlume di speranza per un’Europa che, nonostante le contraddizioni, resta un progetto unico di convivenza e progresso.

Invitiamo quindi il lettore a riflettere sulle politiche future dell’UE e a considerare come le scelte attuali possano influire non solo sui singoli Paesi, ma sull’intera comunità europea. Solo attraverso un rinnovato impegno collettivo sarà possibile superare le divisioni passate e costruire un futuro in cui l’Unione Europea rappresenti davvero un modello di solidarietà, inclusione e sostenibilità ambientale.

Articolo realizzato per lettori interessati a politica europea e questioni sociali, con l’intento di stimolare un dibattito critico sulle sfide e le contraddizioni che hanno caratterizzato l’UE di questi ultimi anni.





Regno delle Due Sicilie: Un'ipotesi di Ricchezza e Prosperità

                                    Regno delle Due Sicilie

Regno delle Due Sicilie

                       Regno delle Due Sicilie: Un'Ipotesi di Ricchezza e Prosperità

Il Regno delle Due Sicilie rappresenta uno dei momenti più affascinanti e controversi della storia italiana. L'analisi storica di questo vasto regno, caratterizzato da abbondanti risorse naturali meridionali, ci permette di immaginare uno scenario alternativo in cui il suo potenziale economico ed industriale non sarebbe mai stato limitato dall'annessione al resto d'Italia nel 1861. Questo articolo intende esplorare un'ipotesi di sviluppo economico e prosperità basata sulle ricchezze territoriali e naturali, discutendo le conseguenze politiche dell'annessione e stimolando riflessioni su un passato che avrebbe potuto essere diverso.

Introduzione

La storia del Regno delle Due Sicilie è spesso raccontata sotto una luce di complessità politica ed economica, soprattutto alla luce dei fatti che portarono alla sua caduta e successiva annessione al Regno d’Italia. Tuttavia, se si guarda alle risorse naturali abbondanti e al potenziale economico inespresso, si può ipotizzare come un regno autonomo avrebbe potuto trasformarsi in una potenza economica e culturale di rilievo. Con questo articolo, si intende esaminare l'enorme potenziale delle risorse naturali meridionali e come queste, se adeguatamente valorizzate, avrebbero potuto fare la differenza nel definire le sorti del continente.

Contesto Storico

Il Regno delle Due Sicilie, fondato sul territorio che comprendeva l’odierna Sicilia e il Mezzogiorno d’Italia, si delineava come uno dei più importanti stati preunitari d’Europa. Con una storia ricca di tradizioni, usanze e una forte identità regionale, il regno si distingueva per la sua diversità culturale e per il vasto patrimonio naturale a disposizione. Le risorse naturali meridionali, come terreni agricoli fertili, risorse minerarie e una posizione strategica nel Mediterraneo, offrivano una solida base su cui costruire un’economia autonoma e prospera.

Nonostante il potenziale, il Regno delle Due Sicilie fu segnato da tensioni interne, dispute politiche e una crescente pressione esterna, che alla fine portarono al processo di unificazione italiana. Nel contesto della storia europea, il regno rappresentava un mosaico di influenze: dalla dominazione spagnola al contributo di istituzioni locali che, pur con limiti, avevano tracciato il sentiero per una vita economica vibrante e culturalmente ricca.

La politica e l’economia del regno erano intrinsecamente legate alla gestione delle sue risorse naturali. In quel periodo, il possesso e la gestione di un patrimonio naturale abbondante erano considerati elementi fondamentali per lo sviluppo di una nazione. Le "risorse naturali meridionali" non solo garantivano cibo, materie prime e lavoro, ma costituivano anche una leva strategica per l'espansione commerciale nel Mediterraneo.

Scenario Ipotetico: Un Regno Inalterato

Immaginiamo per un momento uno scenario alternativo in cui il Regno delle Due Sicilie non fosse stato invaso e annesso al resto d’Italia nel 1861. In questo ipotetico contesto, il regno avrebbe potuto sfruttare appieno le sue ricchezze naturali e territoriali, intraprendendo un percorso di modernizzazione e sviluppo economico indipendente. Con la continuità delle sue istituzioni tradizionali e una gestione più focalizzata sulle sue peculiarità territoriali, il regno avrebbe potuto godere di una stabilità politica e di una crescita economica sostenuta.

In questo scenario, l'autonomia avrebbe consentito di implementare politiche economiche mirate a valorizzare le risorse locali. Ad esempio, la promozione di un’agricoltura avanzata, l’investimento in infrastrutture per il trasporto e la valorizzazione del patrimonio minerario avrebbero potuto portare il regno a posizionarsi come un importante attore nel commercio mediterraneo. La presenza di "risorse naturali meridionali" abbondanti sarebbe stata la base per una crescita continua che avrebbe potuto superare le sfide interne, quali le tensioni sociali e le contraddizioni feudali.

Un regime autonomo avrebbe avuto anche la possibilità di sviluppare relazioni diplomatiche più equilibrate con le potenze europee, sfruttando la sua posizione strategica e il suo patrimonio naturale per rafforzare la propria economia. Con la capacità di gestire le proprie risorse, il regno avrebbe potuto stabilire accordi commerciali vantaggiosi, creare scuole tecniche e fondare istituzioni orientate all’innovazione industriale, anticipando così le trasformazioni dell’era moderna.

Analisi: Conseguenze Politiche e Territoriali dell'Annessione

L'annessione del Regno delle Due Sicilie al nuovo stato italiano rappresenta uno degli eventi più significativi e controversi del Risorgimento. Dal punto di vista politico, l'unificazione portò a un tentativo di standardizzazione delle istituzioni e delle politiche pubbliche, spesso a discapito delle peculiarità locali. Questa scelta ebbe delle conseguenze dirette sul tessuto socio-economico del Mezzogiorno, in quanto le risorse naturali meridionali, che avrebbero potuto essere un vantaggio competitivo, non vennero sfruttate in maniera coerente e integrata all’interno di una visione nazionale.

In una visione storica alternativa, il mantenimento dell'autonomia del Regno delle Due Sicilie avrebbe potuto preservare modelli di gestione delle risorse che rispecchiavano le specificità territoriali e culturali della regione. Il governo locale avrebbe potuto concentrarsi sulla promozione della produzione agricola, sull’innovazione nel settore industriale e sulla valorizzazione dei beni naturali. Tuttavia, l'annessione fece emergere un divario marcato tra il nord e il sud d’Italia, evidenziando una delle criticità principali della nuova nazione unificata.

Dal punto di vista territoriale, l'annessione ha comportato la riduzione della capacità decisionale sulle politiche di sviluppo locale. La centralizzazione amministrativa determinò una redistribuzione delle risorse basata su criteri non sempre calzanti con le realtà locali. Le eccezionali ricchezze naturali del regno, se gestite autonomamente, avrebbero potuto portare a investimenti mirati per la creazione di infrastrutture, la promozione di scuole e centri di ricerca, e il consolidamento di un sistema produttivo in grado di competere a livello internazionale.

Inoltre, l'annessione ha avuto implicazioni politiche significative. La perdita dell’autonomia ha segnato un cambiamento radicale nel modo in cui la popolazione locale percepiva il proprio potenziale e la propria identità culturale. L’interruzione di una tradizione amministrativa secolare ha contribuito a generare un sentimento di rimpianto, in particolare per quelle iniziative che avrebbero potuto valorizzare al meglio il patrimonio naturale locale. È possibile ipotizzare che, in un contesto in cui il Regno delle Due Sicilie avesse continuato a operare in maniera autonoma, si sarebbe assistito a una evoluzione delle istituzioni politiche orientata a un modello di governance più decentralizzato e attento alle peculiarità regionali.

La riflessione sulle conseguenze dell'annessione sottolinea come la gestione e la valorizzazione delle risorse naturali siano strettamente legate al potenziale di prosperità di una nazione. Le "risorse naturali meridionali" avrebbero potuto fungere da leva fondamentale per il progresso economico se fossero state collegate a politiche di sviluppo mirate e a una governance locale autonoma. La centralizzazione imposta poi dall'unificazione ha, in molti casi, portato a scelte che non erano in linea con le specificità del territorio meridionale, contribuendo a creare uno squilibrio che ha avuto ripercussioni durature nel tessuto socio-economico italiano.

Conclusione

La storia del Regno delle Due Sicilie ci offre uno spunto di riflessione sulla relazione tra risorse naturali e sviluppo economico. Se il regno avesse mantenuto la propria autonomia, le abbondanti risorse naturali meridionali avrebbero potuto diventare il fulcro di una rivoluzione economica in grado di trasformare profondamente il tessuto sociale e politico della regione. Il rimpianto per l'annessione, che ha segnato l'inizio di nuove dinamiche nel panorama italiano, invita a ripensare come le scelte politiche e territoriali possano influire sul destino economico di un'intera regione.

In questo contesto, il Regno delle Due Sicilie rimane un esempio emblematico di come il patrimonio territoriale e naturale sia stata una chiave di volta per la prosperità economica. Le "risorse naturali meridionali" erano e rimangono un elemento determinante non solo in ambito locale, ma anche in una prospettiva internazionale, laddove il controllo degli asset naturali ha spesso definito l’andamento degli equilibri di potere. La storia, infatti, ci insegna che la capacità di valorizzare le risorse locali è strettamente legata alla visione politica di una nazione.

Concludendo, il nostro sguardo retrospettivo sul passato del Regno delle Due Sicilie non è solo un esercizio di immaginazione, ma anche un invito a comprendere le implicazioni delle scelte storiche. L'annessione ha segnato l'inizio di un nuovo corso per l’Italia, ma ha anche lasciato un'eredità di potenziale inespresso e di opportunità perdute. Resta, dunque, aperta una discussione sul potenziale storico e sulle possibili alternative che, sebbene non realizzate, rappresentano una lezione importante per il presente e il futuro.

Quali politiche locali e strategie di valorizzazione delle risorse avrebbero potuto trasformare il Regno delle Due Sicilie in una potenza economica indipendente? Se la gestione delle risorse fosse stata più coerente con il contesto territoriale, come avrebbe potuto evolversi il panorama socio-economico del Mezzogiorno? Queste domande aprono uno spazio di dialogo e riflessione sulla storia e sul potenziale ancora inespresso di quell’incredibile patrimonio naturale e culturale.

Cecilia Plieninger - Song About a Guy (from the Album "Memories")

                                        Cecilia Plieninger

Cecilia Plieninger - Memories

                              Song About a Guy - (From the Album "Memories"

                                              and Other

Ascoltiamo alcuni brani dal bellissimo album "Memories" e altre perle della brava Cecilia

sabato 26 settembre 2015

Box Of Crayons - Colorblind Chamaleon 1997 (Prog Art Germania)

Box of Crayons

Colorblind Chamaleon 


Box of Crayons - Colorblind Chamaleon

Brillante neo(art)-prog tedesco

Tracks List

1. Calico (4:48)
2. Circles in the Rain (4:59)
3. Ashes Ashes (4:23)
4. Tapestry (4:15)
5. The Hurting Place (5:19)
6.
Mona Lisa (4:01)
7. Paradox I (6:59)
8. Busy Signals (3:05)
9. Calico (reprise) (1:57)

 Line-up

Bruce Brophy / guitars
 Hawk / bass, guitars
 John Morgan / guitars, bass
 Scott Andrew Smith / bass
 Bob De Voe / bass
Tige Ashton De Coster / bass
 Matthew Jay / chorus, keyboards, piano, drums, percussion
David Andrews / keyboards, drums, percussion, piano, trumpet
Rich Adams / soprano saxophone, clarinet
 Dean Stark / vocals
Nancy Kaye / vocals
 Douglas Paasch / chorus, vocals
 Patrick Mc Cabe / chorus, acoustic guitar, vocals
 Scott Boal / vocals
 Rev. Raymond Schaefer / vocals
 Karin Menloe / vocals
Katie Benner / vocals, drums, percussion





domenica 20 settembre 2015

Metamorfosi - Purgatorio 2015 ( Italian Symphonic Prog )

Metamorfosi - Purgatorio

                                   Italia - Symphonic Prog


Metamorfosi - Purgatorio

I Metamorfosi completano finalmente la trilogia liberamente ispirata alla Divina Commedia di Dante Alighieri.
Dopo "Inferno" del 1972 "Paradiso" del 2004, viene prodotto e pubblicato l'ultimo capitolo dell'opera del sommo poeta.

METAMORFOSI - PURGATORIO 2015


Track list:

01) Eco dagli inferi  -  2:26
02) Catone  -  3:15
03) Angelo nocchiero  -  1:21
04) Negligenti  -  2:37
05) La malastriscia  -  3:56
06) Porta del Purgatorio  -  1:17
07) Superbi  -  3:59
08) Invidiosi  2:49
09) Iracondi  -  3:12
10) La Chiesa e l'Impero  -  1:57
11) Accidiosi  -  1:27
12) La femmina balba  -  3:06
13) Avari  -  3:31
14) Golosi  -  3:19
15) Lussuriosi  -  2:29
16) Paradiso terrestre  -  8:06
17) Beatrice -  1:06
18) Il carro e l'aquila  -  2:13
19) E rinnovato volo  - 6:17

Testi e musiche di Enrico Olivieri
" Angelo nocchiero " e " Superbi " scritti interamente da Jimmi Spitaleri
" Eco dagli inferi " e " Negligenti " scritti da Jimmi Spitaleri ed Enrico Oliveri

Per  tutti gli appassionati, che come me stavano aspettando questo evento.

Il CD ed a sorpresa il Book sono disponibili da "GIRODIDO' in via Badia di Cava, 70 a ROMA. (tel. 06 5406880) (girodido2012@gmail.com)
Per ulteriori informazioni:
e-olivieri@libero.it
info@pec.unicameta.it

REVIVAL: Intanto riascoltiamo anche dei brani da "Inferno" e "Paradiso"

 
                                                      Metamorfosi - Inferno (Full Album)

                                                     Metamorfosi - Paradiso (Full Album)


                                                     Metamorfosi - Purgatorio (Full Album)


sabato 19 settembre 2015

Janus - Janus (Raccolta 1976 - 1981) Italian Progressive Rock

Janus - Janus (Raccolta 1976 - 1981)


Janus - Raccolta 1976-1981

Formati da Mario Ladich, gli Janus nacquero a Roma nel 1975 negli ambienti giovanili dei movimenti politici di destra e non hanno mai avuto vita facile nella scena musicale italiana, visto che l'organizzazione dei concerti durante gli anni '70 era una prerogativa dei movimenti di sinistra. Il primo nome del gruppo fu Janum, poi modificato successivamente nel più corretto Janus (Giano, il dio romano dell'apertura e dell'inizio).
Il gruppo fu sempre caratterizzato da frequenti cambi di formazione (mai citata né sulle copertine né in varie interviste). Dopo un 45 giri di esordio alla fine del 1976 con il nome Janum, una nuova formazione realizzò un EP nel 1977.
Pur non partecipando alla registrazione dell'EP, il chitarrista Stefano Recchioni (morto nel 1978 durante gli scontri di una manifestazione politica) fece parte per breve tempo del gruppo in questo periodo, nel quale si susseguirono diversi cantanti.
Il loro unico album,Al maestrale venne realizzato privatamente dal gruppo nel 1978, fondendo insieme influenze hard rock con un leggero tocco di folk (con un buon uso del flauto) ed anche alcune sonorità di derivazione punk (come in Manifestazione non autorizzata).  Le parti vocali sono deboli, e l'album, di durata inferiore ai 30 minuti, risente della mancanza di tecnica e produzione professionale, pur contenendo qualche buon momento. Nel 1979, dopo l'uscita dell'LP entrò nel gruppo l'ex cantante e chitarrista del Nuovo Canto Popolare, Fabio Torriero.
Un secondo album, registrato nel 1981 da una formazione a quattro senza chitarra, sempre capitanata da Ladich, non è mai stato pubblicato e solo due brani totalmente strumentali tratti dal disco sono comparsi sull'ultimo 45 giri del gruppo, che si è sciolto alla fine del 1981.
Il leader del gruppo, il batterista Mario Ladich ha anche partecipato alle registrazioni del raro LP Science and violence del 1979 uscito sotto il nome di Carrè Ladich Marchal.
Fonte - Italian Prog 

Track list:

1) L'Europa delle aquile    7:07
2) Tempo di vittoria    5:01
3) Canzoni di un prigioniero politico    5:36
4) Bandiere al vento    3:11
5) Dresda    3:13
6) De Aegypto    3:43
7) Kampf    3:34
8) Commando    3:29
9) Janus first session    26:11


                                                                             Full Album


domenica 13 settembre 2015

Ie rai Shan - Ie Rai Shan 1994 Japan Symphonic Prog

Ie Rai Shan - Ie Rai Shan

Giappone

Ie Rai Shan - Ie Rai Shan

Interessante gruppo giapponese di Prog Sinfonico, con componenti dei Mugen e Pageant.
Prodotto anche un live nel 1999 da l titolo "Live At Muse". 


Tracklist:

1 - Gekkò Waltz                       6:18
2 - Doko e Yuku No Natsu       7:40
3 - Utsumuku Onna                   4:59
4 - Shainainaru Kitty E               4:41
5 - Yume Ningyò                       3:31
6 - Kokukaku Bolero                8:23
7 - Ano Sora                             6:23

Line-up

BassKatsunari Hamada 
Drums – Shinjirou Inoue 
GuitarIkkou Nakajima 
Keyboards – Katsuhiko Hayashi
ViolinJunko Minobe
VocalsNaomi 


                                                                             Full Album