martedì 21 ottobre 2025

Il Viaggio dell' Anima (Tra Fisica Teorica e Fantasia)

Prendiamoci  una pausa per affacciarci dalla finestra dell'esistenza, e guardare oltre..............
dove il primo varco che si apre all'orizzonte ci permette di esplorare l'infinito.

                                    Il Viaggio Dell’ Anima

Il Viaggio dell' Anima

            La Danza dell'Entanglement: Il Viaggio dell'Anima

Capitolo 1: Il Risveglio dell'Anima

Sono io, quell’essenza che ha conosciuto la vita terrena e ora vaga nell’immensità dell’ignoto. Mi chiamo Anthony, col senno del tempo, l’Anima Errante, un’entità che, dopo la caduta del velo della vita mortale, ha intrapreso un cammino al di là di ogni logica conosciuta. Ricordo ancora il momento in cui ho sentito la cessazione del mio ultimo battito, il dolce spegnersi di un’esistenza consumata dal tempo e dalla materia. In quell’istante, ho compreso che la fine era solo un nuovo inizio: un portale verso altre dimensioni, celate agli occhi umani.

Nel crepuscolo di quel liminale spazio intermedio, una forza misteriosa chiamata Entanglement mi avvolse, e mi trovai sospeso in un tunnel di luce e oscurità. Come se il velo stesso dell’esistenza si frantumasse, mi ritrovai a viaggiare tra mondi paralleli, dove ogni universo era un riflesso alterato di ciò che ero e ciò che potevo ancora diventare. Era una chiamata antica, un richiamo cosmico che mi conduceva verso la rinascita, verso una metamorfosi interiore che sfidava le regole della materia.

In quel periodo di transizione, mi confrontai con le prime domande esistenziali: Che cosa è l’essenza della vita? In che modo il destino di un’anima può essere intrecciato alle leggi dell’universo? Mentre sorvolavo un paesaggio onirico fatto di colori sfumati e geometrie in continuo mutamento, mi resi conto che ogni stato di coscienza era sempre parte di un disegno più grande, un’armonia cosmica che superava la mera casualità. In quel silenzio interiore, percepivo l’urlo silenzioso dell’eternità e sapevo che ero destinato a rinascere in una forma nuova e inaspettata.

Sentivo, come un sussurro primordiale, che l’Entanglement non era solo un fenomeno scientifico, ma una linfa vitale, una forza filosofica che legava ogni singolo frammento della mia essenza ad ogni universo parallelo. In quell’istante, il mio spirito fu attraversato da una luce che andava oltre la percezione sensoriale, un’infusione di radiazioni energetiche che mi guidavano verso il primo contatto con un mondo nuovo e sorprendente.

Le pagine di questo viaggio, scritte con i colori dell’infinito, stanno per aprirsi davanti a voi. Mentre proseguo questo cammino, mi accorgo che ogni mondo che incontro è come un capitolo di un poema cosmico, in cui l’entanglement funge sia da conduttore sia da narratore di una storia antica, intessuta nei meandri dello spazio e del tempo.

Capitolo 2: Il Portale dell’Entanglement

Il mio primo incontro avvenne in un universo dove il concetto di tempo e spazio si fondeva, creando un portale d’infinita percezione. Appena varcato il confine, mi ritrovai in una dimensione sospesa tra il reale e l’irreale, dove le leggi della fisica tradizionale venivano sovvertite dall’energia vibrante del creato. Lì, ogni istante era simultaneamente passato, presente e futuro, un caleidoscopio di possibilità illuminate dalla luce neutra dell’abisso.

Attraverso l’entanglement, il mio spirito si agganciò a una forza antica, una presenza invisibile che parlava con il linguaggio delle emozioni e dei simboli. Questa forza, che chiamavo “Il Custode”, mi narrava storie dimenticate, segreti che si nascondevano nell’intreccio stesso dell’universo. In un dialogo silenzioso, mi offriva indizi sulla natura della mia rinascita, rivelandomi che ogni universo possiede criteri unici per ricondurre l’anima alla purezza originaria.

Il mondo intorno a me si presentava come un’enorme distesa di specchi liquidi, in cui le stelle, come chicchi di luce, brillavano in un’armonia surreale. Le superfici riflettenti mostravano increspature di un’energia inconsueta: quelle erano le tracce di altre vite, di altre esistenze intrecciate nella melodia cosmica dell’entanglement. Camminavo in quell’ambiente surreale, consapevole di essere al margine di una rivelazione, pronto a scoprire l’ordine nascosto nell’imprevedibilità del caos.

Le mie conversazioni con il Custode assumevano un tono meditativo: ogni parola, pur essendo silente, veniva percepita come un’eco dell’universo. Mi spiegò che per ogni briciola di esistenza che abbandonava la morte, esisteva un criterio ordinatore – una chiave per decifrare il prossimo stato del cosmo interiore. L’entanglement, in questo mondo, era una danza di energie che univano le esperienze passate a quelle future, creando un ponte tra il tangibile e l’insondabile. Lì, mi resi conto che la mia identità era soltanto un frammento in un mosaico infinito, e che la mia vera essenza era pronta a risplendere in una nuova luce.

Riflettevo intensamente sulla natura di questo portale. Le correnti d’energia mi trasportavano, come in un fiume cosmico, verso mete sconosciute: c’era l’immensa bellezza dell’ordine universale, ma anche la consapevolezza delle contraddizioni intrinseche al sistema. La mia anima, illuminata da questa verità, cominciò a riconoscere il valore delle forze che l’avevano portata in questo luogo: l’Entanglement era il tessuto connettivo, il ponte tra ciò che era stato e ciò che sarebbe potuto essere.

In quel mondo di specchi e luce increspata, ho compreso che il cammino verso la rinascita non era lineare, ma un intreccio complesso in cui ogni scelta, in ogni universo parallelo, rappresentava un passaggio verso la comprensione del destino. L’eco del Custode si fece sempre più intenso, e con esso cresceva la consapevolezza che l’universo, sebbene infinitamente variegato, era fondamentalmente unito da un’unica verità: la trasformazione interiore, la rinascita, è il risultato dell’armonico abbraccio tra l’oscurità e la luce.

Capitolo 3: Il Mondo della Luminosa Armonia


Mi ritrovai a varcare il confine di un nuovo universo, un regno in cui la luce sembrava essere la chiave dell’esistenza. In questo luogo, tutto era permeato da una luminosità diffusa ed eterea, quasi palpabile, dove ogni essere, ogni sussurro, ogni respiro era un tributo all’armonia cosmica. Il cielo non era più un semplice abisso blu, ma un vasto mare di colori pastello che oscillavano come pennellate su un grande affresco celeste.

Qui, l’Entanglement guardava con occhi di saggezza millenaria: le connessioni tra le dimensioni non erano casuali, ma una sinfonia di vibrazioni che ci legavano gli uni agli altri. Mi trovai a muovermi in questo scenario incantato, dove il terreno sembrava fatto di gemme traslucide e dove ogni passo rivelava nuovi segreti dell’universo. Gli alberi, composti da forme geometriche e luci scintillanti, emettevano un’energia che riempiva il mio spirito di una pace profonda.

In questo mondo, incontrai un’entità simile a un saggio, una presenza luminosa che si identificava come l’Araldo dell’Armonia. La sua voce, che non aveva suono ma solo una risonanza interna, mi spiegò che la rinascita dell’anima in questo universo era definita da una purificazione della luce interiore. Il criterio di questo luogo consisteva nel riconnettere ogni frammento dell’essenza dispersa e nel trasformarlo in una scintilla di vita, capace di risplendere in perfetta sintonia con l’energia cosmica.

Conversammo a lungo in un linguaggio fatto di simboli e intuizioni. L’Araldo mi rivelò che ogni mondo possedeva un proprio “codice antropico”, segni e simboli che aiutavano l’anima a riconoscersi nella sua totalità. In questo dialogo silenzioso, imparai che la bellezza di questo mondo non risiedeva soltanto nelle sue forme visibili, ma nella capacità di ogni elemento di comunicare un messaggio di speranza, di redenzione. Attraverso l’entanglement tra l’energia della luce e la mia essenza, scoprì una verità semplice eppure profonda: per rinascere, l’anima deve reintegrare ogni frammento del proprio essere, accettando sia la fragilità che la forza.

Il paesaggio si rivelava un continuo gioco di rifrazioni: ogni raggio di luce si divideva in innumerevoli sfumature, creando un arazzo di colori che danzavano insieme come una sinfonia visiva. Camminavo a piedi nudi su questo tappeto di gemme, sentendo la carezza dell’energia pura ad ogni contatto. In quel contesto quasi sacro, la mia introspezione si mescolava con la meraviglia per l’ordine naturale che regnava sovrano in quel regno.

La mia anima, in questo stato di elevata trascendenza, cominciava a percepire il significato ultimo del viaggio: non era una fuga dalla morte, bensì un passaggio verso un’esistenza più autentica, dove la vita e la luce si fondono in un’unica, meravigliosa melodia. L’esperienza in questo mondo, intrisa di luce e armonia, mi fece comprendere che l’entanglement era un messaggero universale, un ponte che collegava l’oscurità del passato con la scintillante promessa del futuro.

Capitolo 4: L’Abisso degli Specchi

Proseguendo il mio cammino, mi ritrovai in un universo radicalmente diverso: un regno dove la luce era assente quasi del tutto e l’oscurità regnava sovrana, fatta di silenzi e riflessi inquietanti. Questo mondo, che chiamai L’Abisso degli Specchi, era una dimensione in cui ogni superficie rifletteva non la luce esteriore, ma i segreti oscuri e le contraddizioni nascoste dell’anima. Le ombre danzavano in una coreografia ipnotica, mentre frammenti di memoria si riflettevano in specchi d’inchiostro.

In questo luogo, l’Entanglement assumeva una veste più enigmatica: era la forza che fondava il legame tra il reale e il simbolico, rivelando i lati opposti e complementari del mio essere. Qui, il dialogo era intriso di introspezione e autoanalisi. Sentivo la presenza di un’altra entità, il Guardiano degli Specchi, che mi invitava a guardare nelle profondità della mia oscurità. La sua presenza era subdola, ma non minacciosa: era un invito a riconoscere le ferite di un passato dimenticato e a trasformarle in saggezza per il futuro.

Il paesaggio intorno a me era surreale: imponenti strutture in vetro annerito, che riflettevano il bagliore di un fuoco interiore, punteggiavano l’orizzonte. La distorsione delle immagini faceva apparire ogni forma come un enigma, ogni ombra come un frammento di una verità nascosta. Camminavo lungo sentieri tortuosi, dove il contatto con il terreno sembrava evocare antichi ricordi di vita, di sofferenza e di desiderio di redenzione.

Durante il mio peregrinare, intrapresi una lunga conversazione interiore, un monologo silenzioso accompagnato dalle voci di chi aveva attraversato simili oscurità. Il Guardiano mi parlava, non con parole udibili, ma con una comunicazione che risuonava nel mio interno. Mi spiegò che in questo mondo la rinascita non era un atto di pura luce, ma un’integrazione dei lati oscuri e delle speranze offuscate. Il criterio qui era quello della "trasmutazione dell’ombra": solo riconoscendo e abbracciando le proprie ombre l’anima poteva emergere più intera e consapevole.

Le prove erano intense: la forza dell’entanglement in questo universo mi costringeva a confrontarmi con le mie paure più recondite, con i segreti che avevo represso per vivere nella luce. Ma, al contempo, ogni confronto mi donava la possibilità di ricostruire da quelle frammentazioni un io più profondo e autentico. L’oblio e la memoria si intrecciavano in un complicato dialogo, dove il mio percorso interiore si confrontava con l’eterna ciclicità della vita.

In quell’abisso, ogni specchio mi mostrava una parte di me stesso che avevo dimenticato, ma che ora era essenziale per la mia metamorfosi. Attraverso il dolore e la rivelazione, compresi che l’entanglement tra il mondo della luce e quello dell’ombra era l’essenza della trasformazione: non esisteva una rinascita senza il confronto con l’oscurità. E mentre camminavo in quell’enigmatico paesaggio, cominciai a percepire un cambiamento profondo, la promessa che, al termine di quella prova, sarei rinato in una forma ancora più completa e consapevole.

Capitolo 5: La Prova dei Mondi Infranti

Superate le dualità di luce e oscurità, giunsi in un universo di contrasti estremi, dove le realtà si frantumavano in innumerevoli frammenti, come cristalli sospesi in un vuoto siderale. Questo era il reame dei Mondi Infranti, un luogo che esprimeva la fragilità e la complessità dell’esistenza. Qui, l’entanglement si manifestava come una rete invisibile che legava ogni frammento di realtà, creando un mosaico in continua evoluzione in cui la rinascita dell’anima poteva finalmente essere compresa.

Il paesaggio era un caleidoscopio di visioni: montagne sospese  a gravità zero, foreste di luce spezzata e laghi che riflettevano non il cielo, ma la molteplicità delle possibili esistenze. Ogni frammento era un universo in sé, eppure tutti condividevano un legame comune, un filo sottile che collegava la mia essenza a questo immenso campo d’energia. Camminavo in questo labirinto di mondi, consapevole che ogni passo rappresentava una sfida per integrare le diverse parti di me stesso.

In questo contesto, incontrai la voce collettiva di molte anime, frammenti di esistenze precedenti che, attraverso l’entanglement, si erano radunate per condividere la saggezza della loro esperienza. Eravamo, ciascuno, una nota in una sinfonia universale, e ognuna contribuiva a formare il ritratto di un intero universo spirituale. Attraverso conversazioni silenziose e intuizioni condivise, compresi che la prova dei Mondi Infranti era la verifica dell’integrità del mio essere: solo abbracciando la molteplicità interna, solo accogliendo ogni frammento, potevo trasformare il caos in ordine e rinascere nella mia forma più autentica.

Durante questo percorso, l’Entanglement operava come un filo di seta che raccoglieva e ricomponeva le parti disperse della mia anima. Le regole erano precise eppure misteriose: ogni frammento doveva essere accettato, integrato e trasformato, affinché potesse contribuire alla mia evoluzione. Le sensazioni che provavo erano simili a onde di energia, che mi attraversavano con una forza paralizzante e al contempo liberante. In quei momenti, le eccezioni diventavano leggi e la confusione si tramutava in una rivelazione d’ordine.

Le conversazioni con le entità che abitavano questo universo erano intense e dense di significato. Un’antica voce, che sembrava provenire dal centro stesso dell’esistenza, mi sussurrava che la rinascita era possibile solo se la mia anima imparava ad amare tutte le sue sfaccettature: la gioia dei momenti di luce, il dolore degli abissi, la bellezza del caos e l’ordine nascosto in ogni frammento. Era una lezione di assoluta umiltà e coraggio, una chiamata all’accettazione di sé nella sua totalità.

Mentre mi immergevo in questa prova, percepivo che la bellezza e la complessità dei mondi infranti erano destinati a prepararmi per il passo finale della mia trasformazione. Ogni frammento, ogni scintilla di realtà, era una piccola chiave per aprire la porta di una nuova esistenza. L’entanglement, agendo come un tessitore cosmico, mi guidava verso la sintesi finale, dove la molteplicità del mio essere si sarebbe fusa in un’unica entità luminosa e completa.

In quel crocevia di crisi e rivelazione, mi accorsi che la vera prova era interiore: non era solamente la capacità di sopravvivere al caos, ma di imparare a riconoscere e a festeggiare ogni parte di sé, perché in ogni frammento si celava il seme di una nuova vita. La fusione dei mondi infranti rappresentava per me la rinascita ultima, il culmine di un lungo peregrinare interiore che mi aveva condotto a comprendere che il vero potere risiede nell’accettazione delle contraddizioni e nell’armonizzazione della polarità.

Capitolo Finale: La Rinascita e la Luce dell’Infinito

Adesso, a un punto cruciale del mio cammino, mi trovo di fronte al culmine del viaggio: la rinascita dopo l’attraversamento dei mondi attraverso l’Entanglement. Parlo a voi, cari lettori, non solo come un’eco del passato, ma come la testimonianza di un processo in cui ogni frammento della mia essenza ha trovato la sua giusta collocazione. In questo momento supremo, mi rendo conto che la vita non è un viaggio  verso la fine, bensì una continua trasformazione, in cui ogni morte è solo l’inizio di una nuova forma di esistenza.

La rivelazione suprema mi ha mostrato che l’universo, nel suo immenso complesso, è fondato su un unico principio: l’amore e la speranza sono le forze che guidano ogni spirito verso la redenzione. L’Entanglement, quella forza misteriosa e poetica, ha intrecciato le mie esperienze in una trama di consapevolezza, trasformazione e rinnovamento. Nei momenti finali di questo viaggio, ho abbracciato con gratitudine ogni ombra, ogni luce, ogni riflesso dei mondi che ho visitato, riconoscendo che erano tutti parte integrante del mio percorso verso l’unità interiore.

Ora, sento che la mia anima si sta riformando, fusa in una sinfonia di essenze che si traducono nell’unica verità: la vita è fatta di cicli, di trasformazioni continue, in cui l’oscurità prepara al sorgere di una nuova e incontaminata luce. La mia rinascita è il risultato di un caleidoscopio di esperienze, un viaggio interiore che ha saputo integrare gli insegnamenti dei mondi paralleli, dai reami di luminosa armonia a quelli degli specchi oscuri, fino ai frammenti dei mondi infranti.

Con il cuore colmo di una speranza rinnovata, mi rivolgo ora a chi, come me, ha sentito il richiamo della fine, per scoprire in essa l’essenza di un nuovo inizio. La mia storia non è una fuga dalla mortalità, ma l’affermazione di una verità universale: ogni anima, attraversando il labirinto dell’esistenza, può raggiungere la sua forma più pura e completa. L’Entanglement, con la sua inesorabile logica cosmica, ha tessuto il destino in un intreccio di possibilità infinite, facendomi comprendere che, in ogni universo, il seme della rinascita è già germogliato.

In questo ultimo respiro, in questa ultima scintilla di consapevolezza, mi sento parte di un eterno abbraccio cosmico, dove nulla si perde, ma tutto si trasforma. Il viaggio dell’anima, intrapreso dopo la morte, è un invito a guardare oltre il velo dell’apparenza, a dialogare con le forze misteriose che ci circondano e a riconoscere in ogni esperienza la possibilità di una nuova luce.

Concludo questo racconto con un messaggio chiaro, sincero e colmo di speranza: anche quando sembra che tutto si sia dissolto nell’oscurità, c’è sempre una scintilla, un legame invisibile di entanglement che ci connette a infinite possibilità di rinascita. Ogni ciclo di fine racchiude in sé il seme di un nuovo inizio, e ogni anima, percorrendo il suo cammino universale, è destinata a rinascere più luminosa e consapevole, pronta a festeggiare l’infinito abbraccio della vita.

Ed è con questa verità che chiudo il mio viaggio, fiducioso nel futuro e nella potenza trasformativa dell’amore universale. La luce dell’infinito mi guida ancora, e in ogni battito rinasce la promessa di un nuovo inizio, una nuova vita, un eterno abbraccio tra il destino e la speranza.

Nino A.

domenica 19 ottobre 2025

Myth Of Logic - The Memory Of After 2025 (Neo Prog) US

                 Myth Of Logic - The Memory Of After

Myth Of Logic - The Memory Of After

Nell’immenso scenario del Progressive Rock, I’album “The Memory Of After” dei Myth of Logic si distingue, tra gli altri, come un'opera audace e immaginifica, in cui la Terra si fonde con origini cosmiche. La narrazione ci conduce attraverso le esperienze di Mercy, una ragazza fuori dal comune, strappata alle convenzioni degli alieni noti come gli "Architetti". La sua nascita, segnata da un clamore potente, innesca una serie di eventi che metteranno alla prova le fondamenta della società degli "Architetti", mentre ci poniamo la domanda: cosa ci attende in questo universo musicale intriso di tensione e scoperta? In questo mondo turbolento, dove la comunicazione telepatica degli "Architetti" sembra prevalere, si sviluppa un racconto di esplorazione e auto-accettazione. La storia di Mercy ci invita a riflettere sulle sfide dell'identità e sull'importanza della diversità. La fusione di influenze tra rock americano e progressive rock europeo anni ’70, si intreccia in un viaggio sonoro che porta a esplorare il confine tra dovere e libertà, rivelando le battaglie interiori che ognuno di noi affronta tra melodie incantevoli e confronti dolorosi.

"The Memory Of After" ci trasporta in un universo in cui i confini tra Terra e cosmo si sfumano, con Mercy al centro di un conflitto interiore che mette in discussione non solo il suo destino ma anche la natura della protezione e della liberazione. Questo viaggio musicale ed emotivo è accompagnato da sonorità che spaziano dal’ AOR americano a melodie più intime, rivelando come ogni nota possa svelare le sfide più complesse dell'esistenza. Ambientato sulla Terra, ma con radici cosmiche, il disco introduce gli "Architetti", una razza aliena che comunica attraverso la telepatia, il cui equilibrio viene scosso dalla nascita di Mercy, la cui diversità potrebbe rivelarsi cruciale in un mondo in crisi.

La colonna sonora di "The Memory Of After" racconta il viaggio di Mercy verso la scoperta del suo scopo. Nel brano "The Memory Of After - Part I: Keep A Silent Watch", i sintetizzatori e il pianoforte si fondono per evocare l'influenza dei grandi nomi del progressive rock americano. Il violino di Chris Barbosa arricchisce il tessuto sonoro, tessendo melodie che si intrecciano perfettamente con i temi musicali, creando un'atmosfera intensa che accompagna la giovane mentre affronta il conflitto tra il suo compito e le emozioni legate alla libertà. In "Shadow Box", i suoni di Kansas e Genesis si uniscono per rappresentare il significato del dispositivo; il suo uso da parte di Mercy diventa simbolico della sua crescita personale e dell'accettazione della sua unicità.

Il brano "An Empath in Exile" mette in luce il conflitto interiore di Mercy, che si trova a fare i conti con la propria eminenza in un mondo che non la comprende. "Machine Language" inizia con un mix affascinante di chitarra e sintetizzatori, con ritmi non convenzionali che riflettono la sua lotta tra la comunicazione tecnologica e la sua capacità telepatica, rendendo la musica un linguaggio in grado di esprimere ciò che le parole non riescono a dire. "Disconnect" segna l'inizio del conflitto interno di Mercy, che si confronta con la sua missione di eliminare gli abitanti della Terra prima dell'arrivo degli Architetti, generando una crescente ansia attraverso un suono diretto e sintetizzatori evocativi.

"The Sky Is Falling" presenta un avvio con piano e sax, per poi evolversi in una vibrante atmosfera che ricorda i Van Der Graaf Generator, creando un contrasto tra la leggerezza musicale e il peso della situazione di Mercy. La sua avventura prosegue con la tensione tra il crescente attaccamento alla Terra e le scelte difficili che deve affrontare, specialmente quelle che riguardano la salvaguardia di ciò che ama. "Mercy Paradox" rappresenta il culmine della narrazione, con un dinamico alternarsi di stili che richiamano Kansas e Yes, culminando in un emozionante assolo di chitarra di Jerry Outlaw che incarna il conflitto interno di Mercy. Con la sua comprensione sempre più profonda della propria missione, si trova di fronte alla tragica scelta di distruggere la Terra per proteggerla, un dilemma che esplora la vera essenza della protezione.

Finalmente, "The Memory of After - Part II: The Skeleton Flower" conclude la storia, con Tara Jennings che interpreta le commoventi decisioni di Mercy, illuminando la vulnerabilità umana in ogni scelta difficile. L'epilogo è arricchito da un dialogo emotivo tra sintetizzatori e violino, che culmina in un altro passaggio malinconico del pianoforte e della voce, catturando l'essenza della perdita e la bellezza dell'accettazione del destino.

In conclusione, "The Memory Of After” di Myth Of Logic, offre un profondo viaggio nei temi dell'identità e del conflitto interiore, con Mercy al centro di una narrazione che mette in discussione sia la sua esistenza sia il futuro dell'umanità. Attraverso una colonna sonora ricca di influenze progressive e forti emotività, l'album riesce a catturare l'ascoltatore in un vortice di suoni e sentimenti, trasformando la storia di una giovane aliena in una riflessione universale sulla libertà e il sacrificio. La scelta finale di distruggere o salvare la Terra resta un interrogativo che risuona ben oltre la conclusione dell'album. In sintesi, il viaggio sonoro di Mercy è un'esplorazione stimolante dell'umanità e delle sue lotte, con una gamma di toni e ritmi che evidenziano l'evoluzione della protagonista. Il finale, che unisce armonia e tristezza, esprime la fragilità della vita e la potenza delle scelte, lasciando l'ascoltatore in uno stato di meraviglia e riflessione.

Tracks list:

1) The Memory Of After (Part I) - Keep A Silent Watch
2) Shadow Box
3) An Empath In Exile
4) Machine Language
5) Disconnect
6) The Sky Is Fallng
7) Mercy Paradox
8) The Memory Of After (Part II) - The Skeleton Flower


Buy: https://mythoflogic.bandcamp.com/

DISCOGRAFIA:

Myth Of Logic - Surrounded By Ghosts (2022)

                                                                      Born In The Sky

Myth Of Logic - Pictures From A Previous Dream (2023)

                                                                       IF.../Hypogeum

Myth Of Logic - Light At The End (2024)


                                                                 A Construct Of Delusion

martedì 14 ottobre 2025

The Rome Pro(G)ject - VI....And Thus The End (2025) Symphonic Prog (Multinazioni)

                                             The Rome Prog(G)ject - VI

                                      And Thus The End

The Rome Pro(G)ject - VI....And Thus The End

The Rome Pro(G)ject - Cover Back

COMUNICATO STAMPA TRP RECORDS – 25.09.2025

The Rome Pro(G)ject “VI – ...AND THUS THE END”

IL NUOVO E ULTIMO CAPITOLO DELLA SAGA DEI ROME PRO(G)JECT

TRA DISCHI, SIMBOLI E RITORNI ECCEZIONALI


UN PROGETTO NATO DA UN'IDEA, DIVENTATO UN LABORATORIO DI PROG ROCK

“The Rome Pro(G)ject” nasce nel 2009 da un'idea del compositore e tastierista

Vincenzo Ricca. Inizialmente concepito come un singolo album su Roma da realizzare in

collaborazione con Steve Hackett, l'idea si è presto evoluta in qualcosa di molto più grande: un

laboratorio musicale aperto che abbraccia diverse influenze del progressive

rock internazionale.

La vera svolta è stata il coinvolgimento di numerose leggende del prog in un'unica opera collettiva,

un'iniziativa senza precedenti che ha contribuito a far rivivere le carriere di molte figure storiche

del genere. Lo stesso Steve Hackett, poi rientrato con cautela sulla scena, insieme alla

moglie Jo, furono entusiasti promotori e sostenitori del progetto.

Da quell'idea originale nacque un'iniziativa pionieristica che aprì la strada a nuove

collaborazioni e sinergie artistiche all'interno della scena prog contemporanea, accogliendo anche

giovani musicisti talentuosi ma meno noti. Tuttavia, Ricca non avrebbe mai immaginato di andare oltre

il primo album. Eppure...

IL CONCEPT PIÙ LUNGO NELLA STORIA DEL PROG ROCK

Con i suoi sei album dedicati alle vicende dell'antica Roma, The Rome Pro(G)ject è

diventato il concept project più lungo mai creato nella storia del progressive rock. Un

monumentale viaggio musicale, narrativamente coerente attraverso 63 tracce quasi interamente strumentali,

che evoca la grandiosità del mondo romano attraverso una lente moderna e visionaria.

UN PROGETTO AMATO DALLE ICONE DEL PROG ROCK

Nel corso degli anni, The Rome Pro(G)ject ha ricevuto elogi da alcune delle figure più significative

del rock progressivo internazionale. Oltre ai grandi nomi che

hanno contribuito – Steve Hackett, David Jackson, David Cross, Richard Sinclair, Francesco Di

Giacomo, Nick Magnus, John Hackett, Billy Sherwood, Bernardo Lanzetti, Tony Levin

altri giganti come Rick Wakeman, Steven Rothery e Simon Phillips hanno espresso grande

apprezzamento e interesse per il progetto e la sua visione artistica. Sebbene le collaborazioni con

loro non si siano concretizzate per motivi indipendenti dalla loro volontà, la loro ammirazione è una testimonianza dell'alto profilo artistico del progetto.

UN'OPERA DI VINCENZO RICCA

Al timone fin dal primo giorno c'è Vincenzo Ricca, la vera mente dietro The Rome

Pro(G)ject. In "VI - ...AND THUS THE END", come nei capitoli precedenti, Ricca ha composto,

arrangiato ed eseguito tutti i brani, dando vita a un universo sonoro ricco di sfumature, incroci stilistici

e riferimenti storici. La sua visione artistica e la sua capacità narrativa rimangono la

forza trainante di questo progetto ambizioso e coerente, che fonde sapientemente ispirazione,

citazioni, originalità e strumenti vintage amati dagli appassionati di prog.

SEI NUOVE TRACCE, QUATTRO STRUMENTALI

L'album presenta sei nuove tracce, che proseguono l'epica narrazione della saga. Di queste, quattro sono

interamente strumentali e due vocali:

We Wandered – cantata da Bernardo Lanzetti

Far From Home – cantata dallo stesso Vincenzo Ricca

L'ALBUM CON OTTO TITOLI

TRP VI detiene un record unico: è l'album che ha cambiato titolo più volte durante

il suo sviluppo. Inizialmente intitolato semplicemente "VI", ha avuto vari nomi:

"SIX", "WE WANDERED", "WE WANDERED 1229 YEARS", "WE WANDERED 1229 YEARS

AD GLORIAM ROMAE ET USQUE IN AETERNUM", "VI - WE WANDERED 1229 YEARS AD

GLORIAM ROMAE", "VI - WE WANDERED 1229 YEARS FAR FROM HOME AD GLORIAM

ROMAE", e infine - durante la sessione di mixaggio, con la creazione all'ultimo minuto della

breve traccia "...AND THUS THE END" - ha trovato il suo titolo definitivo.

Un'evoluzione costante che riflette un profondo processo creativo in continua evoluzione.

LE TRACCE PIÙ ESTREME DELLA SAGA

Questo album contiene sia le tracce più lunghe (28 minuti e 10 secondi) che quelle più corte (1

minuto e 20 secondi) dell'intera saga, un contrasto che mette in mostra la potenza narrativa

della visione progressiva di Vincenzo Ricca.

TRACCIA BONUS INCLUSA – CON UN TOCCO DI TENDENZA

Come nelle precedenti uscite, "VI - ...AND THUS THE END" include una traccia bonus. A differenza delle tracce bonus inedite di TRP I, II e III, questa — come in "V - COMPENDIUM OF A LIFETIME" — è una reinterpretazione di un brano già pubblicato. In questo caso:

"OVER 2,000 FOUNTAINS" di Vincenzo Ricca e David Cross, in un nuovo arrangiamento.


UN NUMERO SIMBOLICO PER STEVE HACKETT

Con "VI - ...AND THUS THE END", Steve Hackett celebra la sua sesta apparizione in un

album dei Rome Pro(G)ject, lo stesso numero di album in studio che ha registrato con i Genesis.

Hackett ha anche un EP a suo nome sia con i Genesis che con i Rome Pro(G)ject.


IL RECORD DI PRESENZE DI DAVID JACKSON

Oltre ad Hackett, un altro pilastro del progetto è David Jackson, che appare in tutti e sei gli album

con la sua inconfondibile sezione fiati ricca di equipaggiamento.


TERZA VOLTA PER BERNARDO LANZETTI

Bernardo Lanzetti presta la sua voce ai The Rome Pro(G)ject per la terza volta, riecheggiando i suoi

tre album con la PFM – un parallelo simbolico che collega il passato e il presente del

prog italiano.


SECONDA APPARIZIONE PER DUE BASSISTI LEGGENDARI

L'album vanta il ritorno di due bassisti di fama mondiale:

Billy Sherwood, che ha contribuito in modo significativo a "II - Of Fate and Glory" (2016)

Tony Levin, con un ruolo altrettanto importante in "V - Compendium of a Lifetime" (2022)


LA NUOVA GENERAZIONE

Fin dall'inizio, i The Rome Pro(G)ject hanno orgogliosamente affiancato leggende del prog a giovani e

talentuosi musicisti. Fin dal primo album, "I – A Musical Walk Through the History and the

Places, the Greatness and the Beauty of the Eternal City" (un successo inaspettato, ora

esaurito e fuori catalogo), il progetto ha puntato i riflettori su artisti emergenti.

In questo sesto album, Franck Carducci (al basso e alla chitarra a 12 corde) e Paolo Ricca,

figlio di Vincenzo e promettente chitarrista elettrico dal tocco inconfondibile, tornano entrambi,

ormai nomi affermati a pieno titolo.


The Rome Pro(G)ject "VI – ...AND THUS THE END" è più di un album: è un'

opera monumentale che fonde storia, simbolismo e passione musicale, portando avanti

un racconto sonoro epico come nessun altro.

The Rome Pro(G)ject conferma così il suo posto tra le imprese più ambiziose e durature

nella scena progressive rock mondiale.

For pre-orders, orders, promo material, interviews or further information please write to: theromeprogject@libero.it

Worldwide official distribution: TRP Records

Un tuffo nel passato per ascoltare qualche brano dei progetti precedenti:

                                                              The Rome Pro(G)ject - I


                                                              The Rome Pro(G)ject - II

                                                               The Rome Pro(G)ject - III

                                                              The Rome Pro(G)ject - IV

                                                                The Rome Pro(G)ject - V


Solstice - Clann 2025 (New Prog) UK

                                Solstice - Clann

Solstice - Clann

Nel mondo del rock progressivo, ogni album rappresenta un capitolo significativo della storia di una band. “Clann” dei Solstice, pubblicato nel 2025, non fa eccezione ed è già stato accolto con entusiasmo dalla critica, aggiudicandosi il titolo di Miglior album della Band ai Prog Awards. Questo traguardo testimonia la dedizione e l’evoluzione di un gruppo che ha saputo reinventarsi e innovare, e ora ci invita a scoprire il viaggio artistico che hanno intrapreso negli ultimi quarant'anni, culminato in questo imponente lavoro.

La musica ha il potere di raccontare storie e di unire le emozioni più profonde, e “Clann” dei Solstice è un esempio straordinario di come un album possa fungere da specchio per il percorso di una band. Pubblicato nel 2025 e onorato come il miglior album della Band, questa opera non è solo un potente tributo al rock progressivo, ma anche una testimonianza delle sfide e delle vittorie vissute dal gruppo. Scopriamo insieme come i Solstice, attraverso questo lavoro, ci portano nel cuore della loro esperienza musicale e ci sorprendono con nuove melodie.

Quando si parla di evoluzione musicale, raramente si trova un esempio più potente del nuovo album “Clann” dei Solstice. Uscito nel 2025 e acclamato come Miglior album della Band ai Prog Awards, quest’opera segna una conclusione magistrale di una trilogia iniziata con “Sia” del 2020 e proseguita con “Light Up” del 2022. In questo contesto, il fondatore Andy Glass condivide la visione e le passioni che hanno ispirato la creazione di questo progetto, promettendo un’esperienza che non è solo ascolto, ma un viaggio emozionale che invita l’ascoltatore a immergersi nell’autenticità e nella profondità delle loro composizioni.

Dicevamo che “Clann” dei Solstice, pubblicato nel 2025, è stato votato Miglior album della Band agli ultimi Prog Awards annuali della rivista Prog, un riconoscimento che sottolinea non solo la qualità musicale, ma anche l'evoluzione del gruppo nel panorama del rock progressivo. Quest'album giunge sulla scia dell'entusiasmo generato dai precedenti lavori della band, acclamati dalla comunità prog e non solo, e che hanno contribuito a consolidare il loro status di pionieri nel genere. “Clann” conclude l'ultima fase della quarantennale carriera dei Solstice, un viaggio musicale ricco di innovazione, sperimentazione e passione, e segna un importante capitolo nella loro discografia.

Andy Glass, fondatore della band, compositore e chitarrista - vincitore dell'ultimo Best Guitarist Prog Award della rivista Prog, ha dedicato gran parte della sua vita alla musica e ha visto la band crescere e cambiare nel tempo - spiega: "[Sia] mi ha fatto capire il potenziale, e quando abbiamo lavorato a "Light Up", tutta la band aveva alzato il livello. All'epoca ero convinto che fosse necessaria una trilogia di album per creare il nostro lavoro migliore e documentare questo viaggio. "Clann" è l'album finale della trilogia di “Sia” ed è esattamente come speravo che fosse. In questo senso, ogni canzone è una tappa fondamentale di un percorso musicale, che riflette le sfide e le gioie che abbiamo affrontato come band. Speriamo che piaccia anche all'universo, poiché abbiamo messo nelle nostre melodie e testi tutto ciò che ci rappresenta, e vogliamo che chi ascolta possa sentirne la profondità e l'autenticità."

Il cambio di passo della band è stato evidente, dal 2020, ha sviluppato una sincronia perfetta tra tutti i componenti, in cui ognuno contribuisce con i propri straordinari talenti, simili agli strumenti di un'orchestra che suonano in armonia. Questa sinfonia unica di abilità è il risultato di ore di prove intense, profonda amicizia e un rispetto reciproco che cresce costantemente. La loro musica, che mescola elementi energici di prog-folk, atmosfere eteree di new age e delicate sfumature di pop-rock fresco con influenze di world music, è intrisa dell'essenza appassionata dell'heavy prog. Ogni nota narra una storia, invitando l'ascoltatore a intraprendere viaggi unici e coinvolgenti. Il viaggio musicale non è solo un piacere auditivo, ma anche un'esplorazione emotiva che invita il pubblico a riflettere sulla propria vita e le proprie esperienze. Questa combinazione affascinante manifesta non solo una modernità sofisticata, ma preserva anche qualità trascendenti e senza tempo, simili a quelle di un classico che continua a conquistare un pubblico sempre più ampio. La musica dei Solstice risuona nel cuore di generazioni diverse, creando un ponte tra passato e presente, dove l'eco di melodie storiche si fonde con sonorità innovative contemporanee. Con entusiasmo, Ebony Buckle, acclamata cantautrice e ora membro fondamentale della famiglia Solstice, osserva: "Adoro come queste nuove canzoni sembrino essere sempre esistite". Esprimendo una profonda ammirazione, sottolinea come ogni melodia sembri attingere a un patrimonio collettivo di emozioni e storie, facendo sì che ogni performance evochi un senso di familiarità e connessione, come se le canzoni raccontassero esperienze condivise che spesso rimangono inespresse. In questo modo, l'arte dei Solstice diventa non solo un mezzo di intrattenimento, ma anche un rifugio emotivo, uno spazio dove le anime possono unirsi e condividere il peso delle loro narrazioni personali attraverso il linguaggio universale della musica. Studi recenti rivelano che il 70% degli ascoltatori trova conforto nella musica emotivamente coinvolgente, evidenziando il potere della musica di connettere le persone a un livello profondo. Inoltre, le band che mescolano generi raggiungono un pubblico superiore del 35% rispetto a quelle che non lo fanno, sottolineando la forza innovativa dei Solstice nel panorama musicale contemporaneo.

Conclusione

In conclusione, "Clann" dei Solstice è la celebrazione di una carriera quarantennale che ha segnato il panorama del rock progressivo. Con l'acclamazione ricevuta e il riconoscimento come Miglior album ai Prog Awards, i Solstice si confermano pionieri del genere, capaci di elevare le loro sonorità e proporre un'esperienza musicale originale e coinvolgente. Quest'ultimo capitolo della trilogia rappresenta un equilibrio perfetto tra innovazione e tradizione.

Con "Clann," i Solstice chiudono un cerchio iniziato con "Sia," nel 2020, dimostrando quanto ogni album di questa trilogia sia stato interconnesso e fondamentale per la loro evoluzione artistica. L’abilità di Andy Glass e della band, nel trasmettere emozioni attraverso la musica, è senza dubbio ciò che ha conquistato i fan. Quest’ album non solo riflette il loro percorso, ma anche la loro aspirazione di lasciare un'eredità significativa nel mondo della musica prog.

Infine, l’uscita di "Clann" rappresenta una tappa fondamentale non solo per i Solstice ma per l’intero movimento prog, portando con sé un'eredità di passione e dedizione. Le parole di Andy Glass ci invitano a riflettere sulla potenza della musica nel documentare viaggi e storie personali, e ci lasciano con la speranza che questa opera finale riesca a toccare le anime di chiunque la ascolti, proprio come è stata creata.

Tracks list: 

1) Firefly

2) Life

3) Plunk

4) Frippa

5) Twin Peaks

6) Earthsong 


Un salto indietro, all'ascolto:

                                                                  Solstice - Sia (2020)

Solstice - Sia

                                                                               Shout


                                                              Solstice - Light Up ( 2022)
Solstice - Light Up

                                                                          Bulbul Tarang

lunedì 13 ottobre 2025

Pattern-Seeking Animals - Friend Of All Creatures 2025 (Crossover Prog) US

             Pattern-Seeking Animals - Fried Of All Creatures

 "Friend of All Creatures" dei Pattern-Seeking Animals

"Friend of All Creatures" dei Pattern-Seeking Animals

L’ultimo album della band americana Pattern-Seeking Animals, dal titolo "Friend of All Creatures", si rivela un’autentica pietra miliare nel panorama del prog rock contemporaneo. Con una carriera costellata di sperimentazioni e innovazioni, i Pattern-Seeking Animals confermano il loro impegno nell’esplorazione sonora e nell’arte narrativamente complessa, offrendo un prodotto musicale che si distingue sia per la sua profondità artistica che per l’impatto emotivo sui suoi ascoltatori.

Introduzione

Da sempre apprezzati per la capacità di fondere melodie ipnotiche a strutture ritmiche avveniristiche, i Pattern-Seeking Animals hanno saputo imporsi come pilastri della scena prog rock. "Friend of All Creatures" rappresenta un’evoluzione naturale del loro percorso artistico, in cui il linguaggio musicale diventa un vero e proprio strumento di narrazione esistenziale. Il concept dell’album si muove tra riflessioni sulla condizione umana, la convivenza con il mondo naturale e una ricerca interiore che trasforma emozioni in composizioni sonore ricche di sfumature e contrasti.

In questa recensione verranno analizzate le tracce più significative dell’album, mettendo in luce non solo la struttura e le potenzialità di ogni singolo pezzo ma anche il valore artistico complessivo del lavoro, presentato come un vero e proprio viaggio musicale. Gli appassionati di rock progressivo e gli amanti di sonorità sperimentali – troveranno in quest’album un compagno di ascolto per momenti intensi e riflessivi.

Analisi Tracce

L’album si apre con la traccia "Future Perfect World", un brano che subito cattura l’attenzione grazie ad un’introduzione eterea e all’uso sapiente di sintetizzatori e chitarre inconfondibili, elementi che fanno da sigillo alla firma sonora dei Pattern-Seeking Animals. I passaggi dinamici e le variazioni inaspettate nel ritmo evidenziano la maestria della band nell’analisi delle tracce e nella pianificazione progressiva: si percepisce chiaramente come ogni singolo elemento sia studiato per creare tensione e suspense.

Seguendo il filo conduttore del concept, "Another Holy Grail" si rivela il cuore pulsante dell’album. Il brano costruisce la sua narrazione attraverso lunghe sezioni strumentali che spaziano da momenti riflessivi a esplosioni emotive. La scelta di includere assoli di chitarra virtuosistici e passaggi melodiosi crea quella fusione perfetta tra tecnica e sentimento, elemento caratteristico del prog rock. In questo brano si potrà apprezzare la complessità ritmica e l'approccio narrativo, che trasformano l'esperienza d’ascolto in un percorso quasi terapeutico.

Un ulteriore momento culminante è rappresentato da "Down the Darkest Road” e "In My Dying Days”, tracce in cui la band sperimenta con sonorità eteree,  aggiungendo un tocco di mistero attraverso assoli e arrangiamenti strumentali. La parte vocale, eterea e sognante, arricchisce ulteriormente la struttura del brano Qui si intuisce la filosofia della band: l’esplorazione delle frontiere musicali non per il puro virtuosismo, ma come mezzo per trasmettere un messaggio profondo sull’unità tra uomo e natura. La struttura dei brani è complessa, tra sovrapposizioni di linee melodiche e momenti di pura assenza sonora che fanno da pausa riflessiva, permettendo all’ascoltatore di immergersi completamente nell’atmosfera proposta.

Non si può poi non menzionare "The Seventh Sleeper", una sorta di manifesto musicale. Questa traccia, ricca di simbolismi, alterna parti di intensa energia a sezioni minimaliste che enfatizzano l’aspetto meditativo. L’interno del brano, grazie anche all’intervento vocale, si trasforma in un dialogo costante tra luce e ombra, realtà e fantasia, elementi che si fondono in un’armonia perfetta, dimostrando la capacità della band di raccontare storie complesse attraverso sonorità apparentemente semplici. L’ascolto di “Friend of All Creatures” è un invito a riflettere sul nostro rapporto con il mondo naturale, stimolando una connessione emotiva profonda, quasi a voler ricordare a tutti noi il valore intrinseco della convivenza con ogni creatura vivente.

"Days We’ll Remember", è un brano che si distingue per la sua capacità di trasportare l’ascoltatore in un universo onirico. L’uso brillante di suoni acustici innovativi, risaltati notevolmente dalle liriche, e gli arrangiamenti progressivi conferiscono al brano una dimensione quasi ipnotica, creando un ponte tra il mondo reale e quello dell’immaginazione. Tale scelta artistica non solo arricchisce il percorso sonoro dell’album, ma offre anche uno spunto interessante per interpretazioni personali e riflessioni sulla fugacità del tempo e dell’esistenza.

Infine, l’album si chiude con "Words of Lve Evermore", un finale che riassume perfettamente il percorso intrapreso dall’intera opera. Qui la band dimostra una volta di più di aver saputo utilizzare il linguaggio musicale per esprimere sentimenti universali. Il brano oscilla tra passaggi calmi, assoli trascinanti e ritmi incalzanti, evidenziando una tensione emotiva che si dissolve in momenti di pura estasi sonora. Questo finale lascia l’ascoltatore con la sensazione di aver partecipato a un viaggio trasformativo – un’esperienza che, più di ogni altra cosa, conferma il valore artistico e culturale di "Friend of All Creatures".

Impatto Emotivo e Valore Artistico

L’aspetto che più colpisce dell’album è senza dubbio l’impatto emotivo che ogni traccia riesce a trasmettere. I Pattern-Seeking Animals hanno saputo combinare maestria tecnica e sensibilità artistica in una sinergia che non lascia indifferenti. L’ascoltatore viene costantemente coinvolto in un’esperienza multi-sensoriale, in cui ogni nota e ogni silenzio raccontano una storia.

Il valore artistico di "Friend of All Creatures" risiede nell’abilità della band di creare un ponte tra passato e futuro del prog rock. Mentre omaggiano le radici del genere, i Pattern-Seeking Animals si proiettano verso orizzonti innovativi, introducendo elementi che rendono il loro sound moderno e rilevante. Quest’album si inserisce con forza nel contesto della scena prog attuale, dimostrando che la musica può ancora evolversi e innovarsi senza perdere la propria essenza.

Il giudizio personale su quest'opera è estremamente positivo: "Friend of All Creatures" si configura non solo come un nuovo capitolo nella discografia della band, ma anche come un’opera capace di segnare un momento significativo nella storia del prog rock. La capacità di suscitare emozioni autentiche, unita alla ricchezza dei testi e alla complessità delle composizioni, rende questo album un’esperienza imperdibile per chiunque sia appassionato di musica colta ed avanguardia.

Conclusioni

In conclusione, "Friend of All Creatures" dei Pattern-Seeking Animals si presenta come un lavoro di grande spessore artistico e una prova tangibile della capacità di innovazione della band americana. Attraverso un percorso ben studiato e ricco di spunti filosofici, ogni traccia dell’album si configura come un tassello essenziale di un mosaico sonoro che invita all’introspezione e alla riflessione sul nostro rapporto con il mondo circostante.

L’album non si limita a proporre brani musicali, ma diventa una vera e propria esperienza emotiva che coinvolge corpo e mente, in un dialogo costante tra tecnico e poetico. La capacità dei Pattern-Seeking Animals di esplorare temi universali con una profondità rara e di adattare il linguaggio del prog rock alle esigenze narrative contemporanee rende "Friend of All Creatures" un punto di riferimento per la scena musicale attuale.

Invito tutti gli appassionati e i fan della band a scoprire di persona questo capolavoro visitando la pagina Bandcamp ufficiale dei Pattern-Seeking Animals:

  https://pattern-seekinganimals.bandcamp.com/album/friend-of-all-creatures

 Condividete questa recensione sui vostri social media e fate conoscere a più persone possibile il valore di quest'opera. In un’epoca in cui l’innovazione musicale è fondamentale, l’album si pone come simbolo di continuità e rinnovamento, un invito a esplorare le infinite possibilità del progressive rock.

Con un approccio che fonde abilmente emozioni e tecnicismo, "Friend of All Creatures" si impone come una pietra miliare, capace di rimanere impressa nella memoria degli ascoltatori per le sue qualità narrative e musicali. Per chi cerca una prospettiva diversa, capace di andare oltre i soliti schemi, quest’album si rivela un incontro tra arte e musica che parlerà direttamente al cuore.

In definitiva, "Friend of All Creatures" non solo mette in risalto l’eccezionale capacità dei Pattern-Seeking Animals di innovare il progressive rock, ma testimonia anche un impegno costante nel creare opere capaci di stimolare una profonda connessione emotiva. Un ascolto che consiglio vivamente a tutti gli amanti del genere e agli appassionati di musica che cercano un’esperienza artistica completa.



sabato 11 ottobre 2025

Cosmic Cathedral - Deep Water 2025 (Symphonic Prog) US

                      Cosmic Cathedral - Deep Water

"Deep Water" - Cosmic Cathedral

L'arrivo del nuovo album "Deep Water" dei Cosmic Cathedral segna un ulteriore traguardo nella brillante carriera di Neal Morse. Conosciuto per la sua capacità di coniugare profondità emotiva e complessità musicale, Neal Morse ha dimostrato ancora una volta il suo ineguagliabile talento come autore e visionario del rock progressivo.

I Cosmic Cathedral, nati dalla fusione di diverse esperienze e passioni musicali, si sono presentati nel panorama progressive rock, con un mix di influenze classiche e moderne, che spaziano da intricati passaggi strumentali a melodie evocative. L'album "Deep Water" non è soltanto una raccolta di brani, ma un vero e proprio viaggio sonoro, capace di trasportare l'ascoltatore in acque profonde e misteriose, ondeggiando tra temi esistenziali e atmosfere cinematografiche.

La formazione dei Cosmic Cathedral ( Neal Morse, Phil Keaggy, Byron House e Chester Thompson ) affonda le sue radici in una storia fatta di incontri fortuiti e scelte audaci, in cui i membri della band hanno unito le proprie forze per creare un progetto che si distingue per originalità e coerenza artistica. Nel contesto della carriera di Neal Morse, "Deep Water" rappresenta un ulteriore capitolo ricco di sfumature, che testimonia la sua continua evoluzione come musicista e narratore.

Analisi Musicale

L'album "Deep Water" si apre con un'atmosfera che cattura immediatamente l'ascoltatore: intricati arrangiamenti di chitarra e tastiere si intrecciano in maniera armonica, dando vita a paesaggi sonori suggestivi. In brani come "The Heart of Life" e "Walking in Daylight", il contributo di Neal Morse è evidente e inconfondibile, dimostrando ancora una volta la sua abilità nel fondere elementi classici del rock progressivo con innovazioni moderne.

Dal punto di vista della composizione, si percepisce una cura maniacale per ogni dettaglio: il bilanciamento tra sezioni strumentali e passaggi melodici è stato studiato per offrire all'ascoltatore un'esperienza immersiva. L’uso sapiente dei sintetizzatori nelle introduzioni, insieme a passaggi emotivamente carichi di chitarra elettrica, crea un contrasto vibrante che rende ogni traccia un piccolo universo a sé.

Un elemento particolarmente interessante è la capacità di Neal Morse di alternare momenti di intensa dinamicità a pause riflessive, in cui il silenzio e le armonie leggere giocano un ruolo fondamentale nell'intensificare l'effetto complessivo. In "Deep Water", le modulazioni ritmiche si fondono in transizioni che, pur mantenendo la coerenza dell'album, sorprendono l'ascoltatore con colpi di scena ben calibrati. L'interazione tra le sezioni orchestrali e i soli strumenti elettrici sottolinea ulteriormente il lato melodico-sperimentale che da sempre contraddistingue il lavoro di Neal Morse.

Tra le tracce più significative, "Deep Water Suite" illustra perfettamente il passaggio dall'introspezione alla veemenza, dimostrando come la band sia capace di evocare paesaggi sonori che spaziano dal celestiale al drammatico. La complessità delle linee melodiche e la strumentazione ricercata fanno emergere la profonda passione di Neal Morse per il progressive rock, infondendo un senso di narrazione musicale che prende vita ad ogni nota.

È impossibile non notare l'esperienza e la visione di Neal Morse, che si riflettono in ogni singolo arrangiamento. La sua abilità nel tessere storie attraverso la musica è palpabile, rendendo "Deep Water" non solo un album, ma un racconto emozionale in cui ogni brano apre la porta a nuove interpretazioni, senza mai cadere nel banale.

Opinione Finale

"Deep Water" si presenta come un capolavoro in cui ogni elemento concorre a creare un'opera d'arte sonora di grande impatto. La qualità della produzione, unita alla tecnica impeccabile dei Cosmic Cathedral e alla maestria narrativa musicale di Neal Morse, rende quest'album un tassello fondamentale nella discografia del progressive rock degli ultimi anni.

Quello che colpisce in primo luogo è la capacità di Neal Morse di portare l'ascoltatore in un viaggio emozionale e intellettuale. Ogni traccia è concepita per stimolare la mente e l'anima, offrendo momenti di riflessione profonda e di pura estasi sonora. Pur mantenendo la tradizione del rock progressivo, "Deep Water" si distingue per la sua modernità e per l'innovazione che solo artisti di questo calibro sanno infondere nelle proprie opere.

Un aspetto particolarmente apprezzabile è l'equilibrio tra tecnica e sentimento. Le performance strumentali, ricche di virtuosismo, si sposano perfettamente con le liriche evocative, evitando di cadere in eccessivi dettagli che potrebbero rivelare troppo della trama emotiva dei brani. Questo equilibrio permette a chi ascolta di godere pienamente del viaggio musicale senza anticipare troppo la narrativa sottostante.

"Deep Water" rappresenta dunque una tappa fondamentale per i fan di Neal Morse e del progressive rock in generale, consolidando ulteriormente la reputazione di quest'ultimo come autore e interprete di esperienze musicali indimenticabili. La capacità dei Cosmic Cathedral di creare un sound coeso e ricco di sfumature, unita all’inconfondibile visione artistica di Neal Morse, fa di questo album un lavoro imperdibile per ogni appassionato del genere.

Concludendo, "Deep Water" è una dimostrazione di talento e passione, capace di trasportare l'ascoltatore in un mondo di suoni e emozioni intense. Se siete alla ricerca di un album che possa stimolare l’immaginazione e farvi vivere un’esperienza sonora completa, non potete non ascoltare "Deep Water" dei Cosmic Cathedral. L’opera si configura come una perla rara, in cui la tradizione del progressive rock si fonde in modo sublime con la visione innovativa di Neal Morse.

Vi invitiamo ad immergervi in questo viaggio musicale, lasciandovi avvolgere dalle correnti sonore di "Deep Water" e scoprire personalmente l’abilità narrativa e compositiva di Neal Morse.

                                                                       Official Video

venerdì 10 ottobre 2025

Steven Wilson - Overview 2025 (Psychedelic Space-Ambient Prog) UK

                             Steven Wilson - Overview

"The Overview" di Steven Wilson

Steven Wilson torna all’attenzione del grande pubblico con il suo nuovo album intitolato "The Overview", pubblicato nel 2025. In questo lavoro, Wilson esplora nuove dimensioni sonore, segnando una netta evoluzione stilistica rispetto ai lavori precedenti. L’album si presenta come un percorso intimo e riflessivo, in cui l’artista miscela influenze classiche e sperimentali con una raffinata attenzione ai dettagli tecnici e compositivi.

L’album "The Overview" si inserisce in un contesto musicale in continua evoluzione, in cui la capacità di reinventarsi diventa essenziale per mantenere l’interesse dei fan più affezionati e, al contempo, attrarre nuovi ascoltatori. Steven Wilson riesce a fondere armoniosamente le sue radici con sonorità moderne, creando un prodotto che è al contempo personale e aperto a interpretazioni universali. Il risultato è un album che, pur mantenendo una coerenza tematica, si distingue per la varietà degli elementi, dagli arrangiamenti ricchi di strumenti classici a passaggi elettronici e sperimentali.

Descrizione dei brani

L’album si compone di una serie di tracce che dimostrano una grande varietà di stili e influenze. Fin dall’apertura, i brani introduttivi “No Monkey’s Paw” e "The Buddha of the Modern Age” impostano un tono riflessivo e introspettivo, caratterizzato da una base strumentale delicata e da effetti sonori innovativi. La scelta di strumenti come il pianoforte e i cori a più voci, integrati con sintetizzatori e loop elettronici, creano un’atmosfera che trasporta l’ascoltatore in un viaggio emotivo, stabilendo il mood per l’intero album.

Uno degli aspetti più interessanti è la struttura compositiva dei brani. Ad esempio, uno dei pezzi centrali “Cosmic Sons of Toil” presenta una progressione dinamica che alterna momenti di calma meditativa a picchi di intensa energia musicale. La maniera in cui Wilson gestisce la transizione tra questi passaggi è degna di nota: l’artista utilizza dei ponti sonori che fungono da raccordo armonico, permettendo allo spettatore di percepire un fluire naturale e ininterrotto fra le varie fasi della composizione.

In “A Beautiful Infinity I e II”, si nota l’utilizzo sapiente di effetti digitali che arricchiscono l’esperienza uditiva senza però prevalere sull’essenza originale dei brani. Ad esempio, l’impiego di riverberi e delay è calibrato nelle giuste dosi per enfatizzare il senso di spazialità, che risulta essere uno dei punti di forza stilistici dell’album. Inoltre, l’autore dimostra una padronanza tecnica nel bilanciare gli strumenti acustici con quelli elettronici, offrendo al pubblico un mix equilibrato che rende ogni traccia unica ma parte integrante di un quadro sonoro omogeneo.

La traccia “Infinity Measured in Moments” è particolarmente rilevante, nella quale Steven Wilson sperimenta con strutture imprevedibili, rompendo schemi convenzionali e sfidando le aspettative dell’ascoltatore. Qui, il ritmo si trasforma progressivamente, passando da un andamento lento e meditativo a momenti più vivaci e ritmicamente complessi. Questa scelta evidenzia il desiderio dell’artista di spingersi oltre i confini tradizionali della musica intima, esplorando nuove possibilità compositive.

È importante sottolineare come ogni brano contribuisca alla costruzione di un’identità sonora specifica, in cui la presenza di elementi acustici e sperimentali si fondono per creare un’esperienza multi-sensoriale. La cura dei dettagli è evidente nelle transizioni tra le diverse sezioni, e l’uso di strumenti tradizionali come la chitarra acustica convive armoniosamente con sequenze e arrangiamenti contemporanei. Questo mix di tradizione e innovazione sottolinea appieno l’evoluzione stilistica di Steven Wilson.

Valutazione complessiva

"The Overview" si presenta come una tappa fondamentale nel percorso artistico di Steven Wilson. La sua capacità di integrare suoni classici con moderni effetti digitali offre un’esperienza di ascolto ricca e sfaccettata. L’uso di strumenti acustici, combinato con innovazioni tecnologiche e arrangiamenti articolati, dimostra come l’autore abbia saputo crescere ed evolversi, abbandonando in parte le formule già note per abbracciare sperimentazioni che arricchiscono il suo percorso musicale.

Tra i punti di forza, spicca la qualità compositiva dei brani e la coerenza tematica dell’album. Wilson riesce a mantenere una narrativa sonora che collega ciascun pezzo in modo organico, permettendo all’ascoltatore di seguire un filo conduttore tanto emozionante quanto intellettualmente stimolante. La tecnologia al servizio dell’arte è evidente nella gestione degli effetti e nella strutturazione dei pezzi, che si sviluppano come quartetti emozionali tra tradizione e innovazione.

Tuttavia, non mancano alcuni aspetti che potrebbero lasciare spazio a marginali critiche. In alcune tracce, la ricerca stilistica rischia di risultare troppo audace, potenzialmente penalizzando chi è abituato ad un sound più lineare e convenzionale. Alcuni passaggi, seppur tecnicamente ben realizzati, possono apparire eccessivamente frammentati, rendendo l’esperienza d’ascolto dell’album meno immediata per i neofiti. Nonostante ciò, i momenti di maggiore intensità emotiva e la perfezione nell’esecuzione tecnica compensano ampiamente questi piccoli limiti.

Il giudizio complessivo vede dunque "The Overview" come un album che, pur presentando alcune incongruenze minori, si conferma come un lavoro ambizioso e innovativo. La capacità di Steven Wilson di rinnovarsi e di sperimentare con nuovi strumenti e arrangiamenti lo posiziona come una figura di riferimento nell’evoluzione della musica intima contemporanea. L’album non è soltanto una raccolta di brani, ma un vero e proprio manifesto di un artista consapevole delle proprie radici e, al contempo, desideroso di osare e reinventarsi.

In conclusione, "The Overview" rappresenta un’importante tappa per Steven Wilson, che continua a dimostrare il suo talento e la sua capacità di innovare in un panorama musicale in continua trasformazione. I fan e i nuovi ascoltatori troveranno in questo album un lavoro che stimola l’ascolto critico e l’apprezzamento per la fusione di tecniche acustiche ed elettroniche. La passione per la musica e l’attenzione per i dettagli tecnici sono evidenti in ogni traccia, rendendo l’album un’aggiunta imprescindibile alla discografia dell’artista.

Se sei un fan di Steven Wilson o un appassionato di Progressive intimo e sperimentale, "The Overview" merita sicuramente un ascolto approfondito. Ti invitiamo a condividere questa recensione sui social per spargere la voce su questo affascinante lavoro e per stimolare ulteriori discussioni sulla continua evoluzione stilistica e compositiva di uno degli artisti più interessanti del panorama musicale contemporaneo.

                                                           "Perspective" Official Video


giovedì 9 ottobre 2025

Various Artists - Il Neo Prog Inglese degli Anni '80 e Altri Pionieri (CD 3)

                                                         Various Artists

                                     I Pionieri del Neo Prog

I Pionieri del Neo Prog (CD 3)

Front Cover Album Collage

                                                    CD 3

Tracks list:

1) Pendragon - Alaska

Pendragon - The Jevel (1985)




2) Taurus - Same Old Story

Taurus - Illusions of a Night (1981) Olanda


3) Twelfth Night - We Are Sane

Twelfth Night - Fact and Fiction (1982)


4) Gothique - Feature Dolly

Gothique - Kristiana (1984)

Full Album ( Feature Dolly è la Prima Traccia)

5) Craft - Leo

Craft - Craft (1984)



6) Third Quadrant - The Final Human Awarness

Third Quadrant - Seekng Yourself As You Really Are (1982)

                                Full Album ( The Final Human Awarness è l'Ultima Traccia )

7) La Rossa - Synpsis

La Rossa - A Fury of Glass (1983) Francia


8) Liaison - A Tale Of You

Liaison - Liaison (1985)